Scoperti resti di una villa romana a Miseno. Da qui Plinio il Vecchio osservò l’eruzione del Vesuvio?
Nel 79 d.C., l’autore della Naturalis Historia ebbe modo di avvistare l’eruzione passata alla storia mentre era a capo della flotta romana stanziata a Miseno. Plinio sarebbe morto poco più tardi, proprio a causa dei fumi del Vesuvio. Oggi viene alla luce la villa di epoca imperiale che forse lo ospitava
Tra le vittime più celebri dell’eruzione del Vesuvio che nel 79 d.C. “pietrificò” la città di Pompei, interessando anche Ercolano e Stabiae, si conta Plinio il Vecchio, scrittore e filosofo, autore del trattato Naturalis Historia, enciclopedia naturalistica ante litteram.
Plinio il Vecchio e l’eruzione del Vesuvio
Come racconta suo nipote Plinio il Giovane in una lettera indirizzata a Tacito, il 24 ottobre del 79, mentre si trovava a Miseno alla guida della flotta romana stanziata nel golfo, l’uomo fu attratto da una gigantesca colonna di fumo che si innalzava dal vulcano, e decise di avvicinarvisi per poter studiare il fenomeno. E avvertito del pericolo in cui versavano alcuni amici proprietari di una villa nei pressi di Stabia decise di correre in loro soccorso via mare, spingendosi con le sue galee dove l’aria era più impregnata di fumi ed esalazioni mortali, che gli procurarono la morte per soffocamento, all’età di 56 anni.
La villa romana scoperta a Miseno
Proprio a Miseno (oggi frazione di Bacoli), negli ultimi mesi, alcuni lavori di scavo per la riqualificazione della villa comunale a Punta Sarparella hanno portato alla luce i resti di una villa romana di epoca imperiale, affacciata sul mare. Databile intorno al I secolo d.C., “realizzata in opera reticolata di cubilia di tufo assai ben costruita, che si estende senza soluzione di continuità fino alla spiaggia e ai fondali antistanti”, della villa sono stati individuati una decina di ambienti di grandi dimensioni, riconducibili a diverse fasi edilizie, con piani di calpestio e tracce di rivestimento murario che fanno pensare a reiterate ristrutturazioni. Ma l’elemento più suggestivo, secondo l’ipotesi avanzata dalla stessa Soprintendenza Archeologia, Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli, che si è occupata di condurre e mettere in sicurezza di scavi, ricondurrebbe proprio alla presenza di Plinio il Vecchio a Miseno, nel 79 d. C.: quanto rinvenuto finora, infatti, sarebbe pertinente “a una delle terrazze della residenza del Prefetto della Flotta romana del Tirreno, la Classis Misenensis”, incarico ricoperto all’epoca da Plinio. Da Punta Sarparella, posizione privilegiata che garantisce un’ampia veduta sul Golfo di Napoli, Plinio il Vecchio avrebbe visto l’eruzione, prima di salpare alla volta di Stabia, per soccorrere gli abitanti delle diverse città costiere.
L’archeologia vince sulla speculazione edilizia
E mentre il sindaco di Bacoli Josi Gerardo della Ragione già rileva l’eccezionalità della scoperta, la soprintendenza è al lavoro per definire un progetto di scavo estensivo che possa aiutare gli studiosi a confermare l’ipotesi storica, avvalorando la scoperta archeologica. A breve, nel frattempo, il pubblico potrà godere del ritrovamento: il perimetro degli ambienti riportati alla luce è già stato delimitato, e l’installazione di pannelli esplicativi garantirà presto l’apertura di un percorso di visita. La scoperta è strategica anche in funzione degli studi che da tempo cercano di approfondire il ruolo dell’antico porto romano di Miseno e di comprendere come l’importante struttura logistica e militare si relazionasse con l’urbanistica pubblica della colonia.
Ma conta anche rilevare come il rinvenimento della villa sia collegato alla bonifica di un’area della costa campana afflitta da speculazione edilizia. A Punta Sarparella, prima dell’avvio del progetto di rigenerazione urbana varato per restituire alla città un accesso alla spiaggia di Miseno, fino al 2021 erano ancora visibili i resti dell’ex Lido Piranha, ecomostro abbattuto nel 2007, in funzione per oltre vent’anni, fino al 2004, a ridosso del porto antico. La presenza dei resti di una villa romana, in un’area già sottoposta a tutela da vincolo archeologico ministeriale, era nota, ma solo l’apertura del cantiere per la realizzazione della villa comunale ha permesso di accertarne l’eccezionalità.
Livia Montagnoli
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