Come nasce una grande mostra. Mega allestimento per scoprire le origini di Aosta
Aosta può ora vantare un museo all’avanguardia, dove le nuove tecnologie sposano la preistoria e la storia. Storia di un allestimento museale che funziona
Era il 1968, le città italiane erano in pieno sviluppo e spuntavano ovunque cantieri per riammodernare o espandere le aree urbane. Ruspe, gru e betoniere giunsero anche vicino all’abside della chiesa di San Martino ad Aosta, cominciando a sbancare il terreno per costruire degli edifici abitativi. Ma i lavori si fermarono poco dopo, poiché in quell’area emersero le prime testimonianze archeologiche di un sito estremamente interessante, che da qualche mese è stato riaperto al pubblico – insieme al relativo museo che “contiene” l’area archeologica – dopo importanti lavori di riqualificazione e riallestimento. Abbiamo interpellato Alessandra Armirotti, istruttore tecnico del Dipartimento soprintendenza per i beni e le attività culturali della Regione autonoma Valle d’Aosta, per approfondire tutti gli aspetti legati a questa significativa operazione culturale che ha valorizzato in situ un ritrovamento unico in Europa per la sua straordinaria continuità di vita, ininterrotta dal V millennio a.C. fino all’età moderna, testimoniata da strutture megalitiche perfettamente conservate e da reperti di eccezionale valore.
Aosta: un progetto corale
Sono stati numerosi i professionisti grazie ai quali Aosta può ora vantare un museo all’avanguardia, dove le nuove tecnologie sposano la preistoria e la storia. “Il progetto dell’allestimento si deve all’architetto Massimo Venegoni e alla sua équipe di Dedalo Architettura e immagine di Torino, oltre all’architetto Margherita Bert”, precisa Armirotti. “Gli apparati multimediali e di illuminazione sono stati realizzati da Acuson di Torino, gli allestimenti da Fallani di Venezia, le opere edili da Caruso di Aosta e quelle impiantistiche dalle aziende Péaquin e Actis Alesina, entrambe di Aosta”. Si deve inoltre aggiungere un cospicuo team composto da architetti, archeologi, topografi, operatori archeologici, geometri, restauratori della Soprintendenza regionale, coordinati dal responsabile scientifico Gianfranco Zidda.
“Uno dei principi cardine dell’allestimento è il coinvolgimento del visitatore attraverso un percorso scandito da momenti di forte impatto emotivo e cognitivo, finalizzati a trasmettere l’impressione di un viaggio alla scoperta delle storie. Il registro spettacolare non è però fine a sé stesso, così come le tecnologie impiegate, in quanto strutturalmente connesse alla comunicazione dei temi archeologici”, spiega Armirotti. Gli obiettivi sono quindi due: stimolare la curiosità di chi attraversa il museo, anche grazie a precise scelte di materiali, colori, luce, e consentire un approfondimento scientifico. Le operazioni di riqualificazione si sono svolte in tre fasi distinte a partire dal 2004 (si veda la timeline) e lo scorso 11 novembre 2023 è stato finalmente possibile tagliare il nastro dell’ Area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, che da allora ha già accolto circa 7mila visitatori. L’importo dei lavori concernenti le parti attualmente aperte al pubblico è ammontato a circa 12 milioni di euro, provenienti da fondi europei e regionali.
L’area megalitica di Aosta: emozioni della storia
Vediamo allora come è stato pensato il percorso grazie al quale è possibile attraversare le stratificazioni di Aosta, fino ad arrivare alle impronte dei primi esseri umani giunti in quel territorio. I visitatori vengono accolti da un “tunnel emozionale” dove sono state predisposte delle grandi riproduzioni fotografiche dei più significativi reperti del museo; le immagini si accendono man mano che si percorre il tunnel, mentre dalle aperture vetrate si può già sbirciare l’area archeologica collocata a quota -6 metri dal piano stradale. Mediante una “rampa del Tempo” accessibile anche a persone disabili – il museo è infatti interamente accessibile a coloro che hanno problemi motori – si scende quindi in profondità, dove sono raccolti i reperti archeologici: si tratta di una sorta di “andata a ritroso nel tempo attraverso immagini e ricostruzioni 3D di personaggi e monumenti che hanno fatto la storia dell’umanità” spiega Armirotti. Lo sguardo può quindi abbracciare l’immensa area archeologica (circa 2500 mq) caratterizzata da antichissimi solchi di aratro, dalle stele antropomorfe e dalle costruzioni megalitiche visibili da una passerella in legno. Anche in questo caso il coinvolgimento è garantito da un’illuminazione artificiale fornita da 500 corpi illuminanti a led che simulano la diversa intensità della luce nello scorrere delle ore del giorno e della notte. E l’inabissamento in quel mondo a noi lontanissimo si completa nella salaimmersiva, in cui un video ad altissima risoluzione racconta le evidenze archeologiche presenti nell’area: “Si può quindi ‘entrare’ virtualmente tra le tracce antiche lasciate dall’uomo, che per ovvi motivi di conservazione non posso essere calpestate dai visitatori, accompagnati da una musica altamente suggestiva e appositamente creata dal maestro Giovanni Sollima per l’Area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans”, fa sapere l’istruttore tecnico. Le sale dedicate alla conservazione dei reperti comprendono invece le arature sacre, i pozzi, gli allineamenti di pali e di stele antropomorfe e infine le tombe megalitiche. Di particolare fascino è la sala delle Stele, dove si concentrano gli imponenti monoliti, alti anche più di 2 metri: “Per la prima volta vengono esposte al pubblico le stele antropomorfe del III millennio a.C. rinvenute abbattute nel sito o reimpiegate nelle tombe dell’età del Bronzo. Dopo un lungo lavoro di restauro e ricostruzione, mediante un sistema di esposizione brevettato all’avanguardia, le stele sono state verticalizzate e orientate secondo gli allineamenti originari”, racconta Armirotti. Segue quindi il focus sull’Età del Bronzo, epoca in cui l’area diventa principalmente uno spazio da coltivare: si sono conservate infatti le tracce dell’aratura e, “cosa assai sorprendente e rara, delle orme umane databili al 2400/2200 a.C. impresse nel terreno da quattro individui dotati di scarpe”. Nell’Età del Ferro l’area assume una nuova funzione, sacra e funeraria, evidente dalle sepolture monumentali e dai ricchi corredi rinvenuti attraverso gli scavi. Tra i manufatti di maggior pregio, il grande tumulo funerario con la sepoltura a inumazione e il preziosissimo corredo in bronzo databile tra IV e inizio III sec. a.C., composto da un torquis, una fibula e un bracciale liscio. Il girocollo, in particolare, è proprio quello ritrovato fortuitamente nel 1968 e da cui presero origini le indagini archeologiche.
Un viaggio nella storia di Aosta
Il viaggio nel tempo, dopo una pausa relax nella sala realizzata ad hoc, risale il corso dei secoli e conduce i visitatori nell’età romana e poi medievale: si possono così conoscere le abitudini quotidiane degli antichi Romani, per poi avvicinarsi al contesto della grande necropoli che ha restituito una quantità impressionante di oggetti, “alcuni dei quali estremamente rari, tra cui unguentari in alabastro, utensili in ambra, un rarissimo abaco in bronzo e un bicchiere in vetro decorato a foglia d’oro con una teoria di Santi”. Gli oggetti di età medievale, tra cui spiccano alcune monete in argento, testimoniano infine la continuità di vita del sito tra epoca repubblicana fino a età moderna.
Marta Santacatterina
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