Venezia riscopre la Madonna Sorlini di Giovanni Bellini
Le Gallerie dell’Accademia ospitano per poco quest’opera particolare, il cui colore le valse il soprannome di “Madonna in rosso” datole da Roberto Longhi. E dopo la mostra: la attende il restauro
Alle Gallerie dell’Accademia di Venezia arriva in mostra un’opera di Giovanni Bellini (Venezia, 1430 – 1516) piuttosto caratteristica: la Madonna in adorazione con bambino dormiente, risalente al 1470 e meglio nota come Madonna Sorlini. È l’ultima occasione per ammirarla prima del restauro.
Le vicende della Madonna Sorlini di Giovanni Bellini
La Madonna Sorlini è un’opera molto particolare: fu definita da Roberto Longhi – nel suo Viatico per cinque secoli di pittura veneziana del 1946 – Madonna in rosso per il caratteristico cromatismo che la distingue da altre simili iconografie. Deve la dicitura attuale all’imprenditore e collezionista bresciano Luciano Sorlini che l’acquisì nel 2004.
La tavola è esposta a Venezia all’interno della Sala V, al primo piano delle Gallerie. Proprio accanto alla Sala IV, che è riservata alle opere di piccolo formato di Giovanni Bellini. Ci si può così rendere conto dell’evoluzione interpretativa del grande caposcuola veneziano sul tema della “Madonna col Bambino”. Innovazione che si traduce nell’abbandono dei modelli bizantini per immettere nella pittura lo stile rinascimentale di Donatello e Mantegna, fino al tonalismo veneto di Giorgione e Tiziano.
La Madonna Sorlini alle Gallerie dell’Accademia
Nell’opera, la Madonna si presenta avvolta nel morbido ed elegante mantello, con le mani grandi affusolate e giunte, le labbra serrate, lo sguardo abbassato rivolto al Bambino, immerso in un sonno assoluto e rassicurato da chi lo veglia. Sembra essere già consapevole della futura Passione che incombe sul suo destino. E lo si deduce dai riferimenti iconografici dipinti nella composizione: il rosso del mantello che simboleggia il lutto e il panneggio che fascia il salvatore, come se prefigurasse il sudario. Gli azzurri sfumati del cielo sullo sfondo vivacizzano la sacralità della rappresentazione.
L’opera, al termine dell’esposizione, sarà trasferita nel laboratorio di Giulio Bono, sempre a Venezia, dove rimarrà ancora visibile fino a dicembre, prima dell’inizio dei restauri.
Fausto Politino
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