Napoleone, la campagna d’Egitto e la nascita dell’Egittologia
Non sono molti a sapere che la squadra di ricercatori che ha affiancato l'esercito ha posto le basi per la disciplina, facendo un lavoro (se pure influenzato da spinte coloniali) di alto livello
Era il maggio 1798 quando Napoleone Bonaparte salpò alla volta dell’Egitto. L’invasione del Paese nordafricano si poneva come chiave di volta per lo sviluppo della Francia, tagliando fuori l’Inghilterra dalla Via delle Indie, assicurandosi una nuova fonte di reddito e controllando il Mar Rosso. Dalla Francia non partirono, però, solo le truppe napoleoniche, ma anche centinaia di intellettuali esperti di diverse discipline, dai ricercatori scientifici agli artisti. Una mobilitazione assolutamente eccezionale per l’epoca.
La decisione era per alcuni spinta dall’ammirazione, da parte del Bonaparte, per la storia e la cultura dell’Egitto antico. Per altri non si trattava altro che di una forma di propaganda per mascherare l’invasione imperialistica dell’Egitto. Sicuramente una mole così consistente di studiosi permise di mappare per la prima volta un mondo ancora avvolto nel mistero e scalfito solo da studi superficiali. Un po’ come il mito, duro a morire, di un Napoleone che le piramidi le bombarda e fa addirittura saltare il naso della Sfinge: sì, stiamo guardando te, Ridley Scott.
Gli esperti che accompagnarono campagna napoleonica d’Egitto
Il gruppo di oltre 150 studiosi, quasi tutti appartenenti alla Commission des Sciences et des Arts, era guidato da Joseph Fourier, che fu poi messo a capo del neonato Institut d’Égypte (modellato sull’Institut de France). In migliaia di pagine di memorie, il gruppo raccolse i resoconti delle esplorazioni archeologiche – tra cui spicca il celebre calco della Stele di Rosetta, scoperta nel 1799 in un porto a est di Alessandria per poi essere decodificata da Jean-Francois Champollion –, ma anche una serie di studi sulla storia naturale dell’Egitto, grazie al supporto di un team di scienziati composto da chimici, fisici e naturalisti. Un coacervo di professionisti vario e valido, tra cui è bene ricordare gli ingegneri, gli architetti e i matematici portati da Napoleone per costruire fortificazioni, strade e ponti così da facilitare l’occupazione del territorio allora in mano ai neo-Mamelucchi.
La descrizione dell’Egitto
Il team francese riportò quindi indietro una incredibile quantità di dati e impressioni sul Paese che diedero, se pure inficiate da una connotazione colonialista, una forte spinta agli studi sull’Egittologia. Dimostrazione capitale di questo impegno è la raccolta del 1809-1829 La descrizione dell’Egitto, che con i suoi 25 volumi arricchiti da mappe, acqueforti e testi rilevava con straordinaria minuzia monumenti e reperti egizi (inclusi quelli oggi scomparsi), che diventarono la base per lo studio della disciplina. All’opera parteciparono circa 160 studiosi e scienziati – componenti della Commission des Sciences et Arts d’Égypte, di cui circa un terzo divenne poi membro dell’Institut d’Égypte – e 2000 artisti e tecnici, tra cui 400 incisori.
Giulia Giaume
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