Collezione Piccolomini Spannocchi a Siena. La riunificazione di una storia lunga secoli
Torna a splendere la Collezione Piccolomini Spannocchi, tutta insieme, riunita in un unico allestimento al Santa Maria della Scala. E la mostra rimarrà permanente. Dunque di fatto un nuovo museo per Siena
Sono passati 186 anni da quando, nel 1835, la Comunità Civica di Siena la ebbe in dono e 4 anni di mediazione interistituzionale dal protocollo firmato nel 2017 tra il Comune e l’allora MIBACT, ma finalmente la Collezione Piccolomini Spannocchi è tornata a splendere, tutta insieme, riunita in un unico allestimento permanente al Santa Maria della Scala. Qui confluiscono le 165 opere finora sparpagliate in varie sedi (ma, unica eccezione, i cartoni preparatori di Domenico Beccafumi per il pavimento del Dumo restano in Pinacoteca) di una collezione imponente e affascinante la cui storia si snoda nei secoli, attraversa territori diversi, incrocia famiglie e nobiltà, mescola stili pittorici, scuole stilistiche e influenze internazionali.
LA STORIA DELLA COLLEZIONE
La sua vicenda ha inizio a Mantova tra i tesori della famiglia Gonzaga, transita per Trento e la corte tirolese degli Asburgo e da lì giunge a Siena; nel 1774, il matrimonio tra Caterina Piccolomini e Giuseppe Spannocchi unisce, oltre alle casate, anche le collezioni. L’intreccio delle vicende familiari e delle migrazioni delle opere si ricompone, oggi, in questo allestimento che vuole restituire alla città uno spaccato di storia, ma anche dell’antico piglio collezionista. Per arrivarci è servito un intenso lavoro di cucitura e collaborazione tra tante istituzioni diverse – Direzione regionale Musei della Toscana, Comune e Provincia di Siena, Soprintendenza, Pinacoteca e perfino le Gallerie degli Uffizi con il prestito concesso delle due opere lì depositate dal 1913 – ed è questo il primo e forse più rilevante risultato: si concretizza la volontà di promuovere e valorizzare l’intero sistema-Siena in una sinergia, stavolta reale, tra musei statali e cittadini che non sempre hanno viaggiato di pari passo. L’ha detto perfino il direttore del Polo museale toscano, Stefano Casciu: “È un successo, in una città non semplicissima per le collaborazioni istituzionali”, ed è suggellato dal biglietto integrato appena lanciato per musei comunali e Pinacoteca. La collezione in sé è eterogenea e stratificata. “Offre non solo la semplice fruizione delle opere, ma anche la narrazione di scelte e strategie di committenti e collezionisti, rendendone comprensibile il ruolo», sottolinea il soprintendente Andrea Muzzi. E, allo stesso tempo, «coi suoi paesaggi e città ideali, atmosfere nordiche, nature morte e scuole che a Siena non sono così frequenti, arricchisce il patrimonio del sistema museale cittadino”, aggiunge Casciu.
LA CURATELA DEL PROGETTO
A curare il progetto (e il voluminoso catalogo, edito da Pacini, che racchiude 3 anni di ricerca e i contributi di 30 studiosi), una squadra tutta al femminile con Cristina Gnoni Mavarelli, Anna Maria Guiducci, Maria Mangiavacchi, Elena Pinzauti, Veronica Randon, Felicia Rotundo, Francesca Scialla cui si è aggiunta, nel finale, la neodirettrice della Pinacoteca, Elena Rossoni. Poco più di due anni fa, la mostra Una Città Ideale. Dürer, Altdorfer e i Maestri Nordici dalla Collezione Spannocchi di Siena aveva fatto da anteprima al progetto, a dimostrazione che i lavori erano già in corso. Era allestita in queste stesse sale del Santa Maria della Scala ed è questa, forse, la pecca: con il doppio delle opere, oggi l’allestimento risulta compresso, quasi oppresso in uno spazio che non è ideale e che, per altro, “congela” quell’area fino ad ora adibita alle temporanee di maggior rilievo. Ed è vero che nei quasi 20mila metri quadrati ancora da recuperare ci sarà modo di trovare sfogo per questo e altri allestimenti, ma al momento quell’orizzonte sembra lontano.
– Giulia Maestrini
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