Arte etrusca e arte contemporanea. Apre a Milano la Fondazione Rovati: le foto
Il bel palazzo storico restaurato da Mario Cucinella apre al pubblico dal 7 settembre 2022 (e fino al 30 l’accesso è gratuito). All’interno, la collezione archeologica etrusca si fonde con opere di arte contemporanea, tecnologia, didattica, ristoranti e spazi conviviali
Risale all’estate la pre-apertura della fondazione milanese, che ha riguardato gli spazi comuni e i servizi come la sala conferenze, la sala studio, il punto vendita della casa editrice Johan&Levi, il caffè-bistrot con affaccio sul giardino e il ristorante all’ultimo piano dell’edificio. Dal 7 settembre 2022, invece, si svela al pubblico anche la parte restante di Fondazione Rovati, quella che rappresenta il suo cuore pulsante, ovvero gli spazi espositivi. Di due tipi, “quasi fossero due musei diversi e complementari” ci spiega il conservatore Giulio Paolucci. Un imponente apparato in cui antico e contemporaneo si mescolano – fisicamente – tra loro, ospitando la collezione in ambienti diversificati e riqualificati dallo studio MCA – Mario Cucinella Architects, con in aggiunta numerosi interventi site specific degli artisti coinvolti nel progetto. La fondazione, diretta da Monica Loffredo, si presenta come un organismo dinamico, aperto al pubblico e alla collaborazione con altre istituzioni e organizzazioni del territorio: basti pensare alle sale espositive, che accolgono opere della collezione Rovati, ma anche prestiti provenienti da musei e privati, con raccolte destinate a mutare nel tempo nel proprio assetto ospitando mostre temporanee e focus specifici. Entrambi gli spazi ospiteranno piccole mostre-chicca. Nei sotterranei a breve se ne terrà una mostra dedicata allo straordinario ritrovamento della Stele di Vicchio, in collaborazione con la Soprintendenza di Firenze. La stele non era stata mai esposta prima. E poi, dal 2023, ogni anno sarà dedicato ad una grande città etrusca: si parte con Vulci.
FONDAZIONE ROVATI DI MILANO: IL PIANO IPOGEO
Gran parte del patrimonio etrusco si trova al Piano Ipogeo, caratterizzato da una grande sala elissoidale circondata da cupole in grado di mantenere un livello acustico compatto e ovattato. La struttura organica in pietra serena è un unicum nel suo genere, completamente scavata nel giardino e sotto al corpo storico del palazzo. Qui prende forma il racconto della vita della civiltà etrusca divisa per tematiche: dalla casa alla bottega, dal mare alla guerra, passando per la scrittura incisa su buccheri e manufatti, che grazie a un dispositivo tecnologico può essere decifrata e compresa dal visitatore. In questa parte, le opere del Novecento si insinuano con naturalezza nell’esposizione (sono state acquisite dalla fondazione appositamente per fare questo, mescolarsi coi reperti etruschi): un vaso di Pablo Picasso evoca la scena di un banchetto etrusco, mentre la testina di donna in bronzo dorato di Alberto Giacometti si mette a confronto con antichi monili e oggetti preziosi. E poi ancora William Kentridge, Lucio Fontana, Gino De Dominicis… In un angolo la sala didattica testimonia la volontà di questa nuova istituzione nel puntare su giovanissimi e scuole.
FONDAZIONE ROVATI DI MILANO: IL PIANO NOBILE
Il Piano Nobile, in cui prosegue il percorso, mostra tutti gli elementi del palazzo settecentesco che ospita la collezione, riportati alla loro bellezza originale grazie a un intervento di restauro conservativo: qui si trovano boiserie e porte dorate, pavimenti in legno e camini in marmo, specchiere e decorazioni a parete. In questa area, dominata da un lungo corridoio, si trovano sale espositive affidate in gran parte all’intervento site specific degli artisti, ognuna caratterizzata da una particolare identità data dal dialogo tra architettura, arte e archeologia, con accostamenti audaci e mai banali. Tra questi, i disegni di Luigi Ontani stagliati contro pareti fucsia, l’opera a parete di Giulio Paolini, i grandi arazzi di Francesco Simeti, lo specchio di Marianna Kennedy, la tela di Giorgio de Chirico che raffigura Le Cheval d’Agamèmnon proveniente dalla Collezione Giuseppe Merlini di Busto Arsizio e la Lanterne à quatre lumières di Diego Giacometti (di cui si terrà una mostra nel 2023). Si tratta in larga parte di opere datate 2022, quindi produzioni commissionate dalla Fondazione che resteranno qui a lungo. A Sabrina Mezzaqui invece è affidata la piccola sala dedicata alle mostre temporanee. “Le diverse componenti dell’allestimento hanno l’obiettivo di creare un continuum narrativo per opposizioni o continuità nel dialogo fra antico e contemporaneo, Piano Ipogeo e Piano Nobile”, spiega Giovanna Forlanelli, presidente della fondazione, “e di dare quindi specifiche sollecitazioni al visitatore che, come esperienza emozionale oltre ai reperti e alle opere, visita anche gli spazi architettonici. Anch’essi, come i reperti e le opere, nella continua variazione di forme, luci e colori, non sono contenitori ma parte integrante della visita”.
– Giulia Ronchi
https://www.fondazioneluigirovati.org/it
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