L’Atleta di Fano è un patrimonio europeo. E la sua casa è l’Europa (cioè l’Italia)

Secondo la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo l’Italia è legittimata a chiedere la restituzione dell’Atleta di Fano. Ecco perché non ci è affatto piaciuta la risposta (artificiosamente declinata in scala “italiana” anziché europea) fornita dal Getty Museum

Throwing red herrings” (“gettare nel mucchio aringhe rosse”, in italiano), così si definisce in inglese il tentativo di distrarre l’attenzione dall’argomento principale di una discussione, aumentando il livello di entropia dell’argomentazione, che da chiaro e logicamente ineccepibile diventa confuso ed arbitrario.
Ma procediamo con razionalità, mettendo bene in chiaro i punti saldi della questione.
Il 2 maggio 2024, la Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che la giustizia italiana ha agito in maniera legittima quando ha stabilito che l’Atleta di Fano e altre 15 statue fossero sequestrate in quanto erano state esportate in maniera illegale e il Getty Trust (proprietario dei musei americani in cui le opere sono esposte) aveva agito in maniera negligente.
La sentenza è frutto della causa intentata contro il governo italiano da parte del Getty Trust in seguito alla sentenza della Corte di Cassazione del 2018 che aveva stabilito il sequestro delle 16 statue detenute fuori dal territorio italiano.

La risposta del Getty Trust

Leggiamo pertanto con estrema attenzione la risposta del Getty Trust:
Pensiamo che la proprietà da parte del Getty da oltre 50 anni di un’opera d’arte che non è stata creata da un artista italiano, né è stata trovata in territorio italiano, sia giusta, etica e in linea con la legge americana e il diritto internazionale”.
Continua Lisa Lapin, portavoce del Getty Trust:
Continueremo a difendere il nostro diritto legale alla statua. La legge e i fatti in questo caso non garantiscono la restituzione al governo italiano di una statua che è stata esposta pubblicamente a Los Angeles per quasi mezzo secolo”. La vicepresidente aggiunge: “Riteniamo che qualsiasi ordine di confisca sia contrario al diritto americano einternazionale”.
Si noti come l’istituzione americana declini la sua risposta in termini nazionali anziché comunitari. Si parla di “Italia”, quando invece i termini appropriati, in questa sede, sono quelli più precipuamente europei. La Grecia classica è indubbiamente la patria su cui si basa il comune sentire europeo. Lisippo e l’Artista di Fano non sono scindibili dalla natura greca e pertanto europea che l’hanno forgiata.
Questa scissione è a nostro avviso logicamente impropria. Argomentiamo in questa sede invece che sia la Grecia di Alessandro Magno e Lisippo da una parte che la Roma repubblicana e imperiale dall’altra sono entrambe parte di un comune sentire europeo, e che questo sentire è sostanziato e difeso dalla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo.

Atleta Vittorioso, Getty Museum. Photo via Wikipedia
Atleta Vittorioso, Getty Museum. Photo via Wikipedia

Non c’è Grecia e Italia: c’è solo Europa, in questo caso.

La Corte Europea dei Diritti Umani ha infatti stabilito il rango squisitamente europeo della legittimità della richiesta italiana, e in questi termini va declinata qualunque risposta seria del Getty Trust.
Ricorda l’archeologa Rachele Dubbini: “Secondo la Fondazione Paul Getty l’Atleta di Fano non apparterrebbe al patrimonio culturale italiano, lo avrebbe prodotto un’officina greca, sarebbe stato esposto in un grande santuario razziato dai Romani e, nel caso, sarebbe l’odierna Grecia a poter richiedere la restituzione della statua”. La sentenza europea, invece, rimuove alla base questa linea argomentativa: è un patrimonio europeo, e in Europa deve tornare.
Insomma, gira e rigira, Italia o Grecia, la natura “europea” dell’Atleta di Fano non è mai messa in discussione, neppure dallo stesso Getty Trust. E in questi termini, in sede europea, la questione va declinata. Non in relazione alla legislazione italiana. La risposta del Getty è pertanto assai disonesta, dato che (volutamente) ignora di menzionare questo fondamentale aspetto nella sua risposta. Vediamo allora, secondo la reductio ad absurdum, come cambierebbe la risposta del museo statunitense qualora fossero stati utilizzati i termini appropriati:
Pensiamo che la proprietà da parte del Getty da oltre 50 anni di un’opera d’arte che non è stata creata da un artista europeo, né è stata trovata in territorio europeo, sia giusta, etica e in linea con la legge americana e il diritto internazionale ed europeo”.
L’assurdità della risposta, ora, risulta plateale.
Proseguiamo, leggendo l’articolo del 2017 pubblicato sul Chapman Law Review, vol. 20, Issue 1, Article 2, dal titolo “The Getty Bronze and the Limits of Restitution”, a firma di Luis Li e Amelia L.B. Sargent. 
What right does Italy have to a Greek statue, likely looted by Romans, shipwrecked at sea, and found by chance in international waters?” e ripetiamo l’operazione precedente alla luce della sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani.
Che diritto ha l’Europa di richiedere una statua europea, presumibilmente razziata da una potenza europea (dunque trasportata da una imbarcazione militare romana in servizio governativo che godeva pertanto di immunità sovrana), naufragata in mare, e trovata per caso in acque internazionali circondate interamente da paesi europei?”
Anche in questo caso, la domanda diventa quasi retorica.

La storia dell’“Atleta di Fano”

L’opera d’arte è stata creata da un artista europeo, forse dallo stesso Lisippo, è stata ritrovata nel 1964 in territorio europeo ed è stata caricata a bordo di un peschereccio europeo, il Ferruccio Ferri, e pertanto la sede giusta in cui stabilire l’esportazione al di fuori del territorio europeo deve essere quella della giustizia europea. Sia che sia stata un’opera trovata in territorio marittimo italiano o croata nulla cambia. Sia che si tratti di un’opera greca-ellenistica o di una copia romana nulla cambia.
Quello che importa è che la statua nota come Atleta di Fano è un’opera indubbiamente europea, di proprietà di un paese europeo e qualsivoglia sia stata la circostanza del suo ritrovamento, del suo prelievo o della sua creazione non cambierebbe in alcun modo la legittimità della sentenza europea: la statua deve rientrare in Europa e le richieste del governo e della giustizia italiana ed europea sono sacrosante.
Tanto più che il Getty ha ammesso che probabilmente la statua proviene da una imbarcazione romana che trasportava le statue nella penisola italiana dopo una razzia. Le razzie, è ben noto, le compivano i militari ed erano autorizzate: nessun civile romano aveva l’autorità di rimuovere le statue da un tempio sacro ai greci. Pertanto, anche in questo caso, l’imbarcazione da cui proviene l’Atleta di Fano si configura come un’imbarcazione militare in servizio governativo, e pertanto l’imbarcazione gode di immunità sovrana.

Il caso dell’immunità sovrana

Questo fatto è una chiave interpretativa fondamentale, soprattutto in seguito alle sentenze emesse dal tribunale di Tampa, Florida, del caso “Odyssey marine exploration, inc. versus The Unidentified Shipwrecked Vessel”, in cui il patrimonio trovato in acque internazionali dalla società di esplorazione marina Odyssey venne restituito alla Spagna in quanto il vascello da cui provenivano le monete era una imbarcazione militare spagnola, il Nuestra Señora de Las Mercedes, naufragato nel 1804 di fronte a Gibilterra. In questo caso, trattandosi di una imbarcazione governativa spagnola, si invocò il principio dell’immunità sovrana, di cui godono le imbarcazioni militari.
Necessariamente, la razzia compiuta in territorio greco a cui fa riferimento la risposta del Getty Trust avvenne in base ad indicazioni militari romane, e pertanto la statua venne trasportata da una imbarcazione militare romana, a cui va attribuito – ammettendo per buona la risposta del Getty Trust – il principio di immunità sovrana.
L’imbarcazione militare era europea e trasportava una statua da un territorio europeo ad un altro.

Chiediamo una risposta del Getty Museum

Attendiamo pertanto la risposta da parte del Getty Museum di Malibù in proposito.
1) In che termini, di grazia, si potrebbe pertanto affermare (e dimostrare) che la statua non sia stata ritrovata in territorio europeo, né realizzata da un artista europeo, né raffiguri ideali estetici appartenenti alla cultura classica europea? Agli attuali detentori l’onere della prova, in caso contrario, l’Atleta di Fano attende impaziente il suo ritorno nel suo contesto di lettura precipuo: quello europeo.
2) Se – come viene riferito dalla risposta del Getty Trust – il vascello che trasportava la statua ritornava in territorio italiano dopo una razzia compiuta da militari romani in Grecia, tale imbarcazione militare non dovrebbe forse godere, esattamente come nel caso del Nuestra Señora de Las Mercedes, di immunità sovrana?
In quale modo – ci chiediamo – intende il Getty Trust dimostrare che l’opera non è europea? In che modo può dimostrare che l’imbarcazione in cui venne ritrovata non godeva di immunità sovrana?

Thomas Villa

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati