Nasce a Siena la Fondazione Chigi Zondadari. Un nuovo centro culturale su Piazza del Campo

Da sempre chiuso al pubblico e sede di residenze e uffici, Palazzo Chigi Zondadari si trasformerà in una casa museo, in cui sarà resa fruibile al pubblico la propria collezione d’arte antica e moderna. Con mostre ed eventi legati alle arti contemporanee. Abbiamo intervistato Flavio Misciattelli, promotore del progetto e capo, a Roma, del Pastificio Cerere

Si affaccia su Piazza del Campo a Siena Palazzo Chigi Zondadari, gioiello architettonico risalente ai primi decenni del Settecento costruito per volere del cardinale Antonio Felice Zondadari. All’interno del palazzo è custodita l’omonima collezione, costituita da opere di arte antica, opere quattrocentesche di Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, ceramiche settecentesche e il celebre Busto di Alessandro VII Chigi di Gianlorenzo Bernini. Ad oggi Palazzo Chigi Zondadari è sempre stato chiuso al pubblico – solitamente viene aperto solo due volte l’anno, in occasione dei Palii –, ma presto sarà possibile visitarlo e partecipare, negli ambienti del piano nobile e del cortile, a eventi che vedranno protagonista l’arte contemporanea e non solo. A parlarci del nuovo corso di Palazzo Chigi Zondadari è Flavio Misciattelli, la cui famiglia è proprietaria del palazzo, anche fondatore e presidente della Fondazione Pastificio Cerere di Roma. La fondazione capitolina nel 2005 ha inaugurato la propria sede presso il Pastificio Cerere, ex fabbrica di pasta situata del quartiere San Lorenzo trasformata così in hub creativo, e diventata in poco tempo uno dei punti di riferimento più attivi nel panorama della creatività contemporanea della città.

Palazzo Chigi Zondadari, Siena

Palazzo Chigi Zondadari, Siena

PALAZZO CHIGI ZONDADARI A SIENA. LA NUOVA FONDAZIONE

La prima novità che riguarda il nuovo corso del palazzo è la nascita della Fondazione Chigi Zondadari, “con la volontà di rendere il palazzo fruibile al pubblico, iniziando a pensare a un percorso che in futuro vedrà la collezione Chigi Zondadari entrare in dialogo con le arti contemporanee”, racconta ad Artribune Flavio Misciattelli. L’idea è quella di trasformare il palazzo in casa museo, in cui sarà sempre fruibile la collezione permanente custodita negli ambienti del piano nobile, e allo stesso tempo organizzare mostre ed eventi culturali in cui opere ed espressioni artistiche contemporanee siano a diretto contatto con i capolavori della Collezione Chigi Zondadari. Per realizzare questo progetto però ci vorrà un po’ di tempo: “non trattandosi di un museo a tutti gli effetti ed essendo stato chiuso al pubblico fino ad ora, il palazzo avrà bisogno di una serie di interventi mirati alla sua fruibilità”, spiega Misciattelli. “Finora il palazzo si è conservato perfettamente, con i suoi pavimenti dipinti e le pareti in cuoio di Cordova, proprio perché è stato chiuso e non ha subito sbalzi termici. Dobbiamo capire come intervenire per preservare pavimento e pareti in vista della futura fruizione pubblica del palazzo”. In attesa della sua apertura, già dalla prossima primavera sarà comunque possibile visitare palazzo Chigi Zondadari, attraverso visite guidate a cui partecipare su prenotazione.

PALAZZO CHIGI ZONDADARI E L’ESPERIENZA DEL PASTIFICIO CERERE

Palazzo Chigi Zondadari quindi non solo svelerà i suoi tesori, ma dialogherà anche con le arti contemporanee, creando inusuali e sperimentali confronti tra arte antica e odierna. A questo punto la domanda sorge spontanea: in che modo l’esperienza del Pastificio Cerere sarà convogliata nella nuova Fondazione Chigi Zondadari? “Si tratta di due entità giuridiche diverse, la prima è una fondazione d’arte contemporanea, la seconda di una casa museo d’arte antica”, ci risponde Misciattelli. “Ciò non toglie che si creeranno sinergie, a partire intanto dalle capacità organizzative e nel trovare risorse attraverso bandi pubblici, che è il punto di forza del Pastificio. Il trait d’union c’è, così come la volontà di fare dialogare le collezioni del palazzo con gli artisti contemporanei, traendo sicuramente ispirazioni e nomi proprio dal Pastificio. E poi”, conclude Misciattelli, “c’è sempre stato uno scambio tra Roma e Siena, e non solo di papi: entrambe le città hanno come simbolo una Lupa che allatta due bambini (Romolo e Remo; Senio e Ascanio). Quindi si continua con la tradizione”.
Mentre la città appare a livello pubblico ferma sull’offerta culturale (con il bando per il nuovo direttore del Santa Maria della Scala di fatto insabbiato), per fortuna compensano i privati: le vivaci gallerie d’arte come Fuori Campo e Spazio Siena, i progetti non profit come Museo d’Inverno, la vivace realtà di inner room e ora anche una Fondazione in pieno centro. In attesa che il Comune batta un colpo…

– Desirée Maida

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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