Lungo la Via dell’Incenso sulle tracce di antiche civiltà: la Valle di AlUla 

Città fantasma, necropoli mozzafiato, testimonianze di popoli dagli alfabeti dimenticati: le sabbie del deserto arabo nascondono questo e molto altro. Siamo stati nell’Oasi di AlUla per scoprire come l’Arabia Saudita sta riscoprendo e valorizzando la sua storia millenaria

Nel deserto arabo, i contrasti sono costitutivi. La luce non ha sfumature, il sole scolpisce il paesaggio con ombre nette e spigolose. È un luogo in cui la morte pare tanto dominante da celare una vita brulicante, che resiste oggi come migliaia di anni fa. Il nostro viaggio in Arabia Saudita inizia proprio nel cuore del deserto, per la precisione nella Valle di AlUla: una meta che accoglie turisti da tutto il mondo per le sue bellezze paesaggistiche e culturali, e che fonda il proprio futuro – oltre che su avveniristiche architetture come lo specchiante Maraya, progettato dallo studio italiano Gio Forma, o su Wadi AlFann, polo di land art nel deserto – proprio sulla riscoperta delle popolazioni che nel corso dei millenni l’hanno abitata. 

Le Tombe dei Leoni di Dadan. Courtesy of Royal Commission for AlUla
Le Tombe dei Leoni di Dadan. Courtesy of Royal Commission for AlUla

Dadan e la Via dell’Incenso 

AlUla è il nome dell’esteso canyon che ospita un’oasi di eccezionale dimensione e fertilità (nonostante il deserto circostante), tanto oggi quanto ieri: le prime testimonianze umane risalgono al Paleolitico (circa 200mila anni fa). La ricchezza storica e culturale, oltre che naturalistica, è negli ultimi anni oggetto di intensi studi: AlUla conta oggi più di 37mila siti archeologici di differenti dimensioni e periodi archeologici, nei quali sono coinvolte centinaia di archeologi impegnati a far emergere dalla sabbia non solo tombe, reperti e manufatti, ma intere città. È il caso di Dadan, antica capitale dei regni dadanita e lihyanita, susseguitisi nel corso del I millennio a.C. nel controllo della Via dell’Incenso. Il luogo in cui oggi risorgono i resti di templi, edifici e piazze era un tempo un luogo strategico: qui, le strade su cui viaggiava l’incenso proveniente dallo Yemen (insieme a molte altre materie preziose, tra cui spezie, essenze, oro e argento) si diramavano, virando da una parte verso il Mar Rosso e dall’altra verso nord, attraversando il deserto fino al Mar Mediterraneo. Non è difficile, in luoghi come questo, lasciar viaggiare la mente a ritroso nel tempo e immaginare carovane, attività quotidiane e riti. Tra questi, quelli funebri che si concludevano con la sepoltura in tombe scavate nelle vicine pareti di roccia, talvolta protette da altorilievi raffiguranti leoni apotropaici.  

La necropoli di Hegra. Courtesy of Royal Commission for AlUla
La necropoli di Hegra. Courtesy of Royal Commission for AlUla

La suggestiva necropoli di Hegra 

Il controllo della Via dell’Incenso fu una prospettiva allettante anche per i Nabatei, che, poco più a nord di Dadan, fondarono il loro avamposto più meridionale: Hegra. Dell’antica città fondata nel I secolo a.C., oggi rimangono soprattutto le oltre cento tombe familiari, scavate all’interno di monoliti di roccia che emergono dalle sabbie del deserto. Qui la morte è regina: cugina di quella di Petra in Giordania, la necropoli di Hegra sembra una città dell’aldilà, perduta nel tempo e nello spazio. L’importanza di Hegra non si limita alla sua – pur incredibile – suggestione: le iscrizioni, le sepolture e l’architettura (non è difficile notare timpani, triglifi e metope che ne testimoniano la discendenza greca) rivelano importanti indizi circa la cultura, i riti e la politica dei Nabatei. Quest’ultima si esercitava in particolare nel cosiddetto diwan, una sala scavata nella pietra dalla struttura a triclinio, che ad Hegra ha conservato la sua imponenza. Gli scavi archeologici nella necropoli e nella vicina città sono iniziati nel 2002; sei anni più tardi arriva il riconoscimento di patrimonio UNESCO, il primo dei sette oggi presenti in Arabia Saudita.

Le iscrizioni di Wadi AlNaam. Courtesy Royal Commission for AlUla
Le iscrizioni di Wadi AlNaam. Courtesy Royal Commission for AlUla

Le iscrizioni di Wadi AlNaam e Jabal Ikmah 

Chi desidera conoscere il deserto da vicino, senza farsi mancare una buona dose di storia, non può lasciare AlUla senza una escursione a Wadi AlNaam: anche chiamata Valle degli Struzzi, per l’antica presenza di questi uccelli, è un complesso sistema di canyon in cui, spostandosi in parte a piedi e in parte con dune-buggy, è possibile scoprire le stupefacenti conformazioni delle rocce del deserto arabo, i suoi dromedari e, soprattutto, le antiche iscrizioni rupestri, risalenti ai tempi di Dadan. I soggetti prediletti? Centinaia di struzzi dall’aspetto cubista, insieme a tori, figure umane e quelli che sembrano essere tappeti. Altrettanto suggestive, le iscrizioni del sito di Jabal Ikmah, testimonianze dei tanti viaggiatori che, nel corso dei millenni, hanno attraversato la Valle di AlUla. Alfabeti lontani nel tempo e nello spazio si incontrano sulle pareti rocciose del deserto, tracciando una storia di coesistenze impossibili.  

La Città Vecchia e l’Ancient Kingdoms Festival 

Nel cuore dell’oasi, la Città Vecchia di AlUla è un concentrato di architettura e cultura dell’Arabia Saudita, a partire dalla sua prima fioritura nel I Secolo AH (il corrispondente islamico del nostro VIII Secolo d.C.). Nell’aggirarsi tra le mura di fango e gli edifici vuoti che oggi rimangono a testimonianza dell’antico splendore della città, è difficile – da italiani – non pensare di trovarsi in una Pompei delle sabbie: eppure, in quel dedalo tanto intricato e lontano dal nostrano intreccio di cardo e decumano, la vita sta tornando, proprio in un’ottica celebrativa del passato e del presente di questa ricca valle. La Vecchia Città di AlUla è il fulcro dell’Ancient Kingdoms Festival, una manifestazione culturale che coinvolge i maggiori siti disseminati nell’oasi per preservare e divulgare le tradizioni dell’Arabia Nordoccidentale. L’oasi di AlUla, tuttavia, non è la sola a partecipare: fanno altrettanto le vicine Khaybar e Tayma, anch’esse centrali nell’antico commercio dell’incenso. Dopo una vivace edizione del 2023, l’Ancient Kingdoms Festival tornerà dal 7 al 30 novembre 2024. 

Alberto Villa 

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Alberto Villa

Alberto Villa

Nato in provincia di Milano sul finire del 2000, si occupa di critica e curatela d'arte contemporanea. Si laurea in Economia e Management per l'Arte all'Università Bocconi con una tesi sulle produzioni in vetro di Josef Albers e attualmente frequenta…

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