L’Urna del Bacio. Una rara storia d’amore etrusca a Perugia
Non tutti i Baci di Perugia sono fatti di nocciole e cioccolato. Ce ne sono anche di travertino, e risalenti agli antichi Etruschi. In ogni caso, la storia d’amore è assicurata
Parlare di Baci a Perugia fa subito pensare ai celebri cioccolatini. Eppure, i Baci Perugina non sono gli unici per cui la città dovrebbe essere ricordata. Almeno, in archeologia. C’è un altro bacio, molto meno famoso e gourmand, fatto di travertino, esposto nel chiostro del museo archeologico cittadino. Si tratta di un’urna cineraria etrusca, la cosiddetta Urna del Bacio, proveniente dalla necropoli del Palazzone.
La storia dell’Ipogeo dei Volumni e della necropoli del Palazzone
Tra i siti archeologici etruschi più importanti, l’Ipogeo dei Volumni e la necropoli del Palazzone occupano un posto speciale. Più di duecento tombe, scoperte fortuitamente nell’Ottocento, e da subito fonte di interesse per gli eruditi d’Europa, oltre che per gli aristocratici inglesi e tedeschi, che giungevano in visita durante il Grand Tour. Fin quando, interrotto il lavoro degli archeologi, furono dimenticati, sepolti di nuovo sotto la terra, per decenni. Bisogna aspettare il 1963 per veder ripartire gli scavi, nuovamente per una casualità, che permetteranno di ritrovare tesori etruschi unici al mondo. Compresa l’Urna del Bacio, proveniente dalla tomba della famiglia dei Veltsna-Luesna, e databile tra il II e I secolo a.C.
La sua storia contemporanea comincia in modo travagliato. Poco dopo la scoperta della necropoli, l’urna fu trafugata, e recuperata dai Carabinieri di Perugia nel 1986. Non è da sola: con lei, tornano allo Stato anche altre tre urne, e un ricco corredo funebre. Tutto in origine collocato nella stessa camera sepolcrale.
Un corredo funebre tutto al femminile
La tomba dei Veltsna-Luesna custodiva anche il corredo funebre appartenente a una delle defunte proprietarie delle quattro urne lì rinvenute, composto da una serie di vasetti (contenitori per unguenti e profumi), uno specchietto di bronzo, un piccolo pettine osseo, una pietra per mescolare i colori da trucco, e il manico di un flabello: un ventaglio, un tempo completato da piume di pavone. L’oggetto più prezioso è il contenitore di quanto detto, un cofanetto da toeletta in lamina d’osso, con tanto di cerniera per il coperchio, e piccoli balsamari da viaggio.
Ancora oggi, accuratamente restaurati, i reperti del corredo affascinano i visitatori dell’Antiquarium dell’Ipogeo dei Volumni. La proprietaria di quegli oggetti è probabilmente la donna sepolta nell’Urna del Bacio: la storia scolpita sul manufatto rivela perché.
L’Urna del Bacio racconta una storia d’amore
Questa urna di travertino, conservata nel chiostro del Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria (e in copia di polistirolo all’Antiquarium), doveva legarsi a una committenza aristocratica. Lo confermano la fattura squisita (addirittura policroma), e il corredo altrettanto raffinato. La sua peculiarità è la decorazione, sul coperchio, e con il bassorilievo inciso sul fronte della cassetta. Il primo è scolpito con la rarissima scena di un tenero bacio tra marito e moglie: i due, allungati secondo l’uso del banchetto romano, si scambiano l’ultimo saluto d’addio. Un’analoga scena di commiato è rappresentata sul fronte: la coppia si stringe la mano, guardandosi negli occhi, come a non volersi separare mai. Ma l’ultima ora della donna è giunta: i due servitori, un uomo e una donna, invitano i rispettivi padroni ad andare via.
Tanto l’immagine distesa, quanto quella a bassorilievo riproducono la donna con un flabello in mano. Probabilmente lo stesso del manico ritrovato. La sua serva, invece, stringe una sorta di valigetta: il cofanetto di osso. Mentre non si conosce il suo nome: la storia d’amore è ancora in gran parte da ricostruire.
Emma Sedini
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