Una curiosa forma di collezionismo. Le Reliquie
In questo breve saggio si ragiona attorno a un curioso fenomeno connesso al tema generale del collezionismo, quello delle cosiddette reliquie.
Reliquiae in latino significa “resti”. Normalmente queste si riferiscono al corpo di un beato o di un santo, o a un qualsiasi oggetto che abbia avuto con questi una più o meno diretta connessione, ma esistono anche reliquie riferite a persone famose (i cimeli garibaldini, una chitarra di John Lennon, e via elencando). Reliquie laiche.
Le reliquie sacre, come vedremo, vere o bugiarde, sono legioni.
LE 4 CLASSI DELLE RELIQUIE
Le reliquie erano presenti anche nel mondo antico. Plinio cita la lira di Orfeo, le ossa del mostro che avrebbe straziato Andromeda, se Perseo non lo avesse ucciso, il sandalo di Elena… ma la stagione d’oro delle reliquie, del loro particolare collezionismo è senza dubbio il Medio Evo, e le reliquie sono ovviamente cristiane. Ce ne sono centinaia, doppie, triple, famose, false, leggendarie.
La presenza, la proprietà di una reliquia sacra poteva generare, nel Medio Evo, la fortuna di una città, di una chiesa, di un santuario. L’oggetto diveniva motivo di attrazione per il luogo, rappresentando, oltre la supposta o reale sacralità del manufatto, una inestimabile risorsa per il “turismo” mistico/religioso di pellegrini e fedeli.
Questa singolare forma di collezionismo ecclesiale divenne a tal punto estesa da generare una precisa categorizzazione delle stesse, tanto da essere divise in classi, vale a dire:
- Reliquie di I° classe: ossia oggetti direttamente associati a eventi della vita di Cristo. Dal Legno della Croce, pezzi di legname, chiodi, sono decine. Dalla Sindone di Gesù (la più nota, quella torinese, è probabilmente un geniale falso medioevale). Dalla Grotta della Natività di Betlemme (il tufo della grotta venne polverizzato, sciolto in acqua e posto in stampi particolari che mimavano l’aspetto del latte coagulato, ecco Il Latte della Santissima Vergine, uno dei più famosi oggetti di tale fatta si trova a Montevarchi, nella Collegiata di San Lorenzo). Dalla Colonna della Flagellazione (esistono al mondo tre Colonne di questo genere, una a Roma, una a Istanbul, una a Gerusalemme …). Dalla Corona di Spine, numerosissime nella configurazione completa o parziale. Anche i Santi possono essere dotati di Reliquie di prima classe, innumerevoli: il corpo, parti dello stesso, mani, denti, ossa, teschi, frammenti di ossa, polvere di ossa, sangue, carne, peli, ceneri, stoffa insanguinata o meno.
- Reliquie di II° classe: oggetti che il santo ha indossato o ha usato, il mantello, l’abito, il cilicio, il velo, la tomba, la corda (cintura) ma anche libri, crocefissi, altri oggetti, purché chiaramente riferibili alla vita del Santo.
- Reliquie di III° classe: ogni oggetto che sia entrato in contatto con Reliquie di I° classe. Tradizionalmente sono costituite da pezzi di stoffa entrate direttamente in contatto con il corpo del santo. Ma anche: ex lapide sepulchri.
- Reliquie di IV° classe: qualunque oggetto che sia entrato in contatto con Reliquie di II classe.
Da qui si potrebbe generare una spirale potenzialmente infinita di nuove classi, ma gli astuti ordinatori delle reliquie hanno creato una categoria finale, geniale: le Altre Reliquie. Non sono legate a un Santo, non sono entrate in contatto con un corpo santo, ma sono oggetto di venerazione. In latino ne sono citate tre sub-categorie: ex olivis Getsemani, ex petra Calvarii, ex terra Calvarii. Non c’è bisogno di traduzione. Possibilità illimitate. Tra loro le Immagini Sacre e venerate.
RELIQUIE E RELIQUARI
Nella chiesa di Sant’Eustorgio, a Milano, meravigliosa, nella Cappella eponima si conservano le spoglie dei Re Magi, un colossale sarcofago di pietra (vuoto) risalente al tardo Impero Romano: la tomba dei Magi.
La laringe di San Carlo Borromeo si trova nel Tesoro del Duomo di Milano.
La Sacra Sindone è notoriamente custodita nella Cappella della Sacra Sindone, edificata tra il Duomo e il Palazzo Reale di Torino, dal grande architetto Guarino Guarini.
Nella Cattedrale di San Vito, a Praga, troviamo: la spada di Santo Stefano, un frammento della Croce, i crani di Sant’Adalberto e San Venceslao, un pezzo di tibia di San Vitale, una costola di Santa Sofia, il bastone di Mosè, il mento di Sant’Eboano, il vestito della Madonna.
All’Hofburg di Vienna è conservata la lancia con cui il Centurione Longino colpì Gesù al costato, detta anche Lancia del Destino (Hitler – stregato dall’esoterismo, oggi più che noto come “Nazismo Magico” e tutt’altro che secondario nel dispiegamento dell’Orrore nazista – riteneva che la Lancia con cui il legionario romano trafisse Cristo lo avrebbe reso invincibile, ossia credeva alla antica leggenda secondo cui il possessore della lancia terrebbe nelle sue mani il destino del mondo. Fortunatamente non è così).
Ancora a Vienna: un chiodo della Croce, la spada di Carlo Magno, un dente di Giovanni Battista, un frammento della mangiatoia di Betlemme, un osso del braccio di Santa Anna, un lacerto della tovaglia della Ultima Cena, le catene degli apostoli.
Un teschio di Giovanni Battista all’età di 12 anni si narra fosse conservato in una cattedrale tedesca, un teschio di Giovanni Battista è nella Chiesa di San Silvestro in Capite, a Roma, però, forse, la mandibola si trova a Viterbo, nella Cattedrale di San Lorenzo. Apprendiamo in tal modo che il Battista non solo fosse bicefalo, ma anche che fu parzialmente decapitato in giovane età.
Questi oggetti, tutti, sono oggettivamente affascinanti, misteriosi, spesso patetici, stoffe scolorite, ossa ingiallite, briciole, chiodi, spine, catene,tocchi di legno, reperti organici, ma il vero portento sono i contenitori, i reliquiari sono sovente di una bellezza e di uno sfarzo impressionanti, vere opere d’arte.
Concludo il tour nelle reliquie sacre con la citazione letteraria di uno dei capolavori della letteratura del XX secolo, Il Gattopardo. La chiusura del romanzo è fortemente simbolica: le Signorine Principesse di Salina, figlie del Principe Don Fabrizio, sono intente a rivendicare il valore delle decine di reliquie false accumulate nella Cappella di famiglia, simbolo del potere ormai svanito dei Salina. Dopo la visita del Cardinale, tutto verrà gettato tra i rifiuti. Le cornici, i reliquiari, vengono salvati, il contenuto ex-sacro è distrutto, la Cappella viene sconsacrata, con i sacri resti viene gettato anche Bendicò, l’amatissimo cane del Principe, polveroso e impagliato, nel volo sembra prendere vita, un Gattopardo decaduto, prima di sfaldarsi nella polvere, con i resti non-più-sacri.
LE RELIQUIE LAICHE
Ma esistono anche reliquiari “laici”. Tali possono essere infatti considerate le teche di Arman (il pittore, nei primi Anni Sessanta, percorre una via nuova nel suo lavoro. L’artista inserisce nelle sue opere oggetti distrutti. Arman entra nella schiera del nouveau réalisme: l’arte, l’uomo, attraverso gli oggetti di uso quotidiano. Arman si definirà infatti come “un peintre qui fait de la sculpture”). Le “vetrine” di Damien Hirst (pillole, compresse, psicofarmaci, benzodiazepine, ansiolitici, aspirine, antidolorifici, scatole di medicine, mozziconi di sigaretta). Le scatole surrealiste di Cornell, eminenza grigia dell’assemblaggio con le sue magnifiche Shadow Boxes. Il Teatro del Mondo di Mark Dion e Robert Williams, dai Pokemon ai regni vegetali. Le Wunderkammer, le Mirabilia, i Gabinetti delle Curiosità, uno degli archetipi assoluti del collezionismo reliquiario. (Rodolfo II, i Gonzaga, i Medici, Athanasius Kircher). Pezzi dei Pink Floyd, introvabili.
In questi loro lavori – così come nelle centinaia di reliquie sacre esistenti, tante, appunto, da essere persino classificate – troviamo un identico gusto per i materiali, spesso logori e/o impolverati, e la medesima frenesia per la accumulazione collezionistica. La medesima ricerca di una spiegazione e di una protezione, contro e per un mondo e una vita fatalmente enigmatici, contro l’orrore della morte.
COLLEZIONISMO E VERITÀ
Umberto Eco ci ha donato una geniale definizione di collezionismo: La vertigine della lista (Vertiges de la liste è stata una serie di conferenze e manifestazioni, al Louvre nel 2009, dirette da Eco, poi divenute un libro). La vertigine della lista inizia da Omero, con il catalogo delle navi nell’Iliade. Esistono liste che hanno scopi pratici (i libri di una biblioteca) e altre che sottendono grandezze innumerevoli e si bloccano ai confini dell’indefinito (gli Angeli di Dante, le moltitudini dell’Apocalisse, le Metamorfosi di Ovidio). La letteratura di ogni tempo è lastricata di liste, da Esiodo a Gadda; le arti sono in grado di indicare elenchi, liste infinite, gli stessi musei sono anche liste potenzialmente infinite, con le acquisizioni, le cessioni, le donazioni, le nuove collezioni (basti ricordare il Louvre o i 2.900.000 pezzi dell’Ermitage di San Pietroburgo). Tale idea “veste” perfettamente questo breve viaggio nelle reliquie, religiose, pagane, laiche.
Secondo una estensione, non esattamente corretta ma non del tutto illogica, del Principio di Indeterminazione di Heisemberg, in definitiva non ha importanza che le reliquie cristiane siano vere o false, i fedeli le credono o le hanno credute vere, gli infedeli, i laici, le ritengono fraudolente. Certamente i loro meravigliosi contenitori sono capolavori di arte applicata o di arte tout court. Le reliquie laiche obbediscono alla stessa ansia di inquieta, a volte paradossale, accumulazione; per capire, interpretare, mostrare, maledire il mistero.
Nondimeno, come abbiamo provato a suggerire, l’arte propone liste illimitate, persino quando la rappresentazione pare rigidamente circoscritta, e talvolta originata dalla cornice, dalle cornici, dagli involucri (come nel caso delle reliquie cristiane).
Albert Camus ne Il Mito di Sisifo afferma che “se il mondo fosse chiaro, l’Arte non esisterebbe”. Umberto Eco chiude la prefazione alla Vertigine della lista con la frase: “ecco un libro che non può concludersi che con un eccetera”.
Infatti: eccetera.
– Stefano Piantini
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