Bio restauro: la nuova frontiera del recupero dei capolavori dell’arte antica sostenibile
Batteri al posto di solventi, questa è la vera rivoluzione nel campo del restauro. Un processo di “ricostruzione” che restituisce la bellezza dei capolavori della storia dell’arte attraverso tecniche sostenibili e all’avanguardia
Il restauro del gruppo scultoreo di Jacopo Sansovino custodito nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio a Roma, è stato oggetto di uno studio preliminare di diversi enti di ricerca che hanno poi approvato l’applicazione di tecnologie biosostenibili ed ecocompatibili, meglio conosciute come bio restauro. Dopo anni, la Madonna con Bambino – più comunemente, la Madonna del parto – di Sansovino torna a splendere avvolta nei suoi morbidi panneggi grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza Speciale di Roma e Intesa Sanpaolo nell’ambito di Restituzioni (il programma con il quale la Banca salvaguarda e valorizza i beni culturali del nostro Paese) e del Laboratorio OEM dell’Enea.
LE TRE FASI DEL BIO RESTAURO PER LA MADONNA DEL PARTO DI JACOPO SANSOVINO
“Nel restauro è importante avere degli elementi che possano intervenite solo sul materiale da rimuovere” ha spiegato il professor Giorgio Bonsanti, curatore scientifico di Restituzioni Intesa Sanpaolo. “Avere dei batteri di diversi ceppi che possono eliminare cere e paraffine – i più dannosi per le opere d’arte antiche- è stata una soluzione davvero importante. Stiamo parlando di ricerche ancora da approfondire e sperimentare, ragion per cui sono poco diffuse”. L’intervento, condotto dalla restauratrice Anna Borzomanti, è durato sei mesi, applicando metodologie e indagini non tradizionali che hanno agito sull’opera senza alcun tipo di aggressione e nel pieno rispetto dell’ambiente. Le fasi in cui si è suddiviso il processo sono tre: la prima è un approfondito studio diagnostico (finalizzato all’individuazione delle sostanze penetrate nella porosità del marmo); la seconda fa riferimento all’utilizzo di solventi organici, necessari per poi procedere con l’applicazione della biologia del restauro. Questa pratica prevede l’utilizzo di microorganismi che, attraverso l’azione metabolica, rimuovono le sostanze incoerenti sull’opera d’arte, mangiandole. La terza e ultima fase adopera la strumentazione laser, restituendo il gioco di rifrazioni tra luci e ombre della scultura.
RESTITUZIONI: IL PROGRAMMA DI RECUPERO DEL PATRIMONIO ARTISTICO DEL GRUPPO INTESA SAN PAOLO
Questa importante restituzione è la prima per la Capitale e rientra nell’ambito dell’omonimo programma del gruppo bancario Intesa Sanpaolo che da anni si impegna nella valorizzazione e nella restituzione del patrimonio culturale. Tra i diversi esempi di restituzioni monumentali si ricordano i mosaici pavimentali paleocristiani della Basilica di Aquileia, gli affreschi di Lanfranco nella Cappella del Tesoro di San Gennaro nel Duomo di Napoli, quelli di Altichiero e Avanzo nella Cappella di San Giacomo nella Basilica del Santo a Padova. Dal 1989 a oggi, si annoverano oltre duemila opere restituite al pubblico, una sorta di museo ideale custode di opere di diverse epoche, dall’arte antica a quella contemporanea.
Valentina Muzi
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