Gli Stati Uniti restituiscono oltre 200 reperti archeologici al Messico
I preziosi oggetti risalenti al 900 a. C. sono stati recuperati dagli agenti doganali statunitensi e restituiti ai cittadini messicani. Dal carico spiccano ceramiche, sculture amuleti ed effigi
Negli ultimi dieci anni il governo messicano ha intrapreso una campagna per il riscatto dei propri beni culturali depredati, chiedendo a musei e case d’asta all’estero. L’iniziativa, che ha richiesto un notevole sforzo da parte del Messico, ha avuto un grande successo negli Stati Uniti, dove gli accordi bilaterali tra i Paesi vietano l’importazione di “materiale archeologico ed etnologico” non accompagnato da permessi di esportazione e ricevute di acquisto. Come risultato di questa collaborazione, gli agenti doganali statunitensi hanno potuto restituire al governo e ai cittadini messicani un corpus di reperti archeologici risalenti al 900 a. C. sottratti al contrabbando.
Oltre 200 manufatti antichi tornano in Messico
Stando alla nota stampa dei funzionari doganali riportata da Artnews, i reperti erano stati inviati dal Messico in California, Carolina del Sud e Florida tra il 2016 e il 2021. Un carico prezioso che consisteva in sculture olmeche (ovvero statuette archetipiche prodotte dalle comunità preistoriche della Mesoamerica durante il cosiddetto periodo formativo o periodo preclassico), ma anche ciotole, fermagli, spille, amuleti ed effigi rituali realizzati in pietra e in argilla, che sono stati prontamente requisiti, mentre gli autori delle spedizioni sono stati arrestati.
In tutto 281 manufatti messicani sono rientrati nel patrimonio storico-culturale del Paese d’origine, a seguito di una cerimonia di consegna tenutasi a Memphis, in Texas. Ad oggi, mancano ancora due carichi all’appello – come ha specificato alla CNN l’addetto stampa della dogana e della protezione delle frontiere, Stephen Sapp – ma sette spedizioni sono state già state rimpatriate.
Valentina Muzi
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