La Grecia non accetta il prestito dei marmi del Partenone: “Sono un furto”
Il prestito finirebbe per riconoscere legalmente il possesso inglese: “Il nostro Paese che non riconosce la proprietà delle sculture da parte del British Museum, sono il prodotto di un furto” ha dichiarato il ministero greco della Cultura
“Ribadiamo la ferma posizione del nostro Paese, che non riconosce la giurisdizione, il possesso e la proprietà delle sculture da parte del British Museum, in quanto sono il prodotto di un furto“: così il ministero della Cultura greco tronca le voci su un possibile prestito dei marmi del Partenone, pochi giorni dopo che il museo londinese ha confermato i colloqui tra il proprio presidente George Osborne e dei rappresentanti greci sul ritorno dei fregi ad Atene.
IL NO AL PRESTITO DEI MARMI DEL PARTENONE
Nonostante il prestito sembrasse inizialmente lo scenario più probabile – data la storica ritrosia del museo e il rifiuto del governo inglese a emendare il British Museum Act, che vieta le restituzioni permanenti –, la dichiarazione del ministero della Cultura greco al quotidiano ellenico Kathimerini smentisce l’opzione come praticabile. La posizione ufficiale del Paese è irremovibile sul fatto che i marmi del Partenone sottratti nel 1832 appartengano inequivocabilmente alla Grecia. “Il governo, dall’inizio del suo mandato, ha agito con serietà, responsabilità, sensibilità ed efficienza, al fine di realizzare l’obiettivo nazionale di restituire le sculture del Partenone ad Atene e riunirle nel Museo dell’Acropoli”, si legge nella dichiarazione al giornale greco. “Lo dimostrano una serie di eventi degli ultimi due anni: dalla decisione dell’UNESCO, nel settembre 2021, e la riunificazione definitiva (sine die) del frammento di Fagan, alla conversione e al sostegno della richiesta greca da parte dell’opinione pubblica internazionale. Ribadiamo, ancora una volta, la ferma posizione del nostro Paese che non riconosce al British Museum la giurisdizione, il possesso e la proprietà delle sculture, in quanto frutto di un furto”. La lettera, glaciale, chiude alludendo alla fuga di notizie come a un triste risultato delle competizioni interne che stanno cercando di minare la stabilità e la credibilità del governo greco.
LA CRESCENTE PRESSIONE SUL BRITISH MUSEUM
In piena linea con il dibattito globale sulla restituzione delle opere d’arte saccheggiate in epoca coloniale, continua a crescere la pressione sul British Museum affinché riconosca la rivendicazione greca sui marmi. E non solo dall’esterno: il celebre attore e scrittore inglese Stephen Fry ha esortato pubblicamente il British a restituire i manufatti dichiarando che “la rimozione delle sculture del Partenone da Atene è stata come togliere la Torre Eiffel da Parigi o Stonehenge da Salisbury”, aggiungendo che i marmi “sono un simbolo indelebilmente evocativo dell’eredità e dell’identità greca”. Il cuore della richiesta riecheggia la lunga diatriba internazionale: “Non solo credo che appartengano di diritto alla Grecia, ma queste sculture finemente scolpite non sarebbero ancora più sbalorditive da vedere se viste riunite come un’unica opera d’arte nel Museo dell’Acropoli?”, ha dichiarato Fry, menzionando il museo ateniese di fresco restauro. Un appello, questo, che si allinea con il gruppo del Parthenon Project – istituito dal magnate greco John Lefas e presieduto dall’ex ministro della Cultura inglese Edward Vaizey – che sostiene questo scambio culturale tra la Grecia e il Regno Unito, anche auspicando nuovi prestiti straordinari dai musei ellenici.
Giulia Giaume
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