Al Museo Egizio di Torino apre la Galleria della Scrittura
Mille metri quadrati di spazio ospitano ben 248 reperti, in un viaggio a ritroso di 4mila anni. Tra documenti unici, preziosi e da anni dietro le quinte
È con una riapertura clamorosa che il Museo Egizio di Torino – di recente salito agli onori della cronaca per la proposta di introduzione del biglietto gratuito e la decisione di applicarlo già alle persone in difficoltà economiche – si approccia alle vacanze natalizie. Dopo lavori di consolidamento e restauro, riapre infatti il terzo piano del museo con un nuovo allestimento: la Galleria della Scrittura. All’interno di mille metri quadrati di spazio sono qui esposti ben 248 reperti, in un viaggio a ritroso di 4mila anni scandito in 10 sezioni.
Il progetto espositivo inaugurato il 22 dicembre – e curato da Paolo Marini, Federico Poole e Susanne Toepfer (già responsabile della Papiroteca del museo) – racconta la storia della scrittura antica tra geroglifici, ieratico, demotico e copto, andando parallelamente a descrivere la società del tempo, le articolazioni dello Stato e la figura dello scriba, custode della memoria storica della civiltà egizia e depositario di un sapere a tratti sacro.
La Galleria della Scrittura del Museo Egizio di Torino
I visitatori avranno quindi modo di scoprire come, la scrittura egizia abbia sempre avuto una forte componente figurativa e di come il geroglifico, insieme alla sua versione corsiva, sia giunto a noi (ben prima che sui papiri) su etichette di vasi, scolpito sulle pareti di templi, tombe e statue, assumendo connotati monumentali e celebrativi. È il caso del doppio cartiglio in calcare (datato tra il 1353 e il 1336 a.C.) che apre la galleria.
In esposizione ci sono alcuni dei manufatti dell’Antico Egitto di maggiore pregio e rilevanza storica e sociale: ci sono infatti una delle prime frasi di senso compiuto mai ritrovate – contenuta sul frammento di un Monumento del faraone Djoser (datata tra il 2592 e il 2566 a.C.) venuta alla luce a Eliopoli -, e il celebre Papiro dei Re, l’unica lista regale d’epoca faraonica scritta a mano su papiro ad essere mai giunta fino a noi. E ancora il Papiro della Congiura, un testo di “cronaca giudiziaria ante litteram” (che torna esposto dopo anni) che ricostruisce il processo e le pene inflitte ai colpevoli dell’attentato contro Ramesse III; e infine la copia del Trattato di Qadesh, una tavoletta in argilla che documenta la pace stipulata nel XIII secolo a.C. tra l’Egitto e l’impero ittita (nell’odierna Turchia), scritto in cuneiforme. Il testo, la cui tavoletta originale risale al 1259 a.C. ed è conservata al Museo dell’Antico Oriente di Istanbul, è il trattato di pace più antico che sia ad oggi conosciuto.
In chiusura, la galleria ha una sezione dedicata al potere (anche salvifico) della scrittura, con formule magiche e protettive contro coccodrilli e serpenti. La scrittura qui assume una connotazione propriamente mitologica in forma di dono da parte del dio Thot (poi patrono della conoscenza e degli scribi). Lungo tutto il percorso espositivo sono infine presenti delle postazioni multimediali, alcune delle quali interattive, realizzate grazie al sostegno della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino.
Giulia Giaume
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