Scoperta a Pompei una bottega di street food intatta. Il termopolio è nella Regio V
Assieme alle decorazioni pittoriche in ottimo stato di conservazione, sono stati rinvenuti frammenti di cibo, recipienti, iscrizioni, ma anche ossa animali e umane. Una straordinaria scoperta che verrà raccontata in un documentario in esclusiva su Raidue.
Non si fermano nemmeno sotto le feste natalizie gli scavi di Pompei, il sito archeologico che dopo circa 2000 anni ha ancora tantissimo da raccontare. Questa volta a essere rinvenuto è stato, nella Regio V, un antico termopolio, un bancone adibito alla distribuzione di cibo e bevande calde e fredde, che potrebbe considerarsi una via di mezzo tra un contemporaneo bar e un’attività di street food all’epoca molto in voga. Il sito, collocato nello slargo all’incrocio tra il vicolo delle Nozze d’argento e il vicolo dei Balconi, era già stato in parte indagato nel 2019, durante gli interventi del Grande Progetto Pompei per la messa in sicurezza e consolidamento dei fronti di scavo storici, ma poi è stato in questi due anni scavato e ha riservato sorprese inaspettate; la straordinarietà di questa scoperta consiste nell’eccellente stato di conservazione delle decorazioni pittoriche del locale, ma anche nei resti di cibo che sono stati rinvenuti, assieme a ossa di animali e due corpi umani delle vittime dell’eruzione. Il termopolio è aperto al pubblico e visitabile a partire dal 12 agosto 2021.
IL TERMOPOLIO DI POMPEI. LE DECORAZIONI
A essere già stata portata alla luce nel 2019 era la raffigurazione della Nereide a cavallo in un ambiente marino sul fronte del bancone di questa tavola calda; dagli ultimi scavi, invece, sono state rinvenute anche altre parti della struttura dipinte con le figure di animali, come le due anatre germane esposte a testa in giù, pronte ad essere preparate e consumate (con tutta probabilità rappresentavano il cibo che era in menu, esattamente come si fa oggi nei fast food) un gallo e un cane al guinzaglio, quasi un monito alla maniera del famoso Cave Canem, simbolo di Pompei. Sulla stessa superficie è presente anche una sbeffeggiante iscrizione graffita “Nicia cineade cacator”, che significa “Nicia” – forse un liberto proveniente dalla Grecia – “Cacatore, invertito!”, probabile sberleffo rivolto al proprietario o a qualcuno che lavorava nel termopolio. Di fronte al termopolio, nella piazzetta antistante, erano già emerse una cisterna, una fontana, e una torre piezometrica (per la distribuzione dell’acqua), dislocate a poca distanza dalla bottega già nota per l’affresco dei gladiatori in combattimento.
IL TERMOPOLIO DI POMPEI. PARLA MASSIMO OSANNA
“Oltre a trattarsi di una ulteriore testimonianza della vita quotidiana a Pompei, le possibilità di analisi di questo termopolio sono eccezionali, perché per la prima volta si è scavato un simile ambiente per intero ed è stato possibile condurre tutte le analisi che le tecnologie odierne consentono”, ha commentato Massimo Osanna, Direttore Generale ad interim del Parco archeologico di Pompei, che è il vero protagonista del rilancio del sito e che assieme a Andrea Viliani, Responsabile del Research Institute del Castello di Rivoli, ha da pochissimo lanciato il portale web Pompeii Commitment. “I materiali rinvenuti sono stati, infatti, scavati e studiati sotto ogni aspetto da un team interdisciplinare composto da: antropologo fisico, archeologo, archeobotanico, archeozoologo, geologo, vulcanologo. I materiali saranno ulteriormente analizzati in laboratorio e in particolari i resti rinvenuti nei dolia (contenitori in terracotta) del bancone, rappresenteranno dei dati eccezionali per capire cosa veniva venduto e quale era la dieta alimentare”.
IL TERMOPOLIO DI POMPEI. I RESTI DI CIBO, ANFORE E OSSA
Un’altra importante scoperta, capace di rivelarci molto degli aspetti quotidiani della vita nella antica civiltà di Pompei, è il materiale da dispensa e da trasporto: nove anfore, una patera di bronzo, due fiasche, un’olla di ceramica comune da mensa. Sul fondo di un dolio – identificato come contenitore da vino sulla base della bottiglia per attingere rinvenuta al suo interno – è stata individuata la presenza di fave, intenzionalmente frammentate/macinate. Il motivo della loro presenza si spiega col fatto che, anche da quanto testimoniato in alcune scritture antiche, le fave venivano inserite nel vino per modificarne il gusto e il colore, sbiancandolo. Gli esiti delle prime analisi ci dicono che è stato rinvenuto lo scheletro completo di cane: non uno grande e muscoloso come quello dipinto sul bancone, ma di un esemplare estremamente piccolo, alto 20-25 cm alla spalla. Erano presenti inoltre, all’interno della stanza un buon numero di ossa umane pertinenti ad un individuo maturo, di almeno 50 anni di età. Una prima analisi permette di associare queste ossa a ciò che resta di un individuo rinvenuto nell’angolo più interno della bottega, che al momento dell’esplosione era posizionato al di sopra una branda. Ancora da indagare sono le ossa pertinenti a almeno un altro individuo, rinvenute all’interno di un grande dolio, probabilmente risistemate in tale posizione sempre dai primi scavatori nei secoli scorsi.
IL TERMOPOLIO DI POMPEI. PARLA IL MINISTRO FRANCESCHINI
“Con un lavoro di squadra, che ha richiesto norme legislative e qualità delle persone, oggi Pompei è indicata nel mondo come un esempio di tutela e gestione, tornando a essere uno dei luoghi più visitati in Italia in cui si fa ricerca, si continua a scavare e si fanno scoperte straordinarie come questa”, ha commentato il Ministro per i beni e per le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, congratulandosi per le nuove scoperte della Regio V negli scavi di Pompei. Non è ancora chiaro quando i lavori saranno portati a termine in modo da mettere il sito a disposizione del pubblico. L’idea è di aprire alle visite il Thermopolium, pandemia permettendo, già in primavera, per Pasqua, allestendo un percorso che passi anche dal cantiere della casa delle Nozze d’Argento, una meraviglia chiusa al pubblico da decenni.
IL TERMOPOLIO DI POMPEI: IL DOCUFILM RAI
La scoperta del termopolio verrà raccontata, attraverso la guida di Massimo Osanna, in un documentario prodotto da RAI Documentari, che va in onda domenica 27 dicembre, in prima serata su Raidue. Pompei ultima scoperta, diretto da Pierre Stine – che ha appena vinto il premio come miglior progetto multi format al World Congress of Science and Factual Producers 2020 – restituisce due anni di scavi e della messa in sicurezza del Parco Archeologico seguiti dalle telecamere, per testimoniare la fatica, la dedizione, le emozioni, la gioia di tutti coloro che ogni giorno lavorano intensamente per ridare luce, identità e una nuova vita alla storia. “Questo importante documentario suggella un’epoca, quella degli scavi e delle grandi scoperte scientifiche nel sito archeologico di Pompei” dichiara Duilio Giammaria, Direttore di RAI DOCUMENTARI. “Si tratta di una delle più grandi operazioni culturali ed economiche mai compiute sul patrimonio storico e artistico del nostro Paese, promossa dal MIBACT con il contributo dell’Unione Europea, per valorizzare una delle più grandi ricchezze italiane, ammirata in tutto il mondo. Questo progetto è un fiore all’occhiello per Rai Documentari, creata a inizio 2020 con l’obiettivo di far crescere il genere del documentario, attraverso lo sviluppo di narrazioni su temi inediti e con linguaggi innovativi, in grado di coinvolgere ed appassionare un numero sempre crescente di spettatori”.
-Giulia Ronchi
http://pompeiisites.org/
https://pompeiicommitment.org/
*Articolo aggiornato il 12 agosto 2021
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati