La Formula 1 arriva al Mugello e gli Uffizi partecipano con un’opera dell’antica Roma
Avilius Teres era una star dello sport: durante la tappa al Mugello del Gran Premio, l'istituzione fiorentina lo celebra con l'esposizione di un'opera antica e un video in latino sui social
Il museo fiorentino dedica all’arrivo alla pista del Mugello del Gran Premio, fissato per il 12 settembre (tappa del campionato Mondiale 2020 di Formula 1), due iniziative, un focus su un’opera antica e preziosa e un video in latino su Facebook. Una sola la protagonista: l’epigrafe romana del secondo secolo d.C. che celebra l’auriga Avilius Teres, star sportiva della sua epoca. Il reperto resterà esposto in una posizione d’onore al secondo piano degli Uffizi, nello spazio tra la sala di Leonardo e quella di Raffaello e Michelangelo, mentre il video che ne racconta storia e contenuti viene pubblicato sui social lo stesso sabato 12 settembre in latino, ma con sottotitoli in italiano.
https://www.facebook.com/uffizigalleries/videos/1578548745681000
IL GENIO DELLA BIGA AVILIUS TERES AGLI UFFIZI
Avilius Teres era un auriga (ovvero un guidatore del carro da guerra o del cocchio nelle gare ippiche in feste e celebrazioni), tra i più famosi dell’antichità, considerato alla stregua di un vero e proprio eroe dai suoi contemporanei. Innumerevoli erano le sue vittorie nella corsa dei cavalli: nella sua squadra riportò 1011 vittorie in un anno. Fu anche un grande innovatore nell’arte della quadriga, soprattutto per le tecniche di aggiogamento dei cavalli e la guida. Le gare si svolgevano nel circo e le squadre cui appartenevano gli aurighi si chiamavano ‘factiones’. Potevano essere facilmente riconosciute grazie ai vari colori delle tuniche indossate dagli atleti, con cui gli spettatori distinguevano la squadra bianca, quella rossa, la verde o l’azzurra. Ogni squadra aveva i suoi sostenitori, proprio come i tifosi calcistici dei nostri tempi, e non mancavano i vip tra i fan: si dice che l’Imperatore Nerone fosse tifoso dei verdi. Come nel calciomercato, gli aurighi potevano cambiare squadra nel corso del tempo: lo stesso Avilius Teres passò dalla rossa alla verde. Nel testo dell’epigrafe custodita alle Gallerie sono stati trascritti i nomi dei cavalli, con le loro origini e il numero delle vittorie che assicurarono ad Avilius. Gli animali provenivano per lo più dall’Africa, dalla Spagna, dalla Laconia e dalla Gallia, ma avevano nomi greci e latini che alludevano variamente a doti di agilità e prontezza (“Volante”), a qualità fisiche (“Maculato” o “Ricciuto”), alla provenienza geografica (“Egizio” o “Betico”), a celebri personaggi, come Romolo o Dedalo, o a cavalli della mitologia come Pegaso.
IL COMMENTO DEL DIRETTORE DELLE GALLERIE DEGLI UFFIZI
“La passione per la velocità fa parte della natura umana, e la competizione sportiva è un fenomeno sociale antico, con manifestazioni identiche a quelle che vediamo anche oggi negli stadi e nei circuiti di corsa”, ha commentato il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt. “Stazio, nel libro sesto della sua Tebaide le descrive bene: ‘Il frastuono arriva alle stelle, il cielo trema, e tutti i sedili appaiono vuoti, essendo la folla scattata in piedi’. Così, con il loro antico auriga, gli Uffizi partecipano simbolicamente al Gran Premio della Toscana in Mugello, dove ebbe origine la dinastia dei Medici“.
UN’OPERA ANTICA E PREGIATA PRESSO LE GALLERIE DEGLI UFFIZI
Il reperto era un tempo parte di una grande iscrizione monumentale rinvenuta nell’area di Castel Sant’Angelo a Roma, non lontano da dove sorgeva il Circo di Caligola. Entrò nelle collezioni medicee alla fine del XVII secolo e, dai primi decenni del secolo successivo, fu sistemato nel Ricetto delle Iscrizioni, chiamato così perché ospitava il nucleo principale della raccolta epigrafica granducale. È nello stesso spazio che l’opera, in questi giorni, è simbolicamente esposta.
-Giulia Giaume
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