Scoperti due nuovi templi greci in stile dorico nel Parco Archeologico di Paestum
La portata della scoperta non si limita alla storia del santuario che si sviluppa nella zona occitentale dell'antica città di Poseidonia – Paestum, ma pone l'attenzione anche sull'impianto urbanistico della polis magnogreca
Risale al 2019 la scoperta del tempietto al Parco Archeologico di Paestum, da cui sono emersi nel 2023 numerosissimi oggetti tra cui ex voto, terrecotte e altari. Oggi, il sito campano torna ad essere protagonista con la scoperta di due templi greci in stile dorico emersi nella zona occidentale dell’antica città di Poseidonia – Paestum, a ridosso della cinta muraria e a poche centinaia di metri dal mare. Grazie a questi due edifici non solo si potrà comprendere l’evoluzione degli stili architettonici dell’epoca, ma anche approfondire lo studio urbanistico dell’antica polis.
“Le recenti scoperte confermano quanto a Paestum ci sia ancora molto da fare sul fronte degli scavi, della ricerca e anche sul piano della valorizzazione”, ha dichiarato il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. “Nelle prossime settimane sarò di nuovo a Paestum per sottolineare il valore dell’intervento di riqualificazione, da 20 milioni di euro, nell’ex stabilimento della Cirio. Nei mesi scorsi mi sono recato anche a Velia per inaugurare la mostra ‘Elea: la rinascita’ e garantire un primo stanziamento di risorse per iniziare a realizzare il museo”.
I templi greci in stile dorico rinvenuti al Parco Archeologico di Paestum
Il primo tempio risale ai primi decenni del V secolo a.C. e, per caratteristiche architettoniche e dimensionali, costituisce un assoluto unicum dell’architettura templare in stile dorico. É conservato nelle porzioni dello stilobate (il basamento su cui si ponevano le colonne), del crepidoma (i gradini su cui veniva costruito il tempio), e della peristasi, con cui si intende il colonnato porticato del tempio.
All’interno della struttura, al di sotto la peristasi, sono stati rinvenuti 14 capitelli dorici frammentari ed elementi architettonici. Rispetto ai capitelli si è notata una somiglianza nelle dimensioni con quelli del tempietto esplorato finora, ma sostanzialmente differenti nella tipologia e confrontabili con i capitelli del tempio di Hera I, il più antico dei tre templi di Paestum. Questi dimostrano che nei paraggi potrebbe trovarsi un altro tempo più antico – risalente a quella fase cruciale della storia dell’architettura templare greca che passa dalle costruzioni lignee a quelle in pietra – con caratteristiche architettoniche simili a quelle dei primi grandi templi pestani, risalenti al VI secolo a.C., e vicini alla data di fondazione di Poseidonia da parte dei coloni provenienti da Sibari (si legge su Gente e Territorio).
Una scoperta storico artistica importante che fa luce anche sullo sviluppo urbanistico della polis perché alle spalle del tempio è emerso il tracciato di una strada battuta che, però, ha un orientamento diverso rispetto alle mura che costeggia. Le indagini degli esperti hanno confermato che, alla fine del VI secolo a. C., quando il tempio più antico fu costruito, la città di Poseidonia non era ancora dotata di mura difensive.
Nuove scoperte al Parco Archeologico di Paestum. Parola alla direttrice Tiziana D’Angelo
“Questi eccezionali rinvenimenti, che aggiungono nuovi fondamentali tasselli alla ricostruzione della storia arcaica della colonia magnogreca di Poseidonia, documentano, infatti, le molteplici fasi costruttive di un santuario situato in una zona liminare, in prossimità della costa da cui i coloni stessi erano giunti alcuni decenni prima, ed edificato in epoca arcaica prima ancora che la città fosse dotata di un circuito difensivo”, spiega la direttrice del Parco Archeologico di Paestum Tiziana D’Angelo. “Si tratta di un cantiere di scavo complesso che necessita della collaborazione di archeologi, restauratori, ingegneri, architetti e geologi. A breve le attività di scavo saranno concluse e siamo già al lavoro per creare un nuovo percorso di fruizione che renda questo importante santuario accessibile al pubblico”.
Valentina Muzi
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