Arriva al Museo del Prado il mitologico Caravaggio ritrovato a Madrid nel 2021
Il nuovo proprietario presenta per la prima volta l'opera in pubblico in una sala del grande museo spagnolo. E poi, probabilmente, sarà in Italia per il Giubileo
Per molti si tratta della scoperta più sensazionale della storia dell’arte dell’ultimo trentennio. Nella primavera del 2021, in un’asta d’arte antica a Madrid, compare un dipinto apparentemente anonimo, attribuito alla cerchia di Ribera e quotato poche migliaia di euro. Ritrae un Ecce Homo che, agli occhi degli esperti, mostra subito notevoli somiglianze con un’opera perduta del grande Caravaggio. In breve, la notizia fa il giro del mondo: il quadro viene ritirato dalla vendita a soli due giorni dall’asta, mentre le autorità spagnole si adoperano con rapidità per notificare l’opera e impedirne l’espatrio.
A tre anni dalla scoperta – non priva di misteri, in parte ancora non risolti – il dipinto è stato a lungo studiato, accuratamente restaurato e finalmente attribuito al celebre pittore lombardo del Seicento. Il collezionista privato britannico che ha acquistato l’opera dalla prestigiosa casa d’arte Colnaghi (con sede a Londra, New York, Bruxelles e Madrid) ha deciso di presentare il dipinto per la prima volta in pubblico, cedendolo in prestito per cinque mesi al Prado. Dal 27 maggio, fino alla fine di ottobre, l’Ecce Homo di Caravaggio verrà infatti esposto nel grande museo di Madrid, al centro di una piccola sala vuota, dalle pareti dipinte di nero.
I protagonisti italiani di una storia spagnola
Una delle prime a considerare credibile l’attribuzione a Caravaggio dell’Ecce Homo inserito nel catalogo dell’asta di Ansorena, dell’8 aprile 2021, è Cristina Terzaghi, storica dell’arte varesina, cattedratica associata dell’Università di Roma Tre e fra le più autorevoli studiose del Merisi, presente a Madrid nei giorni precedenti l’asta. “Sono felicissima che finalmente tutti possano ammirare questo straordinario dipinto”, commenta da Roma Cristina Terzaghi, che ha coordinato le indagini intorno al dipinto insieme allo scrittore e storico dell’arte Gianni Papi, a Giuseppe Porzio, professore dell’Università di Napoli, e a Keith Christiansen del Metropolitan Museum di New York. “Sono molto grata all’attuale proprietario dell’opera, al Museo del Prado – e ovviamente anche a Colnaghi, che ha realizzato questa brillante intermediazione – perché hanno permesso di valorizzare questo dipinto, che merita tutta l’attenzione del pubblico internazionale”.
All’attribuzione del ritrovato Ecce Homo di Caravaggio hanno contribuito anche il restauro del laboratorio fiorentino di Andrea Cipriani, con la supervisione di esperti della Comunità di Madrid, e le analisi diagnostiche realizzate da Claudio Falcucci, ingegnere nucleare specializzato in tecniche scientifiche applicate alla conservazione del patrimonio artistico.
Un Caravaggio rimasto per secoli in incognito a Madrid
Stupisce però che un Caravaggio autentico (sono in tutto una sessantina al mondo) sia rimasto nascosto a Madrid per anni, appeso in incognito alle pareti di un appartamento privato nell’elegante quartiere di Salamanca. Nel 2021, infatti, l’Ecce Homo è di proprietà di una famiglia madrilena, i Pérez de Castro Méndez, eredi di Evaristo Pérez de Castro, diplomatico, politico e amante delle arti vissuto fra Sette e Ottocento. È proprio questo personaggio storico ad acquisire nel 1823 la tela, frutto di una permuta con la Real Accademia di Belle Arti di San Fernando a cambio di un Giovan Battista di Alonso Cano, pittore barocco spagnolo. È evidente che all’epoca il valore di Caravaggio non corrispondesse all’attuale. Si perdono però nel tempo le tracce delle proprietà e sono pochi i dettagli emersi sull’origine e la provenienza dell’opera: alla fine del Settecento, forse, l’Ecce Homo appartiene a Manuel Godoy, ministro di re Carlo IV, i cui beni eredita proprio la Real Accademia. “Questo quadro è particolarmente attinente alle Collezioni Reali spagnole“, spiega Cristina Terzaghi, “perché è stato appurato, attraverso la ricostruzione della provenienza, che provenga dai beni del Conte di Castrillo, viceré di Napoli, e che sia giunto a Madrid nel 1659, insieme alla bellissima ‘Salomé’ di Patrimonio Nazionale, appartenente a Filippo IV. È perciò un dipinto molto significativo per il pubblico spagnolo”.
Il quinto Caravaggio in Spagna
In Spagna di opere di Caravaggio ce n’è davvero poche, quattro in tutto: un’elegante Santa Caterina d’Alessandria, dal 1934 di proprietà della famiglia Thyssen, esposta nell’omonimo museo madrileno; un San Geronimo Penitente custodito nell’Abbazia di Montserrat, in Catalogna; la sopracitata Salomé con la testa del Battista che campeggia oggi nella Galería de las Colleciones Reales, il nuovo museo della capitale; e non ultimo Davide con la testa di Golia, che il Prado di recente ha restituito in tutta la sua bellezza dopo un accurato restauro.
Al Prado non nascondono la soddisfazione di poter affiancare, seppur per pochi mesi, a un’opera del Merisi dipinta a Roma nel 1600, ed esposta nella Sala 7A, un’opera della tarda maturità. “L’Ecce Homo offre una visione complementare al Davide con la testa di Golia, ricco di chiaroscuri” commenta David García Cueto, capo del Dipartimento di pittura italiana e francese del Museo del Prado. “Nel quadro, dipinto a Napoli tra il 1608 e il 1609, si scorge infatti la mano del maestro lombardo dell’ultima decade, che condensa il meglio del suo stile realista ed espressionista”.
Un volume e un documentario per il Caravaggio ritrovato
Gli studi condotti per l’occasione sono stati raccolti in un volume pubblicato con la supervisione scientifica della stessa Terzaghi, volume che sarà presentato a fine maggio a Madrid insieme con il capolavoro ritrovato. “Questo volume, concepito insieme agli altri tre grandissimi studiosi di pittura caravaggesca, non solo mette in luce il punto di vista comune sull’autenticità dell’opera ma anche l’appartenenza alla produzione napoletana, se pur con lievi divergenze temporali“, conclude Terzaghi. “Dai nostri studi è poi emerso un risultato inaspettato: mentre per la figura di Pilato e dello scherano sullo sfondo Caravaggio ha certamente impiegato dei modelli reali, come d’abitudine; nel caso del volto di Cristo, il pittore si è ispirato a un’immagine che circolava nella Milano del tempo, prodotta da Giampietrino, allievo di Leonardo. Un’immagine sacra ripresa poi anche nel tardo Cinquecento – nell’ambito di artisti lombardi come Peterzano, Lomazzo o Figino frequentati da Caravaggio – che l’artista probabilmente ricorda nel momento in cui si trova ad esprimere il senso del dolore”.
Il mistero del Caravaggio ritrovato, con tutte le sue sfumature storiche e artistiche, sarà raccontato anche in un documentario, dal titolo L’Addormentato, diretto da Alvaro Longoria e prodotto da Morena Films, Estrategia Visual, Mediacrest e Fandango. E, probabilmente, in occasione della prossima grande mostra su Caravaggio – in programma a Palazzo Barberini, nell’anno del Giubileo – l’Ecce Homo di Madrid potrebbe anche per la prima volta fare ritorno in Italia.
Federica Lonati
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