I Carabinieri dell’Arte hanno recuperato 266 reperti archeologici italiani dagli Stati Uniti
I reperti, restituiti all’Italia al termine di una grossa indagine, sono tutti di grande valore e appartengono a un arco temporale che va dall’età Villanoviana alla civiltà etrusca e dalla Magna Grecia fino all’età romana imperiale
Decine di reperti archeologici di pregevole valore, stimati sul mercato dei beni culturali in svariate decine di milioni di euro, tornano finalmente nelle mani dell’Italia. Questa è l’eccezionale conclusione di una lunga indagine svolta dai Carabinieri dell’Arte (appartenenti cioè al nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale) in collaborazione con la Procura di New York e gli agenti della Homeland Security Investigations, che ha visto il rimpatrio delle opere lo scorso 8 agosto.
Accanto ai beni culturali restituiti – la cui provenienza illecita è stata inequivocabilmente dimostrata – sono stati rimpatriati anche 70 lotti (che contano complessivamente 145 pezzi) che fanno parte della procedura fallimentare a carico del cittadino inglese Robin Symes (con indagini sfociate anche in una procedura extragiudiziale e in una causa civile, condotta con il Ministero della Cultura) e 65 manufatti dal Menil Collection Museum di Houston, restituiti spontaneamente al MiC una volta accertata dai Carabinieri TPC la provenienza dei beni da scavi clandestini fatti sul territorio italiano e la successiva esportazione illecita.
I beni archeologici italiani esportati illegalmente negli Usa
Tutti i reperti, rientrati in Italia con spedizione diplomatica, appartengono a un arco temporale che va dall’età Villanoviana (IX/VIII sec a.C.), alla civiltà etrusca (VII/IV sec. a.C.), alla Magna Grecia (V/III sec. a.C.) fino all’età romana imperiale (I-II sec d.C.). L’ingente patrimonio archeologico era arrivato negli Stati Uniti negli ultimi decenni del secolo scorso come risultato di uno smercio internazionale: il difficile recupero è avvenuto grazie alla consolidata collaborazione tra Italia e USA nel settore, un ambito nel quale i Carabinieri dell’Arte e il District Attorney’s Office di New York (attraverso il coordinamento delle indagini negli USA svolto dall’Assistant District Attorney di NY, il colonnello Matthew Bogdanos) hanno avviato una cooperazione che ha pochi eguali al mondo.
Giulia Giaume
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