In mostra a Roma i mosaici nascosti delle collezioni capitoline
Fra le prime mostre a inaugurare in Italia dopo le riaperture in zona gialla, l’esposizione allestita alla Centrale Montemartini di Roma fa luce su una tecnica erroneamente considerata “minore”: il mosaico.
Dopo Colori degli Etruschi, ultima mostra realizzata prima delle chiusure, la Centrale Montemartini di Roma riapre al pubblico con Colori dei Romani. I mosaici delle collezioni capitoline, aperta fino al 15 settembre. La delicatezza e la preziosità delle opere esposte, realizzate perlopiù nei primi tre secoli dopo Cristo e finalmente visibili dopo un lungo oblio, pone in risalto almeno due questioni. La prima è l’annoso problema dei depositi nei musei di Roma e di tutta Italia, stipati di capolavori inaccessibili. Nel caso della mostra alla Centrale Montemartini, si parla di decine di reperti di quella che veniva considerata “arte minore”, ovvero il mosaico. E che, invece, sono una sorta di fotografie ante litteram, testimonianze uniche della storia antica. La maggior parte delle opere in mostra provengono dall’Antiquarium, ovvero ciò che ne rimane dopo il danneggiamento del 1939, durante i lavori per la costruzione della metropolitana; i reperti sono ora oggetto di catalogazione. La seconda questione riguarda la (per ora) trascurata ricorrenza dei 150 anni di Roma capitale (1871).
I mosaici esposti in Colori dei Romani sono frutto del recupero e della conservazione che venne operata dopo l’Unità d’Italia, durante i lavori di ammodernamento e costruzioni edili della città.
I MOSAICI IN MOSTRA A ROMA
La mostra si sviluppa in quattro macro aree: la storia e la tecnica del mosaico presso i Romani, vivere e abitare a Roma tra l’età Repubblicana e quella tardo antica, gli spazi del sacro con la cosiddetta Basilica Ilariana (rinvenuta durante la costruzione dell’ospedale militare del Celio, fra il 1889 e il 1890) e, infine, i mosaici degli edifici funerari.
Nel percorso, troviamo il mosaico in bianco e nero che rappresenta Mercurio, la dea dell’Abbondanza e le quattro stagioni, rinvenuto nel 1870 nella zona di San Paolo alla Regola, alle spalle di Largo Argentina. E ancora, nel 1876, durante gli scavi per la costruzione di via Nazionale, nel giardino di Palazzo Rospigliosi Pallavicini venne ritrovata l’immagine musiva di una nave ricca di dettagli, realizzata in maniera mirabile, mentre salpa da quello che probabilmente è il porto di Alessandria (se ne riconosce il famoso Faro). Mentre nel 1872, durante i lavori nei pressi della Stazione Termini, fu rinvenuto un mosaico che rappresenta la piantina di un edificio, probabilmente termale, composto da tessere gialle che delineano le pareti e tessere rosse a indicare misure o numeri corrispondenti alle funzioni delle singole sale. Un vero unicum. Questo periodo di grandi ritrovamenti post- risorgimentali è corredato dalla “fotografia” del momento della scoperta, attraverso acquarelli vividi e dettagliati, opera di Antonio Arieti, che li dipinse fra il 1872 e il 1924, o di altri anonimi.
PRESTO UN MUSEO DI ROMA
Il lavoro certosino delle tessere, in alcuni mosaici davvero minute, è alternato all’esposizione di affreschi e statue rinvenuti nel corso degli stessi scavi. Non mancano alcuni capolavori già parte della collezione permanente della Centrale Montemartini; come il mosaico policromo del fondale marino, risalente al I secolo avanti Cristo e ritrovato nel 1888 nell’orto della Chiesa di San Lorenzo in Panisperna.
L’assessore alla Crescita culturale del Comune di Roma, Lorenza Fruci, ha sottolineato che quella alla Centrale Montemartini è una delle prime mostre aperte in Italia. E ha annunciato l’imminente inaugurazione di un’esposizione sui 150 anni di Roma capitale d’Italia. Maria Vittoria Marini Clarelli, sovraintendente capitolina ai Beni Culturali, e il curatore della mostra Colori di Roma, Claudio Parisi Presicce, hanno confermato la prosecuzione del lungo lavoro per aprire un Museo di Roma, che potrebbe sorgere proprio nella ex sede dell’Antiquarium al Celio.
‒ Letizia Riccio
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