“Come ai tempi dei romani”: Ercolano riapre al pubblico la sua antica spiaggia
I visitatori possono passeggiare sull'area della spiaggia, la prima all'interno di un parco archeologico, e immergersi nell'atmosfera della città un tempo lambita dal mare. Osservando la tragedia dell'eruzione su trecento vittime
Ercolano rivive, e con lei la sua antica spiaggia. La città di mare, distrutta dall’eruzione vesuviana del 79 d.C., viene ora restituita al pubblico in un’immagine il più possibile vicina a quella originale, al termine di un percorso pluriennale di ricerca, scavo archeologico e interventi di ingegneria e architettura. Oltre all’arricchimento dell’esperienza di visita del Parco, il nuovo assetto dell’antica Herculaneum porterà nel medio termine alla ricongiunzione dell’area archeologica principale con la Villa dei Papiri, disegnando un piano d’azione di ampio respiro.
Il recupero della spiaggia di Herculaneum
Finanziato nel CIS Vesuvio Pompei Napoli (gestito dall’Unità Grande Pompei) e con il supporto del Packard Humanities Institute – grazie al partenariato pubblico-privato Herculaneum Conservation Project – l’intervento va a contrastare il progressivo decadimento che negli ultimi decenni aveva interessato l’area, che era diventata una sorta di acquitrino, con pericoli di allagamento e impatti sulla conservazione del patrimonio. “Questo sito è stato enormemente riqualificato e sta diventando un gioiello. Siamo all’interno di un’area archeologica tra le più importanti del mondo con Pompei, Oplontis ed Ercolano e stiamo lavorando tantissimo anche in termini di risorse“, ha commentato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Che ha anticipato: “Nella legge di bilancio abbiamo stanziato nuove risorse per gli scavi. Inoltre abbiamo previsto che nello Spolettificio di Torre Annunziata dovrà nascere un polo museale e pensiamo che tutto ciò possa rappresentare anche una grande occasione di sviluppo socio-economico per i nostri territori“.
La spiaggia di Ercolano, un luogo unico al mondo
I lavori, che stando al direttore generale dell’Unità Grande Pompei Giovanni Capasso sono parte di un intervento finanziato nel 2021 con tre milioni e mezzo di euro (che si concluderà con il ricongiungimento con la Villa dei Papiri), hanno quindi permesso di restituire al pubblico un sito senza eguali. “L’antica spiaggia è un luogo straordinario e unico al mondo. Per conservarla per il futuro abbiamo ridotto il rischio di continui allagamenti e i pericoli per la stabilità dei fronti di scavo e del fronte a mare della città antica, rivedendolo oggi come gli antichi romani“, ha commentato il direttore del Parco Archeologico Francesco Sirano. “Se giriamo la testa dove un tempo era il mare, diventiamo esploratori moderni dell’immensa coltre di flussi vulcanici che ricoprì la città in poche ore e non possiamo sottrarci dal condividere quasi il senso di totale annientamento della nostra condizione umana di fronte all’evidenza del cataclisma del 79 d.C.“. Un ruolo, in questo, l’hanno soprattutto i “300 disperati cercarono inutilmente di essere salvati grazie ad una vera e propria operazione di protezione civile diretta dall’ammiraglio e insigne studioso romano Plinio il Vecchio“.
Il contributo scientifico del grande progetto di Ercolano
Un progetto che unisce quindi interessi storico-archeologici, topografici e urbanistici ma anche antropologici, grazie al massiccio campione delle vittime rifugiatesi all’interno dei magazzini legati all’approdo: dai loro resti gli studiosi hanno ricavato importanti dati biologici sull’alimentazione e sulle malattie degli antichi ercolanesi, e dai loro averi (come monete, anelli e chiavi di casa) hanno dedotto le loro abitudini. E ancora, si raccolgono nuove informazioni in campo ecologico, geologico ed economico: grazie a indagini recenti sappiamo per esempio che il litorale ha più volte cambiato il proprio livello, alzandosi e abbassandosi nel corso dei secoli, e che il banco di tufo subito sotto alla superficie dell’acqua era in quel momento parzialmente fuori dal mare, motivo per cui il materiale veniva estratto come materiale di costruzione.
Giulia Giaume
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