A Pompei si potrà visitare la Regio IX, dove era stata trovata la famosa “pizza” affrescata
È anche il quartiere, prima inaccessibile, dove era stato rinvenuto il famigerato "panificio-prigione". Ora sarà aperto al pubblico
Una nuova area di visita si sblocca a Pompei per le vacanze natalizie: dal 3 gennaio 2024 apre infatti al pubblico il cantiere dei nuovi scavi della Regio IX, uno dei nove quartieri (prima inaccessibile) in cui è suddiviso il sito archeologico campano. Un luogo che ha molto da rivelare, tra cui la famosa “pizza” affrescata rinvenuta all’interno di un antico panificio. Ora l’area sarà accessibile tutti i giorni dal lunedì al venerdì alle ore 11 (previa prenotazione al numero 327/2716666) in gruppi di 15 persone, con l’accompagnamento del personale di cantiere che illustrerà i principali rinvenimenti, gli ambienti emersi e la metodologia di scavo.
La Regio IX di Pompei
Lo scavo in quest’area della Regio IX, lungo via di Nola, era stato iniziato nel 1888 ma presto interrotto. Dopo più di un secolo, a febbraio 2023, è stato ripreso, portando alla luce due domus ad atrio (già parzialmente indagate nell’Ottocento), costruite in età Sannitica e trasformate nel I secolo d.C. in officine produttive: una è una fullonica, cioè una moderna lavanderia, posta nell’atrio dell’abitazione al civico 2, con banconi da lavoro e vasche per il lavaggio e la tintura degli abiti; l’altra è invece un panificio, con forno, spazi per le macine e ambienti per la lavorazione dei prodotti alimentari da distribuire in città.
Le indagini della Regio IX – che interessano un’area di circa 3.200 mq, quasi un intero isolato della città sepolta nel 79 d.C. – si inseriscono in un più ampio approccio che mira a risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavo, al confine con la parte inesplorata. Quest’ultima, ricordiamo, ammonta a 22 ettari di isolati e case ancora sepolti sotto lapilli e cenere: quasi un terzo dell’abitato antico.
Le visite nella Regio IX di Pompei
Le visite, che saranno effettuate dal personale impegnato nel cantiere, avranno il proprio focus sull’illustrazione degli ambienti emersi e sulle attività in corso, con particolare attenzione alle metodologie di lavoro degli archeologi e dei restauratori e alle tecniche di indagine, volte al recupero del potenziale informativo della stratigrafia. Moltissimo c’è dopotutto da dire: oltre all’affresco di natura morta con la focaccia piatta soprannominata “pizza”, sono infatti affiorati in questi ultimi ambienti i resti ossei di tre vittime dell’eruzione – che si erano rifugiate qui in cerca della salvezza, ma gli sono crollati i solai addosso – e le tracce di un ambiente di lavoro schiavile. Le persone impiegate nei lavori al panificio, così come gli asini usati per macinare il grano necessario a produrre il pane, erano infatti rinchiuse e sfruttate in un ambiente angusto e senza affaccio esterno, con piccole finestre con grate in ferro per il passaggio della luce. Tutti ambienti che i visitatori potranno finalmente vedere con i propri occhi.
Giulia Giaume
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