Taverne, lavanderie e sex toys. Le scoperte archeologiche fatte a febbraio 2023
Continua la nostra rubrica mensile dedicata al mondo dell’archeologia, costellata da scoperte, studi, acquisizioni e progetti di valorizzazione del patrimonio antico. Ecco cosa è accaduto nelle ultime settimane
Antiche taverne, lavanderie, forni e persino sex toys: il mese di febbraio è stato particolarmente prolifico per gli archeologi di diverse aree del mondo, intenti con il loro lavoro a restituirci parte della storia del passato e di chi ci ha preceduto migliaia di anni fa. E dalle scoperte che sono state fatte recentemente, emerge come gli “antichi” non siano poi tanto diversi da noi, con usi e costumi che ancora oggi caratterizzano le nostre società e i nostri stili di vita. Dal Belgio alla Gran Bretagna, passando dall’Iraq e facendo ritorno in Italia nella sempre sorprendente Pompei, ecco quali sono le più interessanti scoperte archeologiche effettuate nelle ultime settimane.
Desirée Maida
Le scoperte archeologiche di gennaio 2023
Le scoperte archeologiche di dicembre 2022
Le scoperte archeologiche di novembre 2022
Le scoperte archeologiche di ottobre 2022
IL DODECAEDRO IN BRONZO TROVATO IN BELGIO
Ad aver trovato, in un campo vicino alla città di Kortessem in Belgio, un misterioso oggetto in bronzo a dodici facce è stato un archeologo dilettante, Patrick Schuermans, servendosi di un metal detector. Il manufatto risalirebbe a 1600 anni fa, e gli archeologi del Gallo-Roman Museum a Tongeren ritengono sia di epoca romana, proprio come un altro dodecaedro in bronzo custodito all’interno del museo, trovato nelle vicinanze nel 1939. Questa tipologia di oggetti sembra aver trovato diffusione soprattutto nelle regioni nord-occidentali dell’Impero Romano, zone dove negli ultimi duecento anni sono stati ritrovati più di cento dodecaedri: artefatti di cui ancora non è ben chiara la funzione, secondo alcuni studiosi potrebbero essere stati strumenti utilizzati per la misurazione, calendari, oggetti di ornamento. L’ipotesi più affascinante è quella teorizzata dagli archeologi del Gallo-Roman Museum, secondo i quali i dodecaedri erano utilizzati dai Romani per rituali magici, per predire il futuro o per la stregoneria, per poi essere proibiti con l’avvento del Cristianesimo.
I DEPOSITI DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI SIBARI
Dopo anni di attesa, è stato avviato l’iter di riorganizzazione dei depositi del Parco Archeologico di Sibari, nel Comune di Cassano All’Ionio in Calabria: 500mila reperti collocati in 20mila cassette, tra cui pezzi di anfore e vasi, frammenti di pareti e pietre, tutti provenienti dall’area ionica della Calabria del Nord e dalla provincia di Cosenza. Il progetto di sistemazione dei depositi è finalizzato all’apertura degli stessi al pubblico, facendo così di uno spazio solitamente non fruibile dai visitatori e frequentato solo da addetti a lavori un luogo di esposizione museale. Gli studi e le ricerche avviati per la riorganizzazione dei depositi son stati condotti con l’aiuto dei ricercatori della Scuola Alti Studi di Lucca e dell’Università della Campania Vanvitelli; hanno inoltre collaborato nella direzione scientifica il direttore del Parco Filippo Demma e i professori Maria Luisa Catoni e Carlo Rescigno, con la coordinazione della direttrice del Laboratorio di Restauro e responsabile dell’area Valorizzazione del Parco Camilla Brivio e il contributo della ricercatrice dell’Imt Serena Guidone.
UN SITO ARCHEOLOGICO IN AUTOSTRADA: LA VILLA DEI VOLUSII SATURNINI A FIANO ROMANO
Nasce dall’impegno di Autostrade per l’Italia con la collaborazione del Ministero della Cultura e il Touring Club Italiano la riapertura del complesso archeologico di Villa dei Volusii Saturnini, nei pressi di Fiano Romano. L’iniziativa, che rientra nell’ambito del progetto Wonders. Scopri l’Italia delle meraviglie, vede protagonista il complesso residenziale extraurbano appartenente alla colonia romana di Lucus Feroniae, rinvenuta nel 1961 durante i lavori di costruzione dell’Autostrada del Sole Roma-Firenze. Edificata intorno alla metà del I secolo a.C., la Villa consta di due livelli, e sorge su un terrazzo naturale che si affaccia sulla bassa valle del Tevere. Il sito è raggiungibile dall’Area di Servizio Feronia Ovest, in A1 nei pressi di Fiano Romano, diventando così anche la porta di ingresso a un sito archeologico: attraverso i touch point presenti presso l’area di servizio e con il supporto degli strumenti digitali, i visitatori vengono accompagnati nel tour archeologico con un’audioguida scaricabile dai QR code presenti nei punti di interesse. Il sito è visitabile dal martedì al sabato dalle 9 alle 17 e la domenica e i festivi dalle 9 alle 14.
IN GRAN BRETAGNA SCOPERTO UN SEX TOY DI EPOCA ROMANA
Per anni si è pensato che fosse uno strumento utilizzato per cucire, probabilmente perché è stato trovato in un fosso in cui erano presenti accessori per abiti e scarpe, nel 1992 a Northumberland, al confine tra l’Inghilterra e la Scozia. Invece secondo recenti studi condotti dai ricercatori dell’Università di Newcastle e dell’University College di Dublino, l’oggetto in legno dalla lunghezza di 16 centimetri erroneamente considerato uno strumento per rammendare sarebbe un sex toy risalente a 2000 anni fa. Il fallo di Vindolanda, a grandezza naturale, in realtà avrebbe potuto avere anche altre destinazioni d’uso, come ad esempio quella di portafortuna. “Devo confessare”, ha dichiarato Rob Collins, docente senior di archeologia dell’Università di Newcastle, “che una parte di me pensa che sia abbastanza ovvio che si tratti di un pene. Non so chi l’abbia inserito nel catalogo. Forse qualcuno non si sentiva a proprio agio o non pensava che i Romani avrebbero fatto cose così sciocche”. Se così fosse, si tratterebbe del primo dildo mai rinvenuto prima da scavi archeologici.
A CROTONE IL SITO ARCHEOLOGICO NEI SOTTERRANEI DELLA BANCA
Dopo anni di chiusura, a Crotone torna fruibile il sito archeologico ubicato al piano interrato della sede di Bper Banca di via Napoli: un’area di 750 metri quadrati da cui sono emersi, durante lavori condotti nel 1985, resti di costruzioni e parte dell’abitato antico dall’età arcaica al tardo medioevo. Le stratificazioni testimoniano il passaggio di tre epoche, quella romana (II e III secolo), quella greca (IV e III secolo a.C.) e quella dell’alto medioevo. “Stiamo lavorando, in sinergia con i colleghi di giunta e con gli uffici affinché luoghi importanti dal punto di vista storico-culturale ma anche il patrimonio di opere d’arte sia restituito alla fruibilità della collettività”, ha dichiarato l’assessore alla Cultura del Comune Nicola Corigliano. “Il sito archeologico di via Napoli, che racconta una parte importante della nostra storia, è giusto che sia conosciuto e valorizzato. Ed è importante in particolare che siano i giovani a visitarlo. Al riguardo fisseremo una serie di specifici appuntamenti con le scuole oltre a prevedere altre modalità di visita per coloro che vorranno apprezzare un pezzo importante della nostra storia”.
L’ACQUISIZIONE DEL REPERTO EGIZIO DA PARTE DEL MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO DI TREIA
Il Museo Civico Archeologico di Treia (in provincia di Macerata) ha recentemente acquisito un reperto egizio, una scultura in legno raffigurante una mano destra aperta. “Si tratta di un reperto tipologicamente pertinente al coperchio di un sarcofago antropoide ligneo, in discreto stato di conservazione, che mantiene parte della decorazione con stucco dorato e sovradipinture di colore rosso-marrone”, spiega una nota del Museo. Sul reperto è apposta un’etichetta in carta con la dicitura: “mano lignea inserita nelle fasce di lino di mummia della Valle dei Re”. Il reperto risalirebbe a un’epoca compresa tra il XVI e il X Secolo a.C. Il bene, di proprietà dello Stato, nel 2021 era stato consegnato ai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Ancona da un privato cittadino che lo deteneva legalmente, per poi passare alla Soprintendenza, che lo ha destinato al Museo Civico Archeologico di Treia. Il Museo espone numerosi reperti egizi, sottolineando come nell’antichità Treia fosse un centro legato alle civiltà orientali: risalgono infatti alla prima metà del II sec. d.C. testimonianze del culto di Iside e del Serapide, divinità egizie alle quali sembra essere dedicato il complesso santuariale all’interno dell’area del SS. Crocifisso.
LA TAVERNA DI 5000 ANNI FA SCOPERTA IN IRAQ
È una scoperta che vede protagonisti gli archeologi dell’Università di Pisa e della Pennsylvania University quella effettuata nell’antica Lagash, una delle più importanti città-stato della Mesopotamia, oggi in Iraq: una sorta di taverna con tanto di frigorifero risalente a 5000 anni fa. La scoperta è stata effettuata in una zona dell’antica città che doveva ospitare un quartiere popolare, probabilmente legato alle attività artigianali e alla produzione di ceramiche. “Il ritrovamento fatto a Lagash è in grado di gettare nuova luce sullo studio dell’alimentazione e della cucina dell’antica Mesopotamia, finora principalmente conosciuta e approfondita attraverso i testi, che tuttavia non coprono i periodi più antichi del Sumer”, spiega Sara Pizzimenti, Professoressa Associata di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico di UniPi. “All’interno di quello che era un luogo pubblico per la produzione, distribuzione e consumo dei pasti, che doveva probabilmente avvenire all’interno del grande cortile con banchette, sono state ritrovate, infatti, un centinaio di ciotole contenenti resti di cibo, assieme ai dispositivi per la conservazione di bevande e alimenti. La ‘taverna’ di Lagash è di conseguenza un tassello importante per ricostruire le conoscenze nel campo della produzione e distribuzione alimentare, economia alla base delle prime società complesse della storia dell’uomo”.
LA LAVANDERIA E IL FORNO SCOPERTI A POMPEI
Il sito archeologico di Pompei non smette di riservare sorprese: un nuovo progetto di scavo condotto nell’Insula 10 della Regio IX, lungo Via di Nola, ha recentemente portato alla luce le creste murarie di diversi edifici, tra cui una casa, destinata poi alla funzione di fullonica, ovvero lavanderia, e un’altra abitazione dotata di forno e cella superiore. Sono emersi poi, dai diversi strati già esaminati, buche praticate nel terreno per scopi agricoli. “Scavare a Pompei è un’enorme responsabilità”, sottolinea il direttore del sito Gabriel Zuchtriegel. “Lo scavo è un’operazione non ripetibile, quello che è scavato lo è per sempre. Perciò bisogna documentare e analizzare bene ogni reperto e tutte le relazioni stratigrafiche e pensare sin da subito a come mettere in sicurezza e restaurare quello che troviamo”.
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