L’importante ritrovamento archeologico in Romagna di cui nessuno sta parlando 

Paiono i resti di un grande tempio romano quelli scoperti. Nonostante ciò, la notizia è passata inosservata e i lavori per costruirvi un supermercato sembrano non fermarsi

A Sarsina (in provincia di Forlì – Cesena), comune dell’entroterra romagnolo che ha dato i natali al famoso commediografo Tito Maccio Plauto, sono stati recentemente rinvenuti i resti di un imponente edificio pubblico di epoca romana, durante gli scavi per la realizzazione di un supermercato Conad e di un centro sportivo. 

Il ritrovamento archeologico di Sarsina (FC). Photo Silvia Camporesi
Il ritrovamento archeologico di Sarsina (FC)

L’importante ritrovamento archeologico a Sarsina 

L’edificio – parzialmente riportato in luce e di cui si distinguono murature in alzato rivestite in lastre di marmo, blocchi di arenaria squadrati e altre strutture minori probabilmente successive al fabbricato principale – potrebbe riferirsi al Capitolium, il principale tempio romano, dedicato alla Triade Capitolina (Giove, Giunone e Minerva) e costruito unicamente nelle città che avevano acquisito lo status di colonia romana.   
Le rovine si affacciano direttamente sui resti in parte visibili dell’antico Forum della città di Sarsina, a confermare quindi la sua vocazione di edificio di culto, seguendo il modello riconosciuto in innumerevoli realtà romane, da Pompei a Ostia, da Verona a Brescia, che vedono la piazza come centro economico, sociale, politico e religioso della vita della città, e su cui affacciano i principali edifici pubblici: basiliche, porticati e templi. 
Gli scavi non sono ancora terminati; dalle immagini si intuisce come debba ancora essere riportato in luce il fronte del tempio, nella speranza che siano ancora conservate la scalinata di accesso al podio (già in parte esposto) e il lastricato in marmo della piazza.

Il ritrovamento archeologico di Sarsina (FC). Photo Silvia Camporesi
Il ritrovamento archeologico di Sarsina (FC)

Una notizia nascosta e addirittura sminuita 

Come sottolineato da Sauro Turroni (Europa Verde) “L’importanza del ritrovamento è molto grande, quello che stupisce è che non se ne sia affatto parlato. Una cosa del genere doveva essere nota a tutti e all’attenzione di tutti perché è il più importante rinvenimento che c’è stato da queste parti nell’ultimo periodo”. La Capogruppo alla Camera di Alleanza Verdi e Sinistra, Luana Zanella, ha presentato un’interpellanza al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, affermando che “l’importanza di tale ritrovamento non ha eguali in tutta l’Italia settentrionale; purtroppo la portata dell’evento è stata tenuta finora nascosta, visto che l’amministrazione comunale e Conad non solo non hanno fatto sapere nulla, ma le notizie fatte filtrare alla stampa sono fuorvianti e tese a minimizzare entità e qualità di ciò che sta emergendo, con l’intento di  nascondere la reale portata dei ritrovamenti” e chiedendo, inoltre, “se il Ministro non ritenga del tutto fuori luogo le informazioni volte a minimizzare, se non a nascondere, quanto sta emergendo dagli scavi”, “se risulti a conoscenza del motivo per il quale le attività di scavo paiono essersi concentrate e limitate ad un’area più ridotta possibile”, “se non ritenga l’intervento di edificazione di un supermercato alimentare Conad, unitamente ad una palestra, incompatibile con il sito archeologico individuato”, infine, “se non ritenga che il ritrovamento del Capitolium sarsinate possa costituire, attraverso un accurato progetto di valorizzazione, l’occasione di rilancio della Sarsina romana e umbra e del suo pregevolissimo museo nazionale”.  

Il futuro incerto del Capitolium di Sarsina 

In effetti, ad oggi, il progetto per la costruzione del complesso commerciale non è stato modificato affatto: terminati gli scavi archeologici il tempio verrà ricoperto interamente dal cemento del supermercato, in cambio di una restituzione grafica in 3D. 
Ed è questo il punto principale della questione: possibile che Sarsina confermi la volontà di svilire e mortificare l’immenso patrimonio archeologico del nostro Paese, spesso – come in questo caso – unico al mondo? Oppure può questo ritrovamento essere un modello per tornare a fare nostro il senso più profondo e nobile di termini quali tutela e valorizzazione, vere e proprie colonne portanti del nostro sistema culturale e turistico, da contrapporre a basse logiche commerciali, così da consegnare indistintamente a tutti un tassello – importante – della nostra Storia? 

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