A Bergamo la nuova veste dell’Accademia Carrara e la mostra su Cecco del Caravaggio
La grande istituzione, tra i punti focali della settimana di apertura della Capitale Italiana della Cultura, ha rivoluzionato il proprio allestimento e aperto la prima esposizione mai dedicata allo studente, modello (e amante) di Caravaggio
Una casa davvero degna per una grande collezione. L’Accademia Carrara di Bergamo – istituzione secolare che copre cinquecento anni di storia pittorica con punte altissime tra Botticelli, Raffaello e Mantegna – riapre con un volto tutto nuovo e si unisce ai festeggiamenti della Capitale Italiana della Cultura, che la città lombarda condivide con Brescia. Gli spazi del museo, aperto al pubblico dal 28 gennaio 2023, sono stati completamente ripensati, sia all’interno sia all’esterno, e accompagnati da una nuova programmazione dal profilo internazionale, a cominciare dalla prima esposizione mai dedicata a Cecco del Caravaggio (Francesco Boneri, circa 1585 – 1620), figura enigmatica di artista anticonformista, allievo, modello (e probabilmente amante) del Merisi. Una mostra, questa, che simboleggia in tutto il nuovo corso che vuole intraprendere il museo, come ricordato da Giorgio Gori nella doppia veste di sindaco di Bergamo e presidente della Fondazione Accademia Carrara, dopo gli anni duri della pandemia. “Le nuove idee generano energia: la città ne aveva decisamente bisogno”, ha commentato Maria Cristina Rodeschini, direttrice dell’Accademia. “Abbiamo aperto una serie di riflessioni nel 2020, su come saremmo stati dopo e cosa avremmo dovuto fare per dare nuova speranza”. Da qui il lavoro con una grande commissione internazionale e un elemento guida: “Il progetto sia stato voluto dalla città”.
IL GRANDE RINNOVAMENTO DELL’ACCADEMIA CARRARA
Totale il ripensamento degli spazi dell’Accademia, seguito all’ultimo del 2015, su progetto dell’architetto Antonio Ravalli, nell’ottica sia della valorizzazione del patrimonio storico e artistico (oltre che paesaggistico) della Carrara sia dell’offerta di una aggiornata esperienza di visita. Negli interni, i tre piani del palazzo sono stati riconfigurati così da restituire al pubblico un museo agile e moderno di apparente semplicità: al piano terra resta lo spazio di accoglienza, cui si aggiungeranno un’area per i restauri e un auditorium; al primo piano segue un grande spazio flessibile per le mostre temporanee – che ospiterà nel 2023 le esposizioni su Naoki Ishikawa e la Pittura di storia e melodramma –, oltre ai focus sulle opere della collezione, soprattutto dai depositi; e al secondo piano ci sono infine le sedici sale dell’esposizione permanente, che vede le trecento opere della collezione suddivise in due grandi aree tematiche, una rinascimentale (su fondo rosso) e una moderna (su fondo blu, impercettibilmente più chiaro in ogni stanza), con nuovi inserti dedicati a sculture e medaglie intarsiate. A connessione dei tre piani, lungo le scale interne, l’installazione Conversazioni Sacre del duo artistico Fallen Fruit incorpora elementi delle opere della collezione insieme a fiori e piante locali o dalle collezioni cittadine in un gradiente che dal nero all’azzurro accompagna i visitatori lungo la salita.
Tra interno ed esterno è poi in fase di costruzione un percorso coperto ma trasparente a collegamento dei tre piani – con tanto di vista sulle natura bergamasca e soprattutto sulle grandi mura venete, patrimonio UNESCO –, che sarà arricchito da un bistrot: il tutto sarà inaugurato in tempo per l’estate insieme ai Giardini di PwC, un’area verde di tremila metri quadri aperta a tutti realizzata in collaborazione con l’omonima società di consulenze. Una serie di investimenti (da quattro milioni di euro) che già sortiscono l’effetto di attirare l’attenzione su questo polo di eccellenza da tutta Europa, racconta Gianpietro Bonaldi, responsabile operativo dell’Accademia.
UNA GRANDE MOSTRA SU CECCO DEL CARAVAGGIO
A inaugurare la programmazione espositiva 2023 nei nuovi spazi dedicati ai progetti temporanei è la grande mostra Cecco del Caravaggio. L’Allievo Modello. L’enigmatico Francesco Boneri, nato in territorio bergamasco ma per anni considerato fiammingo, studiò alla “Schola” del Caravaggio e portò clamorose novità negli impianti iconografici del tempo, si distinse come virtuoso nell’uso del colore e venne successivamente inquadrato – negli studi avviati a partire dagli anni Novanta da Gianni Papi, che è oggi curatore della mostra – come un “iperrealista ante litteram”. Della ricca collezione di opere qui esposte, 42 di cui 19 di Cecco (dei 25 dipinti noti al mondo), spiccano la Cacciata dei mercanti dal tempio – prestito della Gemäldegalerie di Berlino e primo dipinto noto dell’artista, in cui una composizione movimentata di stampo caravaggesco si unisce all’atmosfera tagliente e ai colori puri mutuati dal maestro bresciano (ma di gusto nordico) Giovanni Gerolamo Savoldo – e lo splendido Fabbricante di Strumenti Musicali, che (soprattutto nella variante inglese) esibisce quella connotazione omoerotica propria dell’opera del Boneri, e che raggiunge il suo apice nell’audace San Giovanni Battista al fonte. “La mostra dà una consacrazione definitiva a un personaggio misterioso, forse il più affascinante tra i cosiddetti seguaci di Caravaggio. Lui ha qualcosa in più: è stato allievo, modello e probabilmente compagno di Caravaggio, e dal 1600 al 1606 hanno probabilmente condiviso la vita. È stato rappresentato dal suo maestro in sette dipinti, come lo splendido ‘San Giovanni Battista’ della Capitolina e il ‘Davide e Golia’, qui esposti a turno, e il celebre ‘Amor Vincit Omnia’”, ha commentato il curatore e studioso Gianni Papi, che ha sostanzialmente rivoluzionato gli studi su Cecco e i caravaggeschi notando dettagli come la straordinaria attenzione di Boneri per la moda e gli accessori.“È una mostra che ha tutti gli elementi chiave, e Bergamo, vista l’esperienza e la vita di Cecco e di Caravaggio, è il luogo perfetto dove farla”.
Giulia Giaume
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