Ricomposta la mano del Colosso bronzeo di Costantino. Sinergia tra Musei Capitolini e Louvre
La mano, insieme alla testa e il globo, è tra le parti restanti del Colosso bronzeo di Costantino custodite ai Musei Capitoli di Roma. Grazie alla collaborazione con il Louvre, la mano è stata ricomposta con l’aggiunta di due falangi del dito indice, provenienti dalla Collezione Campana del museo francese
Nonostante i mesi di chiusura forzata, la riapertura dei musei in Italia riserva al pubblico non poche sorprese, come quella che da oggi attende i visitatori dei Musei Capitolini di Roma. È infatti possibile fruire di una delle opere più importanti del museo in veste inedita, o meglio più completa: si tratta della mano del Colosso bronzeo di Costantino – risalente al IV secolo d.C. e custodita insieme alla testa e il globo nell’area espositiva dell’Esedra del Marco Aurelio – che, grazie alla collaborazione con il Louvre di Parigi (e alla disponibilità del suo Presidente-Direttore Jean-Luc Martinez), è stata ricomposta con l’aggiunta di due falangi del dito indice, provenienti dalla Collezione Campana del museo francese.
IL COLOSSO BRONZEO DI COSTANTINO
Della statua sono custoditi, ai Musei Capitolini, la testa di 177 centimetri, la mano (con alcune parti mancanti) e il globo, entrambi di 150 centimetri. Una prima descrizione dei resti risale alla metà del XII secolo, quando si trovavano ancora in Laterano; data la loro dimensione, per lungo tempo si è pensato che dovessero fare parte del Colosso del Sole che una volta era eretto accanto all’Anfiteatro Flavio, chiamato appunto Colosseo per via della imponente statua. I resti, che danno l’idea e la proporzione di quanto “colossale” dovesse essere la statua di Costantino – probabilmente doveva raggiungere un’altezza di 10-12 metri –, furono donati al Popolo Romano da Papa Sisto V nel 1471 ed esposti così in Campidoglio, dove la testa viene collocata sotto i portici del Palazzo dei Conservatori.
LA MANO DEL COLOSSO BRONZEO DI COSTANTINO E LA SUA RICOMPOSIZIONE
Fino agli anni Trenta del Cinquecento, come attestato da testimonianze grafiche dell’epoca, la mano era ancora completa in tutte le sue parti; solo successivamente risultano le prime lacune, tra cui l’indice privo delle due falangi superiori. Il frammento è arrivato al Louvre nel 1860 (anche se, probabilmente, sarà entrato a fare parte del circuito del mercato antiquario già nel Cinquecento), insieme a una parte della collezione del marchese Giampietro Campana, tra i protagonisti del mondo collezionistico romano degli anni centrali dell’Ottocento. Come si è giunti alla conclusione che le falangi custodite al Louvre appartengono alla mano del Colosso di Costantino? In anni recenti è stato possibile riconoscere la pertinenza del frammento a una delle sculture più iconiche dell’antichità romana, il colosso in bronzo di Costantino, di cui restano ai Musei Capitolini la testa, la mano sinistra, con lacune in corrispondenza del dito indice, del medio, dell’anulare e del palmo, e una sfera un tempo sorretta dalla mano. La scoperta risale a maggio 2018, quando a Roma è stata effettuata una prova con un modello 3D del frammento parigino, operazione coordinata da Françoise Gaultier e da Claudio Parisi Presicce. Sono stat così realizzati un calco in vetroresina della porzione di dito ricomposta e la presentazione della mano originale, completata con le falangi mancanti, in occasione delle due mostre dedicate alla collezione Campana, Un rêve d’Italie. La collection du marquis Campana al Museo del Louvre, e A Dream of Italy. The Marquis Campana Collection all’Ermitage di San Pietroburgo. La ricomposizione della mano con il suo frammento, inoltre, avviene in occasione di uno speciale anniversario: i 550 anni dalla donazione sistina.
– Desirée Maida
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