Il Getty Museum di Los Angeles restituirà all’Italia un antico gruppo scultoreo
Come previsto dalla policy del grande museo losangelino, che obbliga al rimpatrio delle opere sottratte illegalmente, Orfeo e le Sirene torneranno a settembre 2022 a Roma, seguiti da altri manufatti in un secondo momento
Un momento storico per le restituzioni, e per l’Italia. Il J. Paul Getty Museum di Los Angeles ha annunciato oggi che restituirà al Paese il Gruppo scultoreo di un Poeta Seduto e Sirene, un gruppo di figure in terracotta a grandezza naturale della seconda metà del IV secolo a.C. proveniente dalla colonia magnogreca di Taranto, noto anche come Orfeo e le Sirene. Il museo statunitense starebbe inoltre collaborando con il Ministero della Cultura per organizzare la restituzione di altri quattro manufatti, a data da destinarsi. Il gigantesco museo a capo dell’omonimo centro per le arti ha già rimosso i manufatti dal percorso di visita in preparazione per il trasporto a Roma a settembre (peraltro molto difficile, vista la fragilità delle sculture), dove saranno affidati al Ministero della Cultura.
IL GRUPPO SCULTOREO ORFEO E LE SIRENE
La restituzione non è per l’Italia una vera e propria sorpresa, dato che già all’inizio del 2006 l’opera compariva in un elenco di manufatti di cui si rivendicava il possesso e si chiedeva la restituzione. Stando alla commissione permanente in Senato su Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport riunitasi nell’agosto 2020, “il bene, databile secondo la maggior parte degli studiosi nell’ambito della seconda metà del IV secolo a.C., si compone di tre statue, originariamente policrome: due figure femminili stanti (140 per 55 centimetri circa), riconoscibili come sirene in base alla conformazione ornitomorfa della parte inferiore del corpo, e una figura maschile seduta, vestita del solo mantello, variamente identificata come poeta, come Orfeo o semplicemente come un defunto del quale poteva costituire parte del monumento sepolcrale. La figura maschile impugna con la mano destra un oggetto allungato, probabilmente il manico di un plektron, secondo l’interpretazione di Bottini e Guzzo, che ipotizzano nell’altra mano l’originaria presenza di uno strumento a corda. L’opera è riconducibile con certezza al patrimonio culturale italiano e proviene probabilmente dal territorio tarantino”. Lo stesso Getty Trust, si legge ancora nel verbale del Senato, aveva sottoscritto nel 2007 una convenzione con l’allora Ministero per i beni e le attività culturali che aveva permesso il rientro in Italia di molti beni preziosi e che stabiliva l’impegno del Ministero a “interpellare previamente il Getty Trust prima di procedere al recupero di beni archeologici dei quali sia acquisita la prova della provenienza da scavo clandestino e/o oggetto di esportazione illegittima dall’Italia di beni archeologici presenti nelle collezioni del Getty Trust“. Sono passati un po’ di anni, certo, ma la collaborazione si può ora dire fruttuosa, nonostante i trascorsi anche burrascosi (vedasi la condanna del tribunale di Pesaro di qualche anno fa).
LA POLICY DI RESTITUZIONE DEL GETTY MUSEUM DEI MANUFATTI SOTTRATTI ILLECITAMENTE
Il Getty – un’istituzione di livello globale con una enorme collezione che va dalle opere greche alle fotografie del Novecento – ha adempiuto così alla propria policy di restituzione dei manufatti al Paese d’origine, obbligatoria nel caso in cui vi siano informazioni affidabili a indicare che siano stati rubati o scavati illegalmente. “Grazie alle informazioni fornite da Matthew Bogdanos e dall’Unità per il traffico di antichità dell’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan che indicano lo scavo illegale di Orfeo e delle sirene, abbiamo deciso che questi oggetti dovrebbero essere restituiti”, hanno dichiarato i direttori Timothy Potts, Maria Hummer-Tuttle e Robert Tuttle.
Ma non finisce qui: secondo ricercatori dell’istituzione e studiosi indipendenti, bisognerà restituire anche una colossale testa in marmo di una divinità del II secolo d.C.; uno stampo in pietra del II secolo d.C. per la fusione di pendenti; un dipinto a olio intitolato Oracolo a Delfi (1881) di Camillo Miola; e un thymiaterion in bronzo etrusco del IV secolo a.C. I primi tre di questi oggetti furono acquisiti dal fondatore J. Paul Getty e dal Getty Museum negli anni ’70, il quarto nel 1996, e nessuno di loro è più stato esposto al pubblico negli ultimi anni. “Apprezziamo il nostro forte e fruttuoso rapporto con il Ministero della Cultura italiano e con i nostri numerosi colleghi archeologi, conservatori, curatoriali e altri studiosi in tutta Italia, con i quali condividiamo la missione di promuovere la conservazione del patrimonio culturale antico“, ha affermato il direttore Potts.
I COMMENTI ALLA RESTITUZIONE E IL FUTURO DELLE OPERE
“Grazie alla collaborazione tra il Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale e le autorità statunitensi, il magnifico gruppo scultoreo ‘Orfeo e le sirene’ attualmente al Getty Museum di Los Angeles rientrerà in Italia, da dove era stato illegalmente esportato in seguito al suo ritrovamento nel corso di uno scavo clandestino nell’area tarantina“, ha dichiarato il ministro della Cultura, Dario Franceschini. “Nelle prossime settimane l’opera rientrerà e verrà inizialmente esposta al Museo dell’arte salvata per poi essere presto restituita al suo territorio di origine, come è ormai consuetudine. Ringrazio le donne e gli uomini del CCTPC e del nostro corpo diplomatico per l’impegno, la professionalità e la determinazione con cui hanno conseguito questo straordinario risultato, che riporta in Italia un’opera di eccezionale valore“.
“Quando un patrimonio di così inestimabile valore torna in patria è una grande conquista civica e morale, non soltanto per l’eredità culturale che rappresenta, ma anche per la vittoria del senso della legalità e del rapporto con i territori come ci insegna la stessa Convenzione di Faro“, ha commentato Eva Degl’Innocenti, direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Proprio all’area tarantina il Getty aveva già restituito negli anni scorsi degli antichi manufatti ceramici di produzione apula, esposti al MArTA nella mostra Mitomania nel 2019. “In quell’occasione, grazie al grande lavoro di indagine condotto dal Nucleo di tutela del patrimonio del Comando dei Carabinieri, restituimmo alla pubblica fruizione capolavori della ceramica apula che erano stati trafugati da contesti archeologici tarantini ed oggi come allora quella identità storico-culturale rappresenta un legame indissolubile con questa terra”, ha aggiunto la direttrice, che ha anche espresso la volontà di ospitare in via definitiva le opere: “Sarebbe auspicabile che Orfeo e le sue Sirene tornassero a casa e potessero entrare a far parte della esposizione permanente del MArTA. Dopo l’esposizione romana, il MArTA sarebbe pronto ad ospitare il gruppo di figure in terracotta, anche in virtù del progetto in corso di nuovo allestimento espositivo che consentirebbe al gruppo scultoreo di poter recuperare il proprio contesto identitario”.
– Giulia Giaume
Articolo aggiornato il 12 agosto 2022.
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