Da Tiziano a Velázquez. Le passioni mitologiche del Prado a confronto

Una piccola grande mostra esalta le sei Poesie dipinte da Tiziano per Filippo II. Innescando un dialogo visivo con una serie di capolavori a tema mitologico.

Dopo la lunga permanenza alla National Gallery di Londra (ma la breve apertura al pubblico, causa pandemia) le sei meravigliose Poesie di Tiziano, ossia il gruppo di tele ispirate alle Metamorfosi di Ovidio che il re di Spagna Filippo II commissionò al pittore veneziano intorno agli Anni Cinquanta del Cinquecento, ritornano per la prima volta tutte insieme a Madrid, ospiti di una piccola ma sensazionale mostra al Museo del Prado.

SEI CAPOLAVORI SPARSI PER IL MONDO

Malgrado le difficoltà del momento storico, il miracolo di riunire capolavori provenienti da diverse parti del mondo è stato possibile grazie alla collaborazione straordinaria fra musei pubblici e privati: la National Gallery di Londra e quella della Scozia, che custodiscono in maniera congiunta Diana e Atteone e Diana e Callisto (1556-59); il Museo Isabella Stewart Gardner di Boston, che possiede il Ratto d’Europa (1559-62); la prestigiosa Wellington Collection di Londra, proprietaria di Danae (considerata la prima opera del ciclo, del 1553)  e la britannica Wallace Collection, che custodisce Perseo e Andromeda. Queste tele, insieme a Venere e Adone del Prado (datata 1554), completano la serie forse più amata dai collezionisti e artisti di tutti i tempi, considerata, non a torto, fra i gruppi pittorici più belli al mondo. Tiziano stesso le definì “Poesie” per sottolineare la dimensione intellettuale della pittura, l’espressività creativa del pittore che va ben oltre la pratica artigianale del dipingere.

Paolo Veronese, Venere e Adone, 1580. Museo Nacional del Prado, Madrid

Paolo Veronese, Venere e Adone, 1580. Museo Nacional del Prado, Madrid

UN INTENSO DIALOGO MITOLOGICO

Il Museo del Prado, però, non poteva limitarsi al formato espositivo già proposto a Londra (e che in autunno viaggerà a Boston). A Madrid, infatti, i sei capolavori sono accompagnati da un gruppo di opere di soggetto mitologico firmate, tra gli altri, da Veronese, Rubens, Velázquez e Poussin, che ne ampliano il valore estetico e la portata culturale all’interno dell’arte occidentale. La pittura italiana è infatti parte fondamentale del DNA del museo spagnolo, così come Tiziano e Filippo II rappresentano i cardini delle Collezioni reali sulle quali è fondato.
Bastano poche opere (in tutto 29, la maggior parte provenienti dalla collezione permanente) per raccontare in maniera esaustiva, e anche esaltante, la mitologia in pittura, un genere sviluppatosi con assoluta libertà tra Rinascimento e Barocco. Miguel Falomir ‒ oggi direttore del Prado ma da sempre fra i massimi esperti dell’arte di Tiziano ‒ e Alejandro Vergara ‒ curatore capo della pittura nordica e fiamminga del museo ‒ hanno creato un percorso ideale, dedicato alle fiabe mitologiche interpretate dai grandi pittori europei del XVI e XVII secolo. Si tratta di opere passionali, nella quali il mito d’amore (mai disgiunto dal senso di morte, nella migliore tradizione classica) e l’abbondanza di nudi sprigionano una sensualità carica di palese erotismo e, perciò, destinata al godimento privato degli altolocati committenti. Sullo sfondo, bellissimi ambienti naturali e i paesaggi rigogliosi che talora diventano protagonisti delle storie, come nell’olio di Nicolas Poussin Paesaggi durante una tormenta con Piramo e Tisbe (1651, Staedel Museum di Francoforte). Rispetto alle contemporanee iconografie sacre, i quadri a soggetto mitologico lasciano ampio spazio all’inventiva creativa del pittore, caricandosi spesso di un’espressività inedita rispetto alla fonte letteraria (di Ovidio, Omero o Virgilio) ai quali si ispirano.

MITI CLASSICI FRA POESIA E PITTURA

Le sei Poesie di Tiziano ‒ per le quali la National Gallery di Londra ha confezionato nuove cornici, impiegando pregiati legni italiani a imitazione delle originali ‒ sono quasi tutte tele di grande formato quadrato, identiche. Unica eccezione, la Danae del Duca di Wellington sembra invece essere stata mutilata, ridotta a un formato orizzontale, forse per assomigliare alla più tarda versione dello stesso Tiziano, datata 1560-65, che il Prado le ha messo giustamente accanto, per un confronto davvero sorprendente.
L’allestimento elegante, che alterna pareti grigio azzurro al luminoso giallo zafferano, esalta il gioco di specchi fra opere d’epoche e provenienze diverse, ma di soggetto simile se non identico. I bellissimi nudi femminili sdraiati ‒ una novità pittorica introdotta proprio da Tiziano e da Giorgione nei primi anni del Cinquecento – si riflettono fra la Venere e Adone di Hendrik van der Broeck (prestito dal Museo di Capodimonte di Napoli), attivo in Italia e noto come Arrigo il Fiammingo, che ricalca i cartoni di Michelangelo per la Sistina, e l’intensa Venere che lotta con Cupido per un arco di Alessandro Allori, pittore manierista allievo del Bronzino (dal Museo di Montpellier). La Venere e Adone di Rubens ‒ che a Madrid, fra il 1628 e il 1629, copia tutto Tiziano – sembra invece un tributo all’omonima Poesia del grande maestro veneziano, tanto da riprenderne i caratteri somatici dei protagonisti, quasi fossero modelli di eterna bellezza e gioventù. La medesima fabula ‒ tratta dal decimo libro delle Metamorfosi ‒ è invece raccontata secondo una diversa prospettiva da Ribera, nell’olio dipinto nel 1637 e proveniente da Palazzo Barberini a Roma. Meraviglioso anche il faccia a faccia fra il Ratto d’Europa della Isabella Stewart Gardner Collection e Las Hilanderas di Velázquez, che di opere di Tiziano fu appassionato acquirente per conto di Filippo IV. Può sfuggire, forse, che sullo sfondo della grande tela di Velázquez si stia proprio tessendo un arazzo che riproduce la celebre Poesia di Tiziano; il grande maestro spagnolo mostra così il nesso artistico e l’eredità intellettuale che lo lega alla tradizione pittorica italiana.
Attraverso questo serrato dialogo fra opere di affinità iconografica ed estetica si scopre, dunque, che la relazione fra poesia e pittura non è mai univoca, ma rappresenta il culmine di una maniera personale di intendere l’arte come interprete della mitologia, ossia veicolo di emozioni e sentimenti umani universali, la cui forza drammatica va ben oltre la fonte letteraria classica. Meravigliosa sintesi dell’intensa drammaticità contenuta nella mitologia antica potrebbe essere la grande tela di Nicolas Poussin che ritrae, come in un fermo immagine, la fase precedente a La caccia di Meleagro (1634-39): l’episodio, tratto in parte dalle Argonautiche e in parte da Omero, esemplifica come l’attrazione fatale per una donna possa giungere a distruggere le relazioni sociali e famigliari.

Tiziano Vecellio, Baccanale degli Andrii, 1523 26. Museo Nacional del Prado, Madrid

Tiziano Vecellio, Baccanale degli Andrii, 1523 26. Museo Nacional del Prado, Madrid

TIZIANO GIOVANE E MATURO A RAFFRONTO

Interessante, infine, il raffronto tra i dipinti a tema mitologico commissionati a Tiziano tra il 1518 e il 1526 da Alfonso d’Este (fra i quali Il Baccanale degli Andri e L’offerta a Venere, entrambi nella collezione del Prado) e le più mature Poesie per Filippo II. Il primo incarico si sa, era destinato al Camerino di Alabastro del Palazzo ducale di Ferrara (oggi perduto), per il quale il committente fornì a un giovane Tiziano dettagli precisissimi circa il tema, lo svolgimento e persino le misure delle tele. Nel caso del re spagnolo, invece, il contratto non sembra contenere istruzioni precise, offrendo trent’anni dopo a un artista maturo, celebre ed emancipato l’opportunità di esprimersi con libertà estetica e formale. Tanto che le ultime tre Poesie mostrano già i segni della pennellata sciolta, affastellata, dai toni drammatici e con una gamma cromatica bruno-scura che caratterizzerà i capolavori del tardo Tiziano.

Federica Lonati

Madrid // fino al 4 luglio
Pasiones mitológicas: Tiziano, Veronese, Allori, Rubens, Ribera, Poussin, Van Dyck, Velázquez
MUSEO NACIONAL DEL PRADO
Calle Ruiz de Alarcón 23
www.museodelprado.es

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

Scopri di più