Sguardi sul Settecento. Canaletto e gli altri a Venezia

La mostra appena inaugurata al Palazzo Ducale di Venezia fa luce su un’epoca chiave per la Serenissima, tra gli ultimi fasti di una città cosmopolita e il suo declino. Raccontata dagli artisti che affollavano la scena lagunare.

Croce e delizia per la storia veneziana, il Settecento è stato un secolo controverso, dominato da spinte opposte, interpretate come emblema di quella che sarebbe stata la fine della Serenissima, la cui caduta avvenne nel 1797. La mostra Canaletto & Venezia, inaugurata pochi giorni fa a Palazzo Ducale, propone un punto di vista più ottimista su un’epoca che fu sì testimone di una clamorosa disfatta, ma anche culla di personalità artistiche che traghettarono le vicende culturali di Venezia verso confini inediti.
Il racconto espositivo si dipana tra le sale accendendo i riflettori non solo su Antonio Canal detto Canaletto ‒ del quale la mostra riunisce venticinque opere, incluse alcune mai viste in Laguna ed esito di prestiti eccellenti ‒ ma anche su altri maestri della scuola veneziana, descrivendo le molte anime che la caratterizzavano.

Giandomenico Tiepolo, Il minuetto, olio su tela, cm 81 x 105. Parigi, Musée du Louvre

Giandomenico Tiepolo, Il minuetto, olio su tela, cm 81 x 105. Parigi, Musée du Louvre

LUCE E COLORE

Non soltanto pittura, dunque, con il vedutismo che debutta sul palcoscenico del primo Settecento, trovando nelle incisioni di Luca Carlevarijs le sue origini, ma pure il ritratto, le arti decorative e la scultura, in un andirivieni di temi e stili tutt’altro che univoci.
Come chiarito dalla prima stanza, sono i giovani Canaletto e Giambattista Tiepolo a scandire il ritmo di un’arte che guarda all’Europa e alle sue corti, ma che trova in Venezia una inesauribile tavolozza di luce e colore, protagoniste assolute di opere stilisticamente lontane, eppure ugualmente essenziali nel comporre il mosaico di una scuola dove si avvicendano le prove pittoriche di Sebastiano Ricci e Rosalba Carriera, di Giambattista Piazzetta e di Pietro Longhi, artefici di narrazioni visive dalle quali si levano echi di nobiltà e voci del popolo, retaggi di mitologia e nuovo scorci fatti di pennellate rapide, che sembrano voler procrastinare il termine di un’epoca vicina al suo epilogo.

Francesco Guardi, Il Canal Grande con Santa Lucia e Santa Maria di Nazareth, olio su tela, cm 48 x 78. Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza

Francesco Guardi, Il Canal Grande con Santa Lucia e Santa Maria di Nazareth, olio su tela, cm 48 x 78. Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza

ARTISTI E DECENNI

Se Canaletto affida all’amore per il dettaglio il compito di tratteggiare con minuzia la sagoma del Ponte di Rialto o quella di Piazza San Marco, o, ancora, la gremita Sala del Maggior Consiglio dopo l’elezione del doge, le figure di Tiepolo guardano a una classicità che si concretizza in forme morbide e colori pieni, proprio come le carni, solcate da una luminosità più fredda, immortalate dal Piazzetta.
La mostra si dipana lungo i decenni, dando risalto alle gloriose ceramiche di manifattura lagunare e alle sempre eccezionali incisioni di Giambattista Piranesi, arrivando a lambire la pittura di Francesco Guardi, antitetica rispetto a quella di Canaletto nelle sue rese atmosferiche sospese, veloci, eppure così intrise di immediatezza. L’ultimo atto spetta ad Antonio Canova, che con il suo bozzetto per il monumento funerario a Francesco Pesaro sigla la dolorosa fine di un’era, ma anche l’apertura a nuovi orizzonti.

Arianna Testino

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Arianna Testino

Arianna Testino

Nata a Genova nel 1983, Arianna Testino si è formata tra Bologna e Venezia, laureandosi al DAMS in Storia dell’arte medievale-moderna e specializzandosi allo IUAV in Progettazione e produzione delle arti visive. Dal 2015 a giugno 2023 ha lavorato nella…

Scopri di più