Agrigento sceglie Il Volo: ma il concerto di Natale (ad agosto) nella Valle dei Templi crea polemica

Ai tre “tenorini” la Sicilia affida l’immagine della Capitale della Cultura 2025. Due concerti, con un tempio greco sullo sfondo, e una serie di clip promozionali. Polemiche sui costi, ma soprattutto un’occasione per riflettere sul valore di simili iniziative e sul dialogo tra antico e contemporaneo

Non è stato esattamente un “capolavoro” il lancio del prossimo evento targato Il Volo – per citare uno dei maggiori successi del trio di giovani tenori pop – ovvero la doppia data siciliana (31 agosto/1 settembre), attesa nella Valle dei Templi di Agrigento. Loro fanno, naturalmente, quel che gli compete: cantare e promuovere la propria musica. Ma qualcosa non torna rispetto al contesto, all’occasione, al modo e al senso generale.
Intanto una nota di colore: all’indomani della diffusione del comunicato stampa è esplosa l’ironia sul web: la scelta di imporre un dress code invernale al pubblico ha dato origine a battute, meme, titoli sarcastici. In estate col cappotto, a favore di telecamere? Proprio così. La nota ufficiale invita i partecipanti ad attenersi alle regole, indossando outfit invernali, “preferibilmente nero o scuro, pantaloni, abiti o gonne lunghe, camicie e capispalla a manica lunga o scialli per le donne“. Poveri loro, viste le temperature ancora altissime, in piena stagione balneare.

Eurovision Song Contest Vienna 2015 - Il Volo (Gianluca Ginoble, Piero Barone, Ignazio Boschetto). Ph. Wikipedia
Eurovision Song Contest Vienna 2015 – Il Volo (Gianluca Ginoble, Piero Barone, Ignazio Boschetto). Via Wikipedia

Il Volo per Agrigento Capitale della Cultura

Quello che sarà registrato nella prima delle due serate agrigentine è infatti il Concerto di Natale in programma su Canale 5 il prossimo 24 dicembre, incentrato su celebri arie e canzoni della tradizione natalizia. E se non si ricorrerà a un cannone spara neve, per una perfetta simulazione meteorologica (ma non è ancora detto!), la scenografia terrà conto del concept, con allestimenti e atmosfere a tema. Altra raccomandazione: rispettare le indicazioni del capoclaque, che come in ogni trasmissione che si rispetti solleciterà gli applausi in platea, secondo scaletta. Buffo, ma comprensibile, se si ragiona nei termini di un live costruito in chiave rigorosamente televisiva. 
L’altro appuntamento, condotto in lingua inglese, sarà trasmesso negli Stati Uniti a partire da fine novembre e nel corso del 2025, tramite la Pbs (Public Broadcasting Service), mentre grazie ad un accordo con un’altra agenzia di distribuzione “potrà essere diffuso sulle reti televisive di molti altri Paesi del mondo: Brasile, Cile, Francia, Germania, Belgio“.
Un bel colpo. Per Il Volo certamente, che potrà esibirsi in un contesto archeologico e paesaggistico straordinario, a costo zero, con il totale sostegno delle istituzioni siciliane. La Sicilia, dal canto suo, si assicura la sua fetta di visibilità, salutando così l’anno che verrà: il 2025 regala ad Agrigento il titolo di “Capitale della Cultura e sul coinvolgimento dei tre “tenorini” si è scelto di puntare.

Giovanni Crupi (1849-1925), Tempio della Concordia, Agrigento
Giovanni Crupi (1849-1925), Tempio della Concordia, Agrigento

La chiusura del sito archeologico

I cantanti Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble, che anche all’estero hanno saputo costruire un buon successo, basato sul marchio evergreen del bel canto italico, tra virtuosismi tenorili e canzonette melodiche, si esibiranno dinanzi al Tempio della Concordia, su un palco a terrazze di 600 posti costruito per l’occasione. Per ragioni di sicurezza e di logistica, le visite all’area archeologica saranno sospese per entrambe le giornate. Pessima notizia per i turisti, giunti nell’agrigentino proprio per visitare le rovine greco-romane, oltre che per godersi sole e mare: “Le agenzie di viaggio sono state informate della sospensione delle visite a pochi giorni dall’evento stesso”, ha dichiarato Anna Maria Ulisse, presidente di Assoviaggi Confesercenti, “quando i pacchetti per l’estate sono chiusi già da mesi. In ballo c’è non solo la credibilità degli operatori turistici ma anche quella della Sicilia come meta di attrazione turistica”.
Una decisione che costerà qualcosina anche agli incassi del Parco, il quale solo nella Valle dei Templi, per i primi 6 mesi del 2024, ha dichiarato 489.122 ingressi, per un ricavo di 3,8 milioni di euro. Se fossero due giorni interi di stop, in alta stagione, non sarebbe un dato ininfluente (facendo un calcolo medio, in proporzione, siamo oltre i 40.000 euro). 

Il Volo nella Valle dei Templi, testimonial di Agrigento Capitale della Cultura 2025
Il Volo nella Valle dei Templi, testimonial di Agrigento Capitale della Cultura 2025

Tutti i costi del concerto de Il Volo ad Agrigento

In ogni caso bruscolini, rispetto alla cifra a cinque zeri che ha reso possibile l’evento. Un finanziamento interamente pubblico, per un progetto a cui le istituzioni siciliane credono moltissimo. Sbirciando le determine si apprende che il costo totale dell’operazione corrisponde a 1 milione e 200mila euro, di cui 200mila come compenso per i tre artisti (ai quali andranno altri 14mila euro per la partecipazione alla conferenza stampa). Si aggiungono spese per musicisti, produzione, regia, service, trucco, parrucco, etc. Il tutto così ripartito: 500mila stanziati dalla Regione, 300mila dal Parco archeologico della Valle dei Templi e il resto stanziato dal governo nazionale, attraverso il ministero del Turismo. Una cifra eccessiva?
Lasciano il tempo che trovano le solite rimostranze di chi chiede di investire in altro, dall’emergenza idrica al risanamento delle strade, dalla gestione dei rifiuti all’obsolescenza di viabilità e trasporti: non è sottraendo risorse alla cultura che si risponde alle falle amministrative, ai disservizi, alle urgenze dei cittadini. Anzi, è acclarato, non c’è deriva sociale e politica che non corrisponda a un vuoto di istruzione, di nutrimento intellettuale, di consapevolezza individuale e collettiva. Sulla cultura poggia le sue basi una società più sana.
Questo in linea di principio. Poi ci sono le scelte, le valutazioni, le politiche culturali messe in campo. Nel caso specifico del concerto di Natale, il budget appare piuttosto alto nel quadro dell’economia generale destinata all’anno agrigentino. Basti pensare che la dotazione del Dipartimento regionale dei Beni culturali per le iniziative collegate ad “Agrigento Capitale della Cultura 2025” corrisponde a 4 milioni di euro. Di questi, 1.300.000 sono investiti nel capitolo Promozione, suddiviso tra 800.000 euro per il “Piano complessivo di comunicazione” (ufficio stampa, realizzazione sito web, pubblicità statica e dinamica, etc.) e i 500.000 riservati solo al concerto de Il Volo. La proporzione parla da sé. 
Il resto servirà a finanziare produzioni culturali di varia natura. Ad esempio, il capitolo “L’arte contemporanea e la rigenerazione urbana e paesaggistica”, con iniziative diffuse tra vari comuni dell’agrigentino, consta di 270mila euro. Investimento importante e sacrosanto, ma che per un territorio vasto e per delle progettualità congrue resta insufficiente (speriamo si sommi ad altri contributi). La rigenerazione urbana, se svolta ad alti livelli e con serietà, quindi nell’ottica di un virtuoso dialogo tra bravi artisti, curatori, architetti, urbanisti, costa parecchio. E una dotazione economica di questo tipo normalmente si destina a una singola, grande mostra istituzionale (sono stati infatti investiti 400mila euro per I tesori di Akragas. Le collezioni del Staatliche Antikensammlungen di Monaco di Baviera, esposizione diffusa tra il Museo Griffo e la Biblioteca Lucchesiana di Agrigento e lo stesso museo bavarese: è la seconda cifra più alta, dopo quella destinata al Volo).

Valle dei Templi, Agrigento. Via Wikipedia
Valle dei Templi, Agrigento. Via Wikipedia

Un ultimo spunto polemico ha tenuto banco in questi giorni. A fronte della totale copertura economica da parte delle Istituzioni (e dunque, indirettamente, di visitatori e contribuenti) la partecipazione al concerto non sarà gratuita: il biglietto ha un costo di 80 euro per ognuna delle date. Soldi che saranno devoluti “per progetti di promozione sociale, selezionati in accordo con le istituzioni agrigentine“. Una ricaduta positiva sul territorio, che però non rispetta l’imprescindibile regola della chiarezza. A cosa serviranno gli incassi? In caso di sold out parliamo di circa 96mila euro. Reinvestiti per cosa, quando, come? Chi versa una quota per beneficenza ha il diritto di sapere prima come verranno investiti i suoi soldi. In due parole: pianificare e comunicare.

Le dichiarazioni istituzionali sul concerto di Natale ad Agrigento

Un concerto da oltre un milione di euro, dunque, ma che per il Presidente della Regione siciliana Renato Schifani li valeva tutti. Così ha dichiarato: “Si tratta di un’occasione straordinaria. Gli artisti che compongono Il Volo rappresentano la grande tradizione canora italiana a livello nazionale e internazionale. Sono tre ragazzi molto amati dal pubblico e molto legati alla Sicilia, anche perché uno di loro è nato a Naro, proprio nell’Agrigentino. Abbiamo apprezzato che, dopo Pompei, Matera e Verona, questi grandi artisti abbiano scelto la nostra Regione e un luogo iconico come la Valle dei Templi per le loro esibizioni che saranno trasmesse a livello mondiale portando a un pubblico vastissimo l’immagine migliore della Sicilia”. Il ragionamento, in termini di promozione commerciale e di visibilità su scala internazionale, non fa una piega. Il trio funziona e si vende bene. Ma con quali contenuti? E di quale immagine si parla?
A ruota il Sindaco di Agrigento, Francesco Micciché: “Invece di fare polemica sarebbe opportuno riconoscere l’altissimo valore culturale dell’evento in programma, che rappresenta un’occasione unica per la promozione turistica della Valle dei Templi, di Agrigento capitale italiana della cultura e dell’intera Sicilia. Un’opportunità che, come già accaduto con eventi simili a Matera nel 2019 e a Gerusalemme nel 2022, si tradurrà in un impatto positivo e duraturo per il turismo e l’economia locale”.
Quell’”altissimo valore culturale”, attribuito al concerto di Natale di una realtà musicale tanto popolare quanto mediocre, appare allora la chiave di tutto, l’unità di misura, insieme alle solite formulette standard in fatto di turismo e di luoghi “iconici” (qualunque cosa voglia dire) da offrire a un consumo spesso forsennato, caotico, inconsapevole. Si impone ancora una volta l’equivoco di una cultura prodotta e concepita secondo le regole del marketing, con un approccio orientato ai numeri facili, al gusto medio, alla seduzione del banale, alla rapidità. Ne fa le spese, in generale, anche il senso della parola “comunicazione”, non di rado ridotta a esercizio mediatico per contenuti acchiappa consensi, quando avrebbe invece un posto strategico nella declinazione contemporanea dei temi museologici e museografici, con il relativo portato etico e scientifico.

francesco lojacono tempio di castore e polluce agrigento Agrigento sceglie Il Volo: ma il concerto di Natale (ad agosto) nella Valle dei Templi crea polemica
Francesco Lojacono, Tempio di Castore e Polluce, Agrigento

Il Volo e gli spot per Agrigento Capitale della Cultura 2025

Ma non si esaurirà qui il coinvolgimento del Volo, individuati da Agrigento come suoi testimonial ufficiali: nei prossimi mesi li vedremo protagonisti di alcuni spot promozionali, girati nella Valle dei Templi e messi in onda su Canale 5. L’immagine di Agrigento Capitale e del patrimonio culturale in Sicilia si lega così a filo doppio al trio di ex bambini prodigio, scoperti in un talent da Antonella Clerici, cresciuti a pane e musica e diventati stelle di un pop liricheggiante di maniera. Al netto dell’indiscusso talento canoro, della preparazione tecnica, della simpatia e dell’impegno professionale, Il Volo resta un prodotto discografico ordinario, a cui corrisponde il mito di una italianità classicheggiante, polverosa, patinata e impomatata, secondo l’almanacco dei più melliflui cliché. Identità musicale che è invece ben altra cosa, pure in fatto di musica leggera. L’eco sbiadita della grande lirica, la tradizione del belcanto, l’invincibile potenza della canzone napoletana e l’impronta del pop più sdolcinato si mescolano nell’immagine fresca e pulita di tre giovani e validi interpreti, baciati da successi sanremesi – vinsero con il brano “Grande Amore” l’edizione del 2015 – e apprezzati anche all’estero dal fruitore medio, appassionato di canzoni-souvenir.
Potevamo aspettarci qualcosa di meglio? Magari investimenti per spettacoli e progetti di ricerca di altissimo profilo, insieme a grandi istituzioni museali, compagnie e fondazioni teatrali, tra volontà di internazionalizzazione e un’idea di identità nazionale meno scontata, a maggior ragione se promossa all’interno di siti archeologici di straordinaria importanza. Ma le regole della pubblicità commerciale sono altre e per vendere l’immagine dell’Isola niente di meglio di un pacchetto natalizio con dentro il mare, i templi greci e le belle canzoni d’una volta, apparecchiati come nella più “iconica” delle cartoline. 

Il tempio della Concordia di Agrigento in un anonimo acquerello d'inizio Ottocento, 66,5x88 cm. Regional Art Museum, Vinnytsia (Ukraine)
Il tempio della Concordia di Agrigento in un anonimo acquerello d’inizio Ottocento. Regional Art Museum, Vinnytsia, Ucraina

La polemica per Il Volo ad Agrigento. Come valorizzare l’antico?

Perché sì, il tempio della Concordia diventa qui l’ennesimo sfondo-cartolina, tra successi discografici e addobbi natalizi, totalmente estraneo all’evento e sfruttato in chiave panoramica. Un fatto innegabile, al di là delle rassicurazioni diffuse a mezzo stampa, secondo cui il monumento “non sarà soltanto uno sfondo, ma si trasformerà in un elemento scenografico centrale, esaltato da un raffinato gioco di luci. Sul palco, oltre ai tre cantanti si esibiranno anche un coro e un’orchestra, creando un’esperienza immersiva che darà nuova vita e visibilità a uno dei luoghi più iconici della Sicilia“.
E sul “raffinato gioco di luci” e la trasformazione in “elemento scenografico centrale” qualche timore viene, visti certi brutti e gratuiti videomapping o dj set commerciali, organizzati a ridosso di templi, teatri, rovine, mentre proliferano eventi di ogni sorta che vedono sì, i beni archeologici, usati come mere, decorative “location”. L’interpretazione – in linea ideale giusta, interessante, auspicabile – dell’antico come luogo aperto a nuove progettualità, ben radicato nel presente, non sempre segue logiche centrate e consapevoli. 
Cosa significa allora valorizzare un bene antico? Il dibattito cresce, tra voci discordanti, mentre ci si interroga sull’opportunità e la natura delle tante iniziative ludiche e artistiche che fioriscono in siti archeologici e musei, magari a beneficio degli incassi, ma spesso in assenza di consulenze scientifiche adeguate e della capacità di orientarsi tra simili, complesse questioni.
Vengono qui in soccorso le parole preziose del grande archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli, riportate in un pamphlet da Daniele Manacorda, Ordinario di Metodologie della ricerca archeologica all’Università Roma Tre: “Occorre far comprendere che le opere d’arte, l’aspetto storico delle nostre città, il loro antico assetto urbanistico, non hanno soltanto un valore estetico, non sono soltanto venerabili per la loro antichità o per il loro valore di documento, non sono soltanto uno spunto a commozioni sentimentali o, volgarmente si suol dire ‘poetiche’ […] ma sono qualche cosa di molto più importante, hanno valori molto più  profondi. Sono le cose che non solo esprimono, ma formano il nostro animo, la nostra personalità, la nostra più intima civiltà, il nostro essere a ogni livello diversi dagli uomini circondati soltanto dalle manifestazioni di una civiltà meccanica ed utilitaria, dentro la cui scorza non si ritrovano che alcuni luoghi comuni e alcune insipide formule di comportamento esteriore. E son queste formule, questi luoghi comuni all’interno di un guscio standardizzato, che hanno come conseguenza non solo la piattezza, il conformismo, la noia, ma anche una interiore insicurezza: l’insicurezza di non sapere quello che siamo e quello che vogliamo, che è il più tragico aspetto dell’alienazione prodotta dalla civiltà moderna, laddove essa non trae sostanza da profonde radici. E quelle radici sono qui, da noi“.
Se allora una finestra sul presente deve aprirsi, nei luoghi che portano traccia di queste radici, essa non può non tener conto di tale sostanza umana, storica, antropologica, tramutandosi in nuova occasione di conoscenza, di ancoraggio, di libertà. Un modo per restituire all’antico la possibilità di illuminare il presente, essendone a sua volta illuminato, tra immagini, storie, simboli, significati riemersi e rigenerati. Il cammino dei popoli e delle civiltà prosegue, sul confine che inevitabilmente connette passato e presente, in direzione del futuro. Così, quel che resta dell’antico, e che con ardore conserviamo e tuteliamo, non è mai cadavere: in questo errore non bisognerebbe incorrere, nel nome dell’intoccabilità. Esso è cosa viva, presente, già fortemente modificata, frammentata, defunzionalizzata, decontestualizzata, suscettibile di ricostruzione e interpretazione, di modifiche e ricomposizioni. Ed in quanto vivo è fragile, felicemente esposto al tempo, alla morte stessa, alla distruzione e al cambiamento: Les statues meurent aussi recitava il titolo di un film del 1953 diretto da Alain Resnais, Chris Marker e Ghislain Cloquet.
Il concetto di cura e di protezione, in quest’ottica, si fa tutt’uno con quello di apertura al nuovo, ma rigorosamente in termini di espansione e di profondità. Dunque di ricerca, nel senso più autentico e luminoso del termine. Prima accortezza: pendersi del tempo ed ascoltare. A parlare sono i luoghi, le cose. Siti, reperti, opere, documenti, monumenti. Purché l’ossessione del fare non azzeri, definitivamente, il senso della lentezza, l’esercizio dell’ascolto, la memoria e il peso dei significati: lo scavo, lo studio, l’emersione, l’interpretazione critica, la ricombinazione. Radici e nuove fioriture, tra conservazione e rottura. Quella del marketing è un’altra storia. 

Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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