L’ultima scoperta di Pompei racconta come vivevano gli schiavi

Nella villa suburbana di Civita Giuliana, strappata al saccheggio degli scavi clandestini, è stata portata alla luce una stanza della servitù che apre nuove ipotesi sulla gerarchia sociale nell’antica Pompei

Seicento metri fuori le mura dell’antica Pompei, la Villa suburbana di Civita Giuliana fu rinvenuta durante la campagna di scavi del 1907, e più di recente, a partire dal 2017, è stata oggetto di indagini approfondite condotte dal Parco Archeologico di Pompei in collaborazione con la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, che nel frattempo ha perseguito e sgominato un’attività di scavi clandestini nell’area interessata.

Stanza degli schiavi, Villa Civita Giuliana, Pompei. Photo Parco Archeologico di Pompei
Stanza degli schiavi, Villa Civita Giuliana, Pompei. Photo Parco Archeologico di Pompei

Tutela e restauro a Pompei: contro il saccheggio e per la ricerca

L’iniziativa partecipata, volta a contrastare un saccheggio sistematico protrattosi per anni negli spazi della Villa, assume dunque un ulteriore rilievo nel contesto delle attività di ricerca scientifica e restauro rappresentate dal progetto Grande Pompei, che ha inanellato, nell’ultimo decennio, scoperte eccezionali e importanti traguardi sul piano conservativo e museale. A Civita Giuliana, infatti, l’impegno si è concentrato innanzitutto sull’arrestare il depredamento del patrimonio culturale, concretizzando quello che il Direttore Generale Musei Massimo Osanna definisce “un esempio virtuoso di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio, grazie alla salda collaborazione tra il Ministero della Cultura, la Procura di Torre Annunziata e le Forze dell’ordine”. Indirizzo che nulla toglie all’importanza dei ritrovamenti conseguiti nell’area archeologica, che “racconta un altro tassello della biografia di persone, di diverse classi sociali, che hanno vissuto 2000 anni fa”, spiega ancora Osanna. Dopo il disvelamento di un primo ambiente (ribattezzato C) alla fine del 2021, la scoperta di una nuova stanza (A) resa nota negli ultimi giorni conferma infatti la Villa di Civita Giuliana (da cui proviene anche l’eccezionale carro cerimoniale a quattro ruote rinvenuto nel 2021), tra le scoperte come una delle più significative del territorio vesuviano.

Stanza degli schiavi, Villa Civita Giuliana, Pompei. Photo Parco Archeologico di Pompei
Stanza degli schiavi, Villa Civita Giuliana, Pompei. Photo Parco Archeologico di Pompei

La vita degli schiavi a Pompei. La scoperta di Civita Giuliana

Nel caso specifico, la scoperta aiuterà a ricostruire la vita degli schiavi nell’antica Pompei: gli arredi e gli oggetti portati alla luce nella stanza A farebbero pensare, infatti, all’esistenza di una precisa gerarchia all’interno della servitù. Ed è grazie alla tecnica dei calchi in gesso (che riempiono i vuoti lasciati dalla materia organica nello strato di cenere accumulato dall’eruzione del Vesuvio), perfezionata proprio nel sito archeologico pompeiano, che l’intuizione si mostra sotto gli occhi di tutti come una fotografia scattata 2000 anni fa. Siamo al cospetto di “un ambiente abitato da schiavi, con un letto senza materasso con rete smontabile, e un altro letto di fattura più elevata, a spalliera; poi due piccoli armadi, uno dei quali conserva ancora oggetti in metallo, tra cui una zappa di ferro. Davanti una panchina per sedersi, negli angoli anfore e vasi in ceramica, perché il luogo serviva anche come ripostiglio”, spiega il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel. “Sappiamo che i proprietari usavano diversi privilegi, tra cui anche la possibilità di formare una famiglia per legare alcuni schiavi più strettamente alla villa, anche con la finalità di averli come alleati nel sorvegliare gli altri. Quello che emerge qui è la struttura sociale della servitù che doveva impedire fughe e forme di resistenza, anche perché mancano tracce di grate, lucchetti e ceppi. Pare che il controllo avvenisse principalmente tramite l’organizzazione interna della servitù, e non tramite barriere e vincoli fisici”.
Ora si tratterrà di approfondire le indagini e progettare la fruizione del luogo, per svelare al pubblico un nuovo tesoro del Parco. Già in autunno, in occasione della riapertura dell’Antiquarium di Boscoreale, sarà inaugurata una sala per informare il pubblico sugli scavi in corso.

Livia Montagnoli

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