Roma ricorda Leonardo. Con una mostra a Villa Farnesina
L’eredità di Leonardo rivive nella mostra allestita a Villa Farnesina, a Roma. Gioiello architettonico che sovrasta il contenuto della rassegna.
La noia inquieta e fosca di un’imprevista giornata piovosa, che ha adombrato con impudenza la mite frescura dell’ottobrata romana tanto attesa, ci coglie sprovveduti in Via della Lungara dinanzi a Villa Farnesina, capolavoro architettonico del nostro Rinascimento, progettata da Baldassarre Peruzzi su commissione del banchiere senese Agostino Chigi. Vi lavorarono anche Raffaello, Sebastiano del Piombo e Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma. Sta per concludersi l’anno di Leonardo da Vinci, celebrato in tutta Italia a cinquecento anni dalla morte. Tante le iniziative promosse ‒ segnatamente a Milano ‒ dal Comitato nazionale istituitosi per l’occasione con decreto ministeriale. E anche Roma, dove Leonardo soggiornò dal 1513 al 1516 (vi giunse, con alcuni allievi, su invito di Giuliano de’ Medici, fratello del papa Leone X, e fu ospitato al Belvedere in Vaticano), lo ricorda con una mostra, quella che ha guidato i nostri umidi passi nella splendida Villa gentilizia. Diciamo subito che la mostra comprende soltanto due disegni di Leonardo, essendo incentrata soprattutto sulle opere degli allievi e degli emulatori (in prevalenza oli su tela e su tavola). Quattro delle opere esposte, inoltre, sono state restaurate proprio per l’occasione. Vogliamo anche noi rendere omaggio al maestro toscano, facendo nostre le parole di Federico Zeri: “Leonardo è considerato la summa del Rinascimento italiano: grande artista e sommo scienziato, inesauribile ricercatore di tutti i fenomeni che lo circondano, di tutto ciò che cade sotto i sensi dell’uomo”.
LUCI E OMBRE
Indubbiamente coraggiosa l’idea di proporre una mostra di opere minori in uno spazio così straordinario, con l’espresso proposito di un metaforico dialogo con i suoi capolavori. Ma l’occhio del riguardante, pur seguendo con diligenza il percorso museale indicato dai curatori, veniva, purtroppo, costantemente distratto altrove. È uno di quei casi, non rari, in cui il contenitore soverchia il contenuto. Segnaliamo di passata il grande impegno profuso nella redazione del corposo catalogo, un’opera di erudizione e di ricerca, come sembra evincersi dall’indice che è stato generosamente incluso nella cartella stampa insieme a un paio di contributi. Nei primi anni del secolo scorso, un gruppo di giovani desiderosi di lasciare un segno nella vita intellettuale del loro tempo si raccolse attorno a una rivista dal nome simbolico e augurale di Leonardo. A uno di essi, Giovanni Papini, lasciamo le ultime parole di queste brevi righe: “I grandi del passato non possono essere che strumenti del presente, temi su cui svolgere una vita personale, frammenti di una storia in cui ritroviamo noi stessi”.
‒ Luigi Capano
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