La visione e la meraviglia. Albrecht Dürer a Bassano
La direttrice dei Musei Civici di Bassano del Grappa mette a segno un altro punto. Con una mostra seria e contemporanea che coniuga le incisioni di Dürer, una collezione straordinaria, un guizzo cinese e un documentario d’alto livello.
La mostra Albrecht Dürer. La collezione Remondini al Palazzo Sturm di Bassano del Grappa offre al pubblico la possibilità di osservare 214 capolavori capaci di riflettere una lungimiranza che parte dal geniale artista tedesco per abbracciare, al contempo, la storica famiglia Remondini e l’attuale direzione dei Musei Civici di Bassano.
DÜRER E LA STIRPE DEI REMONDINI
Osservando attentamente La grande Fortuna, la nota incisione a bulino che Albrecht Dürer (Norimberga, 1471-1528) realizzò nel 1502, si può notare una evidente somiglianza tra il paesaggio rappresentato ai piedi della figura alata e quello che, grazie anche alla presenza del fiume Brenta, caratterizza Bassano del Grappa.
Fatta eccezione per questa curiosità, il filo che realmente lega il maestro per antonomasia del Rinascimento tedesco al territorio bassanese parte da una passione profonda nei confronti della grafica che affonda le radici nell’inestimabile dedizione professionale dei Remondini. Nota soprattutto per la stampa di preziose edizioni che, tra il XVII e il XVIII secolo, hanno fatto il giro del mondo, la dinastia dei Remondini vanta anche una collezione incredibile di incisioni che appartengono a mostri sacri della storia dell’arte: da Martin Schongauer a Mantegna, passando per Tiziano, Rembrandt e, ovviamente Albrecht Dürer (presente con 91 calcografie e ben 123 xilografie).
L’OCCASIONE DELLA MOSTRA
Quale occasione migliore del recente restauro del Palazzo Sturm – edificio che attualmente ospita il Museo dell’incisione Remondini – per poter mostrare al pubblico l’intera raccolta del genio di Norimberga?
Artefice di un’operazione simile, Chiara Casarin (recentemente riconfermata direttrice dei Musei Civici di Bassano) che, con il suo solito occhio di riguardo nei confronti di approcci prettamente contemporanei, è riuscita a rendere estremamente attuali le visioni di Dürer attraverso un dialogo diretto con l’artista cinese Li-Jen Shin. A stagliarsi nel belvedere di Palazzo Sturm vi è infatti King Kong Rhino, monumentale installazione in acciaio inox che, pur rimandando alla famosa xilografia di dürerana memoria, “pecca” purtroppo di una fotogenia così alta da finire facilmente nella grigia categoria delle opere instagrammabili.
STORIA DI UN RINOCERONTE
In ogni caso è proprio il rinoceronte a introdurre lo spettatore all’interno di Albrecht Dürer. La collezione Remondini, quello stesso pachiderma che, nel 1515, stimolò così tanto la curiosità di Dürer da concretizzarsi in una delle sue stampe più conosciute e che deve la sua genesi a una storia priva di lieto fine. Nello stesso anno, infatti, il rinoceronte Ganda (frutto di uno scambio di doni diplomatici che, in origine, hanno interessato il sultano Muzafar II e il governatore delle Indie portoghesi Alfonso de Albuquerque) fu inviato a Papa Leone X dalla corte di Manuele I, Re del Portogallo, con l’intento di mantenere buoni i rapporti con lo Stato Pontificio. Purtroppo la nave che ospitava l’animale non raggiunse mai la sua destinazione, naufragando, a causa di una tempesta, nei pressi di Porto Venere. Fatta eccezione per qualche aneddoto tramandatogli e una prima illustrazione, usata per accompagnare un poemetto composto dal medico fiorentino Giovanni Giacomo Penni, Dürer non è mai riuscito a vedere personalmente il leggendario quadrupede.
Il rinoceronte riesce così a rappresentare perfettamente l’emblema dell’intera mostra incarnando allo stesso tempo sia lo stupore che la potenza della visione. Sono proprio questi, per l’appunto, gli elementi principali che attraversano tutta l’esposizione. Sostenuta da un allestimento sobrio, concepito appositamente per garantire il migliore stato di conservazione possibile, l’esibizione restituisce al pubblico dei capolavori assoluti nei quali è possibile ritrovare quella padronanza impeccabile che ha sempre contraddistinto la maestria dell’artista tedesco. Oltre alle opere succitate e a pietre miliari della storia della grafica – come La cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre (1510) oppure la tanto enigmatica Melanconia (1514) – è possibile ammirare le serie complete dell’Apocalisse, della Grande Passione, della Piccola Passione e della Vita di Maria. Che siano xilografie, incisioni a bulino o acqueforti, la precisione dei tratti – mista alla sapiente stesura dell’inchiostro – denota una sensibilità tale che supera il concetto di perfezione per sublimare nella poesia più totale.
IL PREZIOSO DOCUMENTARIO IN CHIUSURA
A chiudere l’esposizione un video documentario in alta risoluzione (Impressions of Albrecht Dürer, 2019) che, prodotto dall’azienda spagnola Factum Arte, mira ad analizzare tutte le differenti procedure – chimiche e manuali – atte alla realizzazione di opere calcografiche tracciando un parallelismo tra le tecniche antiche e le nuove tecnologie dei nostri giorni.
Avere la possibilità di contemplare ogni singolo dettaglio dell’eccellenza düreriana, essendo al contempo invasi dall’odore di inchiostro che pervade il Palazzo Sturm, corrisponde alla riscoperta di un mondo tanto lontano quanto ancora vivo, il compimento esemplare di una esperienza dal valore inestimabile.
– Valerio Veneruso
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