Archeologia all’asta. Intervista al Capo Dipartimento di Pandolfini
Parola a Manfredi Maria Vaccari, capo del dipartimento Archeologia alla Casa d’Aste Pandolfini per scoprire i retroscena del mercato archeologico italiano e per capire cosa significa occuparsi della vendita di antichità
L’archeologia, con il suo fascino irresistibile, continua a catturare l’ammirazione e il desiderio dei collezionisti. Dietro le quinte di questo affascinante mondo, vi è un settore in crescita e in continua evoluzione: quello delle aste archeologiche. Per comprendere meglio le dinamiche di questo mercato, abbiamo intervistato Manfredi Maria Vaccari, giovane capo del dipartimento Archeologia presso la prestigiosa Casa d’Aste Pandolfini.
Intervista a Manfredi Maria Vaccari di Pandolfini
Qual è stato il tuo percorso personale prima di approdare in Pandolfini e quali consigli daresti a coloro che vorrebbero seguire le tue orme?
Prima di collaborare con Pandolfini, ero nel settore della ricerca e della tutela culturale. Nasco infatti come archeologo, mi sono poi specializzato in antropologia fisica, branca che si dedica allo studio dei resti umani. Successivamente, la collaborazione nella gestione museale e la supervisione degli interventi urbanistici per proteggere il patrimonio storico mi hanno permesso di acquisire competenze in management culturale, con il conseguente approdo nel mondo del mercato archeologico. Il consiglio che mi sento di dare per chi ha interesse nell’entrare in questo mondo è quello di crearsi la capacità di instaurare un contatto con il reperto. Cercate di capirne la materia che lo compone, lo stile, documentatevi e visitate mostre per ottenere la giusta dimestichezza con questi oggetti. Il mercato archeologico è pieno di falsi, saperli riconoscere diventa di estrema importanza. Quello delle aste archeologiche è un mondo di nicchia. Dimostrare conoscenza e sensibilità in fase di trattativa diventa fondamentale. Conoscenza storica, del mercato, umiltà e flessibilità, i quattro pilastri per svolgere questo lavoro.
Raccontaci il tuo lavoro, quali sono le sfide connesse a un dipartimento così particolare come quello di archeologia?
Il nostro è uno dei dipartimenti più complessi da gestire, perché la legge, a cui ci atteniamo scrupolosamente, è molto restrittiva in ambito commerciale. Bisogna infatti dimostrare la lecita acquisizione e la liceità del possesso del bene sottoposto a valutazione prima di inserirlo in asta. Tutto ciò, da un lato, porta all’organizzazione di una sola asta l’anno, ma dall’altro si garantisce che il reperto sia commercializzabile. Un altro aspetto su cui non ci si sofferma troppo, a mio parere, è quello relativo alla gestione del cliente. Essendo beni particolari, ognuno ha una sua storia anche in relazione alla detenzione; bisogna sempre avere la giusta empatia per capire l’altro. Ultimo aspetto, è quello legato alla gestione del tempo. Le scadenze sono perentorie in una casa d’aste che si rispetti, quindi bisogna sempre organizzare al meglio ogni passo da fare.
Il mercato dell’archeologia in Italia
Se dovessi fare un’analisi del mercato attuale di beni archeologici in Italia, quali sarebbero le tue considerazioni?
In primis noto che ad annate regolari ci sia un interesse maggiore nei confronti di determinate categorie di beni rispetto ad altre che magari, anche fino all’anno precedente, erano andate molto bene. Oscillazioni fisiologiche, sintomo di una mutata sensibilità negli acquirenti e che ciclicamente si ripropongono. Notiamo poi la presenza di acquirenti particolari che, anticipando future tendenze di mercato, acquistano reperti con poco appeal in quel momento per poi reinserirli in asta quando intuiscono un nuovo trend positivo di questi ultimi. Ci sono però reperti che invece non conoscono crisi.
Per esempio quali?
I marmi, in particolar modo la statuaria e la ritrattistica, insieme alla produzione vascolare figurata romana, greca e magno greca (crateri, oinochoai, kylikes ecc.). Questi rimangono sempre molto apprezzati e non noto oscillazioni di interesse degne di nota, quantomeno sul medio termine. Paradossale, poi, la questione dei reperti archeologici notificati. Questi sono beni considerati di particolare o eccezionale interesse archeologico, ma nonostante l’importante status acquisito – essendo essi sottoposti a tutta una serie di specifici obblighi atti alla loro salvaguardia e valorizzazione a cui il proprietario deve sottostare – un acquirente interessato ne è scoraggiato nel comprarli proprio per questo motivo e così le stime economiche ne risentono, seppur limitatamente, in negativo.
Nonostante la normativa vigente, il bene archeologico rimane un elemento di interesse per i collezionisti? Qual è il vostro target di riferimento?
Possedere un bene archeologico permette di far proprio un pezzo di storia. L’unione tra valore intrinseco ed estrinseco del reperto emoziona sempre e mantiene alta l’attrattività delle antichità nonostante le norme stringenti. Come archeologo, reputo il reperto come la prova tangibile del nostro percorso umano, e salvaguardarlo equivale a salvaguardare la memoria sociale. Questo tipo di commercio va fatto con particolare etica e sensibilità. Come Pandolfini Casa d’Aste, manteniamo standard di offerta elevati, rivolgendoci principalmente al collezionista di alto livello. Tuttavia, la nostra offerta include reperti dal valore economico alla portata di tutti, garantendo sempre un alto standard di qualità. Per questo, troviamo in asta il piccolo/medio collezionista accanto al rappresentante del museo o al grande collezionista internazionale. L’offerta è ampia e per tutti.
Anticipazioni sul settore dell’archeologia
Quali saranno, secondo la tua opinione, gli sviluppi futuri di questo settore, e quali consigli daresti a un collezionista che voglia approcciarsi ai beni archeologici?
Il mercato archeologico è strettamente legato alla legislazione vigente. L’Italia ha un quantitativo estremamente elevato di beni di interesse culturale e questo, automaticamente, necessita di un’adeguata regolamentazione. Attenzione però a non “burocratizzare” troppo gli aspetti più banali e semplici; l’esportazione dei beni archeologici in Italia è già difficile, e ciò relega il collezionismo nostrano ad un livello più nazionale che internazionale. Se a questo ci si dovessero aggiungere particolari restrizioni relativamente al commercio interno, allora si andrebbe a soffocare il tutto. Penso che lo stesso scambio di beni archeologici vada visto come strumento di valorizzazione e tutela, e in questo senso la nostra realtà ne è un esempio: la collaborazione tra noi case d’aste, le soprintendenze e i Nuclei Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri permette di far emergere il sommerso. In questo modo capita che vengano ritrovati beni archeologici smarriti o addirittura rubati. Al collezionista alle prime armi consiglierei, innanzitutto, di documentarsi molto, dopodiché acquistare sempre e solo da soggetti autorizzati e riconosciuti. Attenzione alla vendita tra privati, bisogna sempre assicurarsi che il reperto sia accompagnato da certificazioni che attestino in qualche modo il lecito possesso e la lecita provenienza.
Il 16 ottobre prossimo si terrà la tua asta di archeologia a Firenze, puoi darci qualche anticipazione?
Vasellame, sculture in marmo, bronzi, oreficeria…sarà un’asta particolarmente corposa, in cui verranno messi all’incanto reperti di tipologie, culture ed epoche diverse, dalla preistoria al medioevo. Alcuni tra questi sono di un pregio e di una rarità unica, come i modellini rituali in terracotta associati alla cultura Mergharh (Pakistan), che rappresentano il culto della Dea Madre e della fertilità, datati III millennio a.C., oppure un modellino di imbarcazione egizia integro, in legno dipinto e con tutti gli elementi mobili ancora presenti. Ma il “Top Lot” dell’asta sarà una collezione archeologica composta da reperti di produzione antica e medievale comprendente un grande busto-ritratto in marmo di epoca romana del famoso poeta Menandro. Saranno poi proposte altre collezioni come unico lotto, anch’esse pregiate e importanti, perfette anche per chi si affaccia per la prima volta al collezionismo archeologico e ha intenzione di acquisire i primi pezzi. In linea generale, sarà un’asta che soddisferà ogni genere di richiesta data la vasta scelta disponibile e il range minimo di aggiudicazione. Naturalmente, come da tradizione, i quattro giorni che precederanno l’asta saranno dedicati all’esposizione di tutti i lotti presso la nostra sede fiorentina. Io sarò sempre presente per accogliere potenziali acquirenti o semplici curiosi, e sarò lieto di spiegare e confrontarmi con loro.
Gabriele Passeri
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