Riapre il Museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi tra novità espositive e scuole di formazione
L'ex Reggia di Quisisana dei Borbone amplia i suoi spazi espositivi, aprendo i suoi depositi e presentando un nuovo allestimento. Un progetto volto alla valorizzazione del patrimonio stabiano e della sua sede
Inaugurato a settembre 2020, il Museo Archeologico di Stabia intitolato a Libero D’Orsi – l’archeologo e presidente della scuola media della città campana, autore di un importante campagna di scavi archeologici dell’antica città romana di Stabiae – prende forma nell’antica Reggia di Quisisana, il più antico sito reale borbonico dell’area. Tra affreschi, pavimenti in opus sectile, stucchi, sculture, vasellame e oggetti in bronzo e ferro si racconta la storia del territorio grazie “all’accordo di valorizzazione dell’ex Reggia firmato nel 2019 tra il Comune di Castellamare e il Parco Archeologico di Pompei”, sottolineava al tempo il Ministro della Cultura Dario Franceschini.
Oggi, il museo torna ad essere protagonista grazie ad un importante progetto che ha visto l’ampliamento degli spazi espositivi, con un conseguente rinnovamento dei percorsi di fruizione dove saranno custoditi oltre 100 nuovi reperti archeologici. “Con questo museo noi ampliamo la nostra offerta nei confronti del mondo del turismo, in un territorio molto importante, denso di storia e di identità”, così parla il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano alla presentazione del nuovo polo museale napoletano che aprirà le sue porte al pubblico mercoledì 6 marzo 2024.
Il Museo Archeologico Libero D’Orsi di Stabia
Il percorso espositivo del Museo Archeologico Libero D’Orsi di Stabia è curato dal Parco Archeologico di Pompei, con l’obiettivo di restituire al pubblico un quadro complessivo dell’antica città romana di Stabiae e dell’Ager Stabianus, dall’età arcaica sino all’eruzione del 79 d.C. Le gallerie dell’ex Reggia attraversano le diverse epoche, passando dagli scavi borbonici a quelli di Libero D’Orsi degli anni Cinquanta, dall’età arcaica all’ellenismo, approfondendo poi il tema delle produzioni ae dell’alimentazione con le Ville San Marco, Arianna e del Petraro.
Un percorso che si arricchisce di 500 reperti tra dipinti murali, suppellettili, arredi marmorei a cui si sommano 125 reperti archeologici di provenienza campana, frutto di una complessa indagine condotta dal Nucleo TPC di Napoli, in sinergia con il Parco Archeologico di Pompei – Area Tutela, nei confronti di un collezionista privato della provincia di Salerno.
Nel complesso progetto di restyling sono rientrati anche i depositi del complesso, i quali non saranno solo luoghi atti alla conservazione di opere e reperti, bensì spazi di fruizione e di ricerca aperti al pubblico.
Valentina Muzi
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