Colonialismo, musei e restituzioni: a che punto siamo
Una brocca d’oro è stata resa all’Anatolia dal Victoria & Albert Museum di Londra, e non è l’unico bene tornato a casa. Ecco alcuni dei più importanti manufatti e opere resi dalle potenze coloniali.
Quante volte leggiamo di opere d’arte sottratte dall’occidente in età coloniale? Uno dei monoliti sacri dell’Isola di Pasqua, mai restituito al Cile dal British Museum, i marmi del Partenone prelevati da Lord Elgin, non ancora resi indietro alla Grecia sempre dal British Museum (che possiede oltre 70mila manufatti africani ed è più incline a prestarli che renderli), ma anche centinaia di opere d’arte rubate all’Italia durante le spoliazioni napoleoniche tra le fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento – che alcuni definiscono i maggiori spostamenti di arte della storia – ancora oggi stabili in territorio francese. Nonostante questo, alcuni passi avanti sono stati fatti: dalla seconda metà del Novecento, il traffico illecito dei beni culturali e la loro restituzione (se impropriamente prelevati) sono stati regolamentati da diverse convenzioni, purtroppo non retroattive, come quella dell’Aia del 1954, sul prelievo durante le guerre, quella UNESCO del 1970, per vietare e prevenire l’importazione, l’esportazione e il trasferimento illeciti di beni culturali, e quella UNIDROIT del 1995 sui beni culturali rubati o esportati illegalmente. Ecco alcuni esempi di successo di restituzioni in campo artistico, per mantenere l’ottimismo in attesa dei prossimi passi avanti.
– Giulia Giaume
LA BROCCA DELL’ANATOLIA ALLA TURCHIA
Il Victoria & Albert Museum di Londra ha appena restituito alla Turchia un’antica brocca d’oro dell’Anatolia. Risalente a più di 4mila anni fa, molto probabilmente si tratta di un manufatto realizzato come dono funerario. La brocca era entrata nella collezione del museo inglese come lascito di Arthur Gilbert, collezionista e imprenditore immobiliare che l’aveva acquisita per circa 250mila dollari dal commerciante di Los Angeles Bruce McNall, noto di recente per l’accusa di commercio illegale di antichità.
DUE OPERE INESTIMABILI TORNATE ALL’IRAQ
Una tavoletta contenente parte del Ciclo dell’epopea di Gilgamesh, leggendario re di Uruk – considerata il primo testo letterario dell’umanità e il secondo documento religioso al mondo dopo i Testi delle Piramidi –è stata restituita nel settembre 2021 dagli Stati Uniti all’Iraq, da cui era stata prelevata insieme a 17mila altri preziosi reperti. La tavoletta restituita – di 15 centimetri per 12 – è detta “del sogno di Gilgamesh”, che riguarda una sezione del poema in cui il protagonista racconta alla madre i suoi sogni notturni. Era sparita nel 2003 e venduta dieci anni dopo per 1,7 milioni di dollari al magnate americano David Green, che l’ha esposta nel suo Museo della Bibbia a Washington prima di vedersela requisita dalle autorità americane. Sempre all’Iraq tornerà una targa votiva sumerica in pietra calcarea risalente al 2400 a.C. da parte del British Museum.
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