Il Prado di Madrid restaura un’opera di Guido Reni. E prepara la grande mostra del 2023

Il Prado restaura Atalanta e Ippomene, capolavoro di Guido Reni, e lo espone al centro della galleria centrale fino a novembre. in attesa della grande monografica dedicata al maestro della scuola bolognese, prevista nella primavera del 2023

Tra i tanti capolavori custoditi al Museo del Prado, Atalanta e Ippomene di Guido Reni (Bologna, 1575-1642) è senz’altro uno dei quadri più importanti, ma forse non è fra i più noti al pubblico, che spesso identifica la pinacoteca madrilena come luogo di culto per ammirare la pittura di Velázquez o di Rubens, di Tiziano o di Bosch. “Quest’opera in realtà è un autentico gioiello del museo” dichiara Andrés Ubeda, direttore aggiunto del Prado e responsabile della conservazione scientifica della collezione. “E, al di là dei pregiudizi sorti in passato nei confronti della pittura bolognese del Seicento, Guido Reni è una straordinaria personalità che nella storia della cultura europea crea modelli fisici, composizioni e attitudini pittoriche che propongono un nuovo concetto di bellezza”.

Dettaglio del volto di Atalanta dopo il restauro

Dettaglio del volto di Atalanta dopo il restauro

GUIDO RENI: LA GRANDE MONOGRAFICA DEL 2023

Atalanta e Ippomene è davvero un capolavoro assoluto che, una volta visto, non si può dimenticare. Dopo un accurato restauro, perciò, il Prado ha voluto dare il giusto risalto al grande olio su tela di Guido Reni (datato tra il 1618-19), esponendolo temporalmente in una struttura speciale collocata nel mezzo della Galleria Centrale, dove visitatori e turisti non possono fare a meno di ammirarlo. In novembre, poi, il quadro viaggerà a Francoforte, dove lo Stadel Museum prepara una mostra dedicata al pittore bolognese. Nella primavera del 2023, la tela rientrerà a Madrid per essere esposta all’interno della più vasta monografica dedicata a Guido Reni mai allestita in epoca moderna, insieme con la versione omonima proveniente dal Museo di Capodimonte.

Atalanta e Ippomene al centro della Galleria Centrale - Museo del Prado

Atalanta e Ippomene al centro della Galleria Centrale – Museo del Prado

GUIDO RENI: LA BELLEZZA SUBLIMATA

Guido Reni è un artista che ha cambiato lo sviluppo dell’arte pittorica del XVII secolo”, spiega David García Cueto, giovane storico dell’arte da qualche anno conservatore capo della pittura italiana e francese al Prado e curatore della prossima monografica su Guido Reni. “In questa tela l’artista bolognese condensa con forte impatto visivo il momento culminante del mito raccontato da Ovidio nel Decimo Libro delle Metamorfosi. Si tratta di una composizione di straordinaria bellezza, che esprime attraverso l’anatomia delle figure, il movimento dei corpi e l’eloquenza di gesti tutto il contenuto del mito classico. Un mito pagano certo che – secondo lo storico dell’arte Marc Fumaroli – si potrebbe leggere anche in chiave cristiana: come meditazione sulla virtù umana, identificando Atalanta con Eva (la tentatrice) e Ippomene con un Adamo virtuoso, che rifiuta la tentazione”.

Dettaglio dell'opera di Guido Reni dopo il restauro. Museo del Prado

Dettaglio dell’opera di Guido Reni dopo il restauro. Museo del Prado

GUIDO RENI: UN RESTAURO DURATO NOVE MESI

Il restauro dell’opera, realizzato nei laboratori del Prado (un’eccellenza a livello internazionale) con il contributo della Fondazione Iberdrola Spagna, è durato nove mesi, incluso lo studio ai raggi X della tecnica pittorica del maestro e dei pigmenti da lui usati, e la sostituzione della cornice. Sotto le mani sapienti e delicate di Almudena Sánchez l’opera ha ritrovato il suo antico splendore, ripulita dalle incrostazioni del tempo e dagli interventi correttivi del passato. “Il restauro ha permesso di recuperare il senso di profondità dello spazio, soprattutto la linea del mare e quella dell’orizzonte, del cielo”, ci spiega la restauratrice spagnola. “Rimuovendo gli strati di vernice sovrapposti nel tempo, sono emersi i colori originali del magnifico paesaggio che fa da sfondo all’incontro fra Atalanta e Ippomene: la sua autentica luminosità e la sua forza espressiva. L’anatomia dei personaggi, l’incarnato freddo dei corpi nudi in primo piano, è ottenuto attraverso un uso straordinario delle ombre, fatte con velature sottili alternate a pigmenti grigio intenso”. Peccato solo che l’originale azzurro smaltato del cielo abbia subito una alterazione irreversibile, rendendo meno evidente ormai il contrasto con le nubi dall’aspetto cotonoso.

LA SCUOLA BAROCCO ITALIANO NELLE SALE DEL PRADO

Dello stesso soggetto Guido Reni dipinse in realtà quattro tele. Oltre alla versione del Prado – forse la meglio conservata oggi, in realtà fino agli anni Settanta del Novecento custodita all’Università di Granada – esistono la sopracitata tela di Capodimonte e altre due versioni, della quali tuttavia oggi si sono perse le tracce. La collezione del Prado, oltre a Davide e Golia di Caravaggio, comprende anche altre dodici tele di Guido Reni e opere del Seicento italiano, soprattutto di scuola napoletana. “Il Barocco italiano, in particolare la scuola bolognese, e l’arte spagnola del secondo Seicento sono le due stagioni artistiche che oggi ancora sono meno presenti alle pareti del Prado” conclude il direttore Miguel Falomir. “Tra i progetti futuri, in vista anche dell’apertura del Salón de Reinos, c’è proprio l’ampliamento di queste sezioni nell’edificio del Villanueva, con l’esposizione di tante opere purtroppo ancora relegate nei depositi del museo”.

Federica Lonati

Guido Reni, Atalanta e Ippomene. A Madrid, Museo del Prado, Galleria Centrale, fino alla prima settimana di novembre
www.museodelprado.es

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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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