Stella Falzone nuova direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto. L’intervista
Appena insediatasi, Falzone progetta un museo che sia inclusivo, si ponga sempre più come punto di riferimento per la ricerca in ambito internazionale e che comunichi con i giovani e la città
“Immagino un Museo come il perno di una comunità educante e dinamica, uno spazio inclusivo che apra le porte alla città e al territorio, che persegua una comunione di intenti fondata su un principio condiviso, ovvero la cura di un enorme patrimonio che proviene dal nostro passato, che va attualizzato, valorizzato, diffuso”. Così parla la nuova direttrice del MArTA – Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Stella Falzone. La neodirettrice, dottoressa in Archeologia Classica con una tesi sulle decorazioni pittoriche ostiensi tra il II e il III secolo d.C., entra in carica dopo un anno di gestione ad interim del direttore generale musei Massimo Osanna (che l’ha scelta lo scorso dicembre entro la terna dei finalisti).
Diverse ora le sfide che attendono la neodirettrice, già staff scientist dell’Accademia delle Scienze di Vienna e professoressa a contratto della Sapienza di Roma, nonché alla guida di progetti di valorizzazione e scavi e coordinatrice entro l’iniziativa Capacity & Capability building per i luoghi della cultura della Direzione Generale Musei del MIC: ne abbiamo parlato con lei.
L’intervista alla direttrice del MarTa, Stella Falzone
Come progetta di attualizzare l’eredità del passato e ampliare la fruizione del museo?
Custodire e valorizzare il nostro patrimonio vuol dire dare importanza alla memoria come asse portante della nostra identità culturale. I Musei stanno reinterpretando il loro ruolo, come luoghi di apprendimento e di riflessione continui, in osmosi con i territori e capaci di dialogare con le comunità che vi abitano. All’interno del Museo Archeologico Nazionale di Taranto sta per compiersi una piccola-grande rivoluzione nell’allestimento. In questa nuova fase di progettazione degli spazi espositivi si stanno inserendo nuovi elementi di fruizione, anche multimediali e multimodali, che favoriscono l’inclusione di tutti i target di pubblico, per il superamento delle barriere fisiche, cognitive e sensoriali, consentendo di compiere pienamente il viaggio di conoscenza che il museo di Taranto propone. Il MArTA, la cui collezione proviene in larga parte dalla città di Taranto, deve valorizzare anche il rapporto stretto con gli altri territori di origine dei reperti: dal cuore della città, in cui l’ex Convento degli Alcantarini si incastona, fino ai luoghi delle civiltà indigene, dalla Peucetia alla Daunia fino alla Messapia. Oltre 20mila anni di storia che devono orgogliosamente tornare a rappresentare tutta la Puglia, insieme agli altri Musei di eccellenza che questa regione ospita e che fanno parte del Sistema Museale Nazionale.
Come si declina il concetto di cura in questa visione?
Il MArTA è un museo ricchissimo e prestigioso, ed è un museo che abbraccia una porzione di cultura mediterranea, in cui sono state protagoniste genti di diverse origini, in un divenire storico complesso e multistratificato. Questo è un valore che va trasmesso. Per questo penso che il Museo dovrà darsi gambe per il futuro. Il primo giorno che sono entrata al MArTA da direttrice ho incontrato studenti delle scuole superiori impegnati in attività di laboratori, di fronte alle opere. Una grande sfida rappresenta la capacità di raccontare loro il nostro passato con un linguaggio comprensibile ed efficace, in modo che possano a loro volta custodirlo e tramandarlo. Stiamo curando una pianta con radici profondissime, che non deve mai smettere di germogliare. Per cui scuole, enti di ricerca, università italiane ed estere devono poter venire al Museo Archeologico Nazionale di Taranto e diffondere e declinare tutto questo sapere nel futuro.
Ha già delineato dei possibili progetti di collaborazione in ottica di ricerca?
Al momento Il Museo ha già in dote protocolli di collaborazione e convenzioni con diverse Università Italiane, per scopi di studio e ricerca a scopo didattico. Credo fermamente nella necessità di creare rete tra gli studiosi, sia in ambito nazionale che internazionale, come anche con le istituzioni museali italiane e straniere, le cui collezioni spesso contengono reperti archeologici provenienti dalla città di Taranto. Vorrei che il museo affermasse la propria centralità scientifica, e mi adopererò per elaborare progetti di collaborazione anche multidisciplinare e con diversi partner, finalizzati ad una maggiore conoscenza della produzione artistica e artigianale di questa metropoli antica.
Quali sono le tempistiche per il restyling del museo?
È mia intenzione abbattere i tempi, sia sul piano espositivo, sia per quanto riguarda le soluzioni tecnico-logistiche che servono a dare maggiore visibilità del Museo nell’ambito dell’assetto urbanistico della città. Tendo ad essere pratica e mi sono concessa solo una conferenza stampa di insediamento e nessun’altra occasione di visibilità pubblica, per concentrarmi esclusivamente su ciò che ad oggi considero indispensabile. Vorrei che tutto, compresa la nuova caffetteria, fosse pronto o in dirittura d’arrivo per la stagione primaverile, quando so che Taranto, dai Riti della Settimana Santa, passando per i primi approdi croceristici, diventa attrattore turistico di grande rilevanza.
Ci sono progetti espositivi già in cantiere?
Abbiamo qualche idea, ma dobbiamo attendere la conclusione dei nuovi allestimenti. Ne riparleremo in futuro!
Lei ha anticipato di voler “portare il MArTA nel mondo”: un progetto che lega intrinsecamente il museo a una più ampia rinascita di Taranto?
Taranto combatte una difficile battaglia da anni. Io sono qui per fare al massimo il mio dovere e ho il pudore di non affrontare temi complessi con frasi ad effetto. Sono al servizio del Museo che mi onoro di dirigere, e partecipo delle ambizioni di sviluppo di questo territorio. Nel maggio del 2023 il Centro Studi Tagliacarne ha pubblicato un’indagine sul lavoro nei settori della cultura. In quella ricerca si dimostrò dati alla mano che la cultura, se ben amministrata, può creare rete e un indotto economico dalle grandi opportunità. Il MArTA può avere un ruolo importante di questo processo. Immagino che qui studenti e ricercatori provenienti da tutto il mondo possano contribuire ad un nuovo racconto della città e anche, perché no, al suo PIL. Ma poi c’è tutto il resto. Ognuno, spero, farà la sua parte in questa bellissima città.
Giulia Giaume
https://museotaranto.cultura.gov.it/it/
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