Esposta ai Musei Capitolini di Roma la ricostruzione della colossale statua di Costantino

La statua, già esposta nel 2022 alla Fondazione Prada di Milano, è giunta a Roma. In parallelo con l'apertura del museo della Forma Urbis Severiana e con l'impazienza che genera l'imminente riapertura del Museo della Civiltà Romana all'EUR una novità che fa ben sperare

Musei Capitolini e il sistema museale comunale di Roma stanno dimostrando in questi ultimi tempi di avere una reattività inattesa, come dimostrato dalla recente riapertura del Parco Archeologico del Celio, dove sono state esposte una parte della sterminata collezione di materiali architettonici e decorativi archeologici di pertinenza del leggendario Antiquarium del Celio. Per l’occasione è stata anche risistemata in un edificio risalente agli Anni Trenta del secolo scorso (l’ex Palestra della GIL) una parte dei frammenti della Forma Urbis di epoca Severiana, un tempo collocata, come una sorta di mappa cittadina scolpita in pietra, in un’aula del Tempio della Pace, nota anche come Foro di Vespasiano. Era quella la sede del Praefectum Urbis, una fondamentale carica dell’amministrazione locale urbana che per taluni aspetti, peccando un po’ di presentismo, può essere comparabile al sindaco attuale. L’iniziativa del museo della Forma Urbis è lodevole, anche se – va registrato – taluni segnalano l’aumento dell’entropia e della frammentazione dell’offerta museale invece di un forse più opportuno (ma sicuramente più ambizioso e costoso) aumento della superficie espositiva all’interno dei musei già esistenti.

La ricostruzione della statua di Costantino ai Musei Capitolini

In quest’ottica, non possiamo che accogliere con piacere l’iniziativa dei Musei Capitolini di collocare una riproduzione contemporanea dell’acrolito di Costantino, i cui pezzi originari sono attualmente disposti ieraticamente all’interno del cortile del Palazzo dei Conservatori presso lo stesso museo. La statua era immensa, e si trovava proprio dietro al Tempio della Pace o Foro di Vespasiano, nell’abside della cosiddetta Basilica di Massenzio, che domina il Foro Romano. La basilica, eretta originariamente da Massenzio, venne poi ridedicata a Costantino all’indomani della battaglia del Ponte Milvio del 312. Opportunamente, l’imperatore preferito dai Cristiani volle ritrarsi nella colossale statua dell’edificio. Le dimensioni erano imponenti: oltre undici metri d’altezza in totale. Il piede misurava ben due metri, e la testa addirittura due metri e sessanta centimetri. Per la mostra curata da Salvatore Settis, Anna Anguissola e Denise La Monica alla Fondazione Prada nel 2022, Recycling Beauty, la statua era collocata all’interno dello spazio della Cisterna: la gigantesca mole dell’imperatore era tale che, come una versione moderna dello Zeus di Olimpia di Fidia, era inevitabile pensare che la statua avesse divelto il tetto dell’edificio qualora avesse deciso di alzarsi. La ricostruzione, realizzata con il contributo di Fondazione Prada e dei Musei Capitolini sotto la rigorosa supervisione di Claudio Parisi Presicce, è opera della società Factum Foundation for Digital Technology in Preservation, fondazione senza scopo di lucro ideata dall’artista britannico Adam Lowe.

La società Factum Foundation

Per capirci, Factum Arte è l’impresa che ha realizzato la copia (assolutamente perfetta) delle Nozze di Cana del Veronese, oggi al Louvre, che dal 2007 campeggia all’interno della Sala del Cenacolo nell’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, luogo dal quale venne inopinatamente asportata dalle truppe napoleoniche. Oggi chi ha la fortuna di vedere a stretto giro la copia veneziana e l’originale al Louvre non ha alcun dubbio: l’originale è la copia di San Giorgio Maggiore, perché è intrisa dell’aura del contesto originale (intesa nel senso dato al termine da Walter Benjamin) di cui l’originale al Louvre, decontestualizzato, è stato depauperato. L’emozione che offre la copia di Factum Arte a Venezia è qualcosa che apre interessanti riflessioni sul concetto di arte, di copia e di originalità nell’epoca della riproduzione digitale a elevatissima qualità. Ce ne sarebbe per una nuova discussione filosofica ed estetica come quella intrapresa a distanza tra Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy nel suo Lettres à Miranda (1796)e il primo direttore del Museo del Louvre, il celebre Domininque Vivant Denon. Se il primo era un ferreo difensore del contesto per la leggibilità dell’opera, il secondo era invece ben più flessibile, tanto da seguire Napoleone nelle sue scorribande in Egitto e in Europa.

Foto Statua di Costantino alla mostra Recycling Beauty alla Fondazione Prada. Foto di Roberto Marossi. Per gentile concessione della Fondazione Prada
Foto Statua di Costantino alla mostra Recycling Beauty alla Fondazione Prada. Foto di Roberto Marossi. Per gentile concessione della Fondazione Prada

La ricostruzione della statua di Costantino ai Musei Capitolini. Una riflessione

Quello che è importante è che la ricostruzione di Costantino oggi ai Musei Capitolini, all’interno di Villa Caffarelli, è un segnale estremamente positivo per la divulgazione del patrimonio perduto o di difficile lettura. Se i musei sono strumenti per la formazione continua e per la alfabetizzazione artistica, storica, tecnica e scientifica, il loro approccio non può più limitarsi a quello dell’esposizione passiva della collezione. La collezione ha infatti il suo principale attore nella figura del collezionista, che è una figura carismatica di ampia disponibilità economica e di indiscusso prestigio sociale. Oggi, invece, un più laico e disinteressato approccio divulgativo moderno dovrebbe puntare alla comunicazione del patrimonio in sé, per spiegarne il valore scientifico, l’importanza storica, la significanza paesaggistica. A questo proposito fondamentale è l’apporto della ricostruzione con strumenti innovativi, come quelli messi in campo da Factum Arte. Anche il divulgatore spagnolo Nestor F. Marques, archeologo di professione e specializzato nella comunicazione e nella ricostruzione filologica di monumenti e oggetti dell’antichità, ne è consapevole: la sua società 3D Stoa – Patrimonio y Tecnologia ha recentemente realizzato copie di monumenti, statue e monete di epoca romana di qualità incredibilmente elevata. Le ricostruzioni erano esposte (in maniera piuttosto coerente con il titolo della mostra) all’interno dell’esposizioneFake news. La fabrica de mentiras, all’interno della Fundacion Telefonica di Madrid. Comprensibilmente, l’autore del completissimo libro Fake news dell’antica Roma. 2000 anni di propaganda, inganni e bugie (Bibliotheka editore, 2020) ha raccolto con grande entusiasmo l’arrivo della colossale statua di 11 metri all’interno dei giardini di Villa Caffarelli, a pochi metri dall’altrettanto colossale statua equestre di Marco Aurelio, sita all’interno della spettacolare esedra dei Musei Capitolini.

La storia di Roma attraverso le sue “ricostruzioni”

La memoria corre alle incredibili ricostruzioni un tempo esposte al Museo della Civiltà Romana all’EUR, istituzione oggi chiusa e in attesa di una eterna e mai verificatasi “prossima riapertura”. Inaccessibile dal 2014, secondo le più recenti fonti da noi consultate dovrebbe riaprire in tempo “breve”, sicuramente entro l’inizio dell’Anno Santo del 2025. Attendiamo con impazienza di poter tornare a godere della spettacolare ricostruzione realizzata da Italo Gismondi della città imperiale di epoca costantiniana, iniziata nel 1933 e allestita all’EUR sin dal 1955. Oggi il modello, in scala 1:250, si estende su oltre 200 metri quadrati. Altro tesoro del Museo della Civiltà Romana sono i calchi (decisamente più visibili ad altezza umana) della Colonna Traiana. E sogniamo, perché Roma è una città in cui è facile sognare, che all’interno dell’antico e ormai cadente Antiquarium del Celio, sito dall’altro lato dei binari del tram rispetto al bellissimo parco archeologico del Celio redivivo e della Forma Urbis Severiana, possano trovare spazio anche epigoni moderni del modello di Italo Gismondi. Magari – perché no? – una ricostruzione della Roma di Epoca Severiana, concentrandosi in particolar modo sul Tempio di Claudio (che si trovava proprio sul Celio), il colossale ninfeo Settizonio di Settimio Severo, che rappresentava le divinità che offrirono il loro nome ai pianeti del Sistema Solare (e ai nostri giorni della settimana), il Circo Massimo e il Palatino. Sognare è gratis, e a Roma sognare le grandezze architettoniche del passato risulta talvolta un esercizio decisamente gradevole…

Thomas Villa

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati