A Sassari una la mostra che racconta l’influsso sull’arte della civiltà nuragica
“L’Onda Nuragica. Arte, artigianato e design alla prova della preistoria” esplora i riflessi dell’arte nuragica nei diversi ambiti della produzione visuale, compresa quella contemporanea
A partire dagli Anni ’50 artisti e intellettuali sardi individuarono nella storia della civiltà nuragica un punto di riferimento ideologico per la costruzione di una nuova identità regionale. Questo avvenne grazie a due mostre (a cura di Giovanni Lilliu e Gennaro Pesce), tenutesi rispettivamente nel 1949 all’Opera Bevilacqua La Masa di Venezia e nel 1950 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma: con le esposizioni di bronzetti nuragici la preistoria della Sardegna venne portata all’attenzione della cultura internazionale, determinando una svolta sia nelle scoperte archeologiche sia nel loro utilizzo in funzione ideologica. A questo evento si aggiunse nel 1951 l’importante scoperta della reggia nuragica di Barumini, che contribuì a catalizzare l’interesse per gli antichi abitanti dell’isola. Dalla pittura alla scultura e all’architettura, ma anche dal design all’artigianato e dai social media alla cultura di massa, la mostra L’Onda Nuragica. Arte, artigianato e design alla prova della preistoria, a cura di Giuliana Altea, Antonella Camarda e Luca Cheri e in programma dal 2 marzo all’8 luglio 2024 al Padiglione Tavolara di Sassari, racconta l’influsso della cultura nuragica sull’arte e la cultura, dal Novecento al contemporaneo, in Sardegna.
Civiltà nuragica. La mostra a Sassari
Prende avvio dagli scavi tardo ottocenteschi e primo novecenteschi dell’archeologo Antonio Taramelli l’esposizione che, attraverso documenti, foto e manoscritti ripercorre la prima fase della riscoperta moderna della cultura prenuragica e nuragica, tra la Mostra Etnografica di Roma del 1911 per i 50 anni dell’Unità d’Italia, le già citate rassegne di Venezia e Roma (1949 – 1950) e il ritrovamento del sito di Barumini. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, molti artisti come Mauro Manca, Ausonio Tanda, Giovanni Nonnis, Franco d’Aspro e Maria Lai attinsero ai temi e alle iconografie della preistoria sarda. Ma non solo, anche l’architettura ne venne influenzata grazie a Costantino Nivola, arrivando Le Corbusier e Franco Albini, così come la ceramica con le ricerche di artigiani come Federico Melis, Melkiorre Melis, Giuseppe Silecchia, Gavino Tilocca e Aldo Contini, arrivando perfino al campo della gioielleria, presentato in mostra con un focus sull’orafo sassarese Salvatore Puggioni. Assunta una nuova estetica di stampo massimalista, gli anni Ottanta nella riscoperta del mondo nuragico vedono la serie di tappeti di Aldo Rossi (nati da una collaborazione con ARP Studio e realizzati da Mariangela Cubadda e le Tessitrici di Zeddiani), i coloratissimi mostri primordiali nelle opere in ceramica di Pulli, Sciannella, Scassellati, De Gonare e Demurtas.
La mostra sulla civiltà nuragica a Sassari. Gli anni Novanta e la contemporaneità
Dagli anni Novanta si registra una semplificazione formale e un ritorno alle fonti storiche del nuragico, sia attraverso riproduzioni fedeli, come nelle opere di Carmine Piras e Cooperativa Villa Abbas, sia nel design contemporaneo ispirato al passato archeologico dell’isola con i lavori di Francesca Addari, Monica Casu, Domenico Cubeddu, Giampaolo Mameli, Fernando Mussone, Maria Paola Piras, Pretziada e Monica Scassellati. La mostra si conclude, invece, con il video De Innui Ses, girato a Barumini in occasione della sfilata autunno-inverno 2021 di Antonio Marras, evocando una Sardegna arcaica e seducente.
Caterina Angelucci
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