Luigi Basiletti e l’Antico. La mostra sul fautore della riscoperta della Brescia Romana
Archeologo, architetto, pittore. Vissuto tra XVIII e XIX secolo, Basiletti nutrì un grande entusiasmo per l’antichità classica e animò la campagna di scavo che portò alla scoperta della Vittoria Alata
In quest’anno così denso di avvenimenti e di programmi per Brescia, che insieme a Bergamo riveste il ruolo di Capitale Italiana della Cultura, una mostra si pone in relazione a un anniversario che sembra cadere quasi di proposito: nel 1823 fu infatti dato il primo colpo di piccone per quella campagna di scavi che doveva inaugurare la riscoperta della Brixia Romana e avrebbe portato, tre anni dopo, all’esumazione della Vittoria Alata. Profeta e animatore di questa crociata per la riscoperta dell’Antico, in pieno periodo di entusiasmo neoclassico, fu una figura che finalmente trova occasione di essere adeguatamente illuminata e celebrata: Luigi Basiletti (Brescia, 1780 – 1859).
CHI È STATO LUIGI BASILETTI
Forse i manuali di storia dell’arte non si sono occupati granché di lui, eppure il ruolo di Basiletti nella vita culturale italiana di quel periodo fu di estremo rilievo, come archeologo, certo, ma anche come architetto e pittore. La mostra Luigi Basiletti e l’Antico – a cura di Roberta D’Adda, Bernardo Falconi e Francesca Morandini, con catalogo Skira – in corso a Palazzo Tosio, sede dell’Ateneo Bresciano in questa occasione eccezionalmente aperto al pubblico, ne riconsacra le glorie nello stesso palazzo che lo vide protagonista, come decoratore, consigliere e amico del suo nobile proprietario. Infatti, per allestire la dimora che doveva ospitare la sua collezione d’arte, il conte Paolo Tosio si affidò alla competenza e sensibilità di Basiletti. Questi aveva potuto ampliare e affinare il proprio bagaglio culturale durante i suoi lunghi soggiorni a Roma, dove poté godere dell’amicizia e del supporto di Antonio Canova, alternati a viaggi nei territori circostanti, con incursioni a Napoli e a Pompei, mete obbligate del classico Grand Tour.
LA MOSTRA SU LUIGI BASILETTI A BRESCIA
Possiamo indovinare la sua indole, che ci appare al tempo stesso riflessiva e appassionata, dall’Autoritratto all’età di venticinque anni che egli eseguì nel 1805. La poliedrica personalità di Basiletti emerge, di sala in sala, attraverso un incalzante dispiegamento di dipinti, disegni, incisioni, medaglie. Oltre ad arredi e reperti della collezione permanente, sono presenti opere provenienti in gran parte dalla Pinacoteca Tosio Martinengo, il cui nucleo originario è costituito proprio da quella che fu la collezione d’arte di Paolo Tosio.
I dipinti, pur ispirati da un’entusiastica passione neoclassica, si rivelano animati da uno spirito decisamente romantico, soprattutto nei confronti del paesaggio, affrontando temi desunti dalla storia antica o dal mito, o cogliendo in presa diretta vedute di templi e rovine. In uno di questi panorami Basiletti si autoritrae all’opera, e possiamo cogliere le sue fattezze in una figurina seduta davanti al cavalletto rizzato in mezzo alla maestà e all’incombenza di dirupi e foreste. A questi quadri realizzati, per così dire, sul campo si aggiungono poi i numerosi ritratti, che raffigurano le personalità con cui ebbe rapporti di stima e di amicizia.
Se i dipinti ci illuminano sulla sua tempra d’artista e sul suo spirito di viaggiatore, nelle sale successive, grazie al nucleo di documenti che ci testimoniano la sua infaticabile attività di sovrintendente agli scavi archeologici nell’area del Capitolium, di progettista del Museo Patrio e di ideatore dell’impresa editoriale del Museo Bresciano Illustrato, si apprezzano tutte le sfumature della multiforme attività di Luigi Basiletti, e il suo ruolo insostituibile nel forgiare l’immagine di Brescia quale ci appare oggi e nel valorizzare il suo patrimonio culturale.
Alberto Mugnaini
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