Riemersi dall’acqua: i ritrovamenti archeologici portati dalla siccità
Dal Po al Tevere, dall'Italia all'Iraq, la mancanza di acqua ha portato, oltre che allo spettro della carestia, alla riemersione di parti di antiche città, ponti o persino palafitte preistoriche
Una primavera e un’estate senz’acqua. Mentre l’ennesima manifestazione del cambiamento climatico colpisce il mondo e rende ardua la vita, c’è un unico aspetto che non risulta alterato in peggio dalla carenza di pioggia e dal caldo record: l’emergere dai letti dei fiumi in secca di reperti del passato, da pezzi di ponti e mura fino a intere città. Vediamo i casi più eclatanti in Italia e non solo.
– Giulia Giaume
LE PALAFITTE DELL’ETÀ DEL BRONZO SULL’OGLIO
É emerso in Lombardia lo scorso 4 luglio un sistema di palafitte risalenti probabilmente all’Età del Bronzo. Sono infatti emersi dal fiume dei paletti di legno datati per il momento al periodo preistorico che va dal 2300 al 700 a.C. e infissi nel letto dell’Oglio in secca intorno a Canneto sull’Oglio, tra le province di Mantova e Cremona. Notati dal gruppo Klousios – Centro studi e ricerche del Basso Chiese, che si occupa di archeologia di superficie, i resti di palafitte sono stati segnalati alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Cremona, Lodi e Mantova, che ha preso l’area in carico.
IL PONTE DI NERONE EMERSO DAL TEVERE
Con l’abbassarsi record del livello del Tevere, che si trova a un metro e dodici centimetri rispetto ai cinque metri medi della norma, sono emerse a Roma lo scorso 5 luglio le rovine del Ponte Neroniano precedentemente sommerso. Questo fu costruito sotto l’imperatore Nerone nel I secolo d.C. per migliorare i collegamenti con le sue proprietà sulla riva destra del Tevere, inclusa la villa della madre Agrippina, e andò forse in disuso con la costruzione delle mura aureliane, dove infatti manca una porta in corrispondenza del ponte. I resti in elevato dei piloni furono invece demoliti nel XIX secolo per facilitare la navigazione, che oggi però è nuovamente compromessa dalla secca.
LA CITTÀ IRACHENA EMERSA DAL TIGRI
Lungo il fiume Tigri, nella regione del Kurdistan dell’Iraq settentrionale, è emersa tra l’inizio di quest’anno e la metà di giugno una città di 3.400 anni a seguito dell’abbassamento del livello dell’acqua del bacino idrico Mosul per l’estrazione della stessa in contrasto la siccità. Si ritiene che il sito archeologico di Kemune, corrisponda alla città dell’Età del Bronzo Zakhiku, un importante centro dell’Impero Mitanni (1550 – 1350 a.C.) che si estendeva dal Mar Mediterraneo all’Iraq settentrionale. Oltre a un palazzo già documentato, gli archeologi hanno portato alla luce ampi edifici tra cui una fortificazione e una struttura di stoccaggio a più piani.
LE SCOPERTE NELLA BASSA PADANA
Dopo i resti di animali di circa 180mila anni fa trovati negli scorsi mesi in provincia di Cremona (ora conservati al Museo naturalistico paleoantropologico di San Daniele Po), all’altezza di Stagno Lombardo la siccità ha portato in superficie tra il dicembre 2021 e il marzo 2022 i resti delle antiche mura del paese scomparso di Polesine di San Vito, posti sulla riva sinistra a comporre la massicciata del fiume.
IL SEMICINGOLATO TEDESCO RITROVATO VICINO A MANTOVA
Sempre a marzo di quest’anno, un semicingolato tedesco Sd. Kfz 11 della Seconda Guerra Mondiale è stato recuperato dal letto del Po nei pressi di Sermide, nel mantovano. I volontari del Museo della Seconda Guerra Mondiale del Fiume Po di Felonica, insieme alla Soprintendenza di Mantova e la società archeologica SAP, hanno curato il salvataggio del mezzo ritrovando al suo interno non solo gli effetti personali dei soldati, come bottiglie, cavatappi e lamette da barba, ma persino un vaso protostorico e un’ansa ceramica di epoca antica.
IL PONTE MEDIEVALE EMERSO DAL FIUME SESIA
La magra ha colpito anche uno dei più importanti affluenti del Po, la Sesia. Nei pressi di Vercelli, nel Piemonte Orientale, la portata ridotta ha lasciato scoperti alcuni blocchi di mattoni rossi riconosciuti dai membri del Centro Studi Vercellae – Gruppo archeologico Piemonte Orientale come reperti archeologici riconducibili a un ponte e a bastioni difensivi di epoca medievale. Non proprio una sorpresa: i resti erano già stati individuati in altri punti dagli stessi studiosi del centro, ma le continue modificazioni del fiume hanno favorito il ritrovamento di nuovi blocchi che possono contribuire a ricostruire parte della storia di questi luoghi.
IL TESCHIO UMANO IN MINNESOTA
Un anno dopo il ritrovamento di un teschio umano da parte di due kayakisti nel letto arido del fiume Minnesota, a circa 160 km a ovest di Minneapolis, le indagini hanno stabilito l’età del reperto: circa 8mila anni. Consegnato alle autorità con la paura che fosse correlato con un omicidio, è stato invece datato da un antropologo forense dell’FBI come appartenente a un giovane nativo vissuto nella zona tra il 5500 e il 6000 a.C., motivo per cui è stato consegnato ai funzionari tribali della Comunità Sioux Superiore.
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