A Milano riaprirà la sala del Castello Sforzesco affrescata da Leonardo da Vinci
Approvato in giunta l'ultimo step del travagliatissimo restauro della Sala delle Asse, che nel 2026 riaprirà alle visite i preziosi dipinti murari che ritraggono un pergolato e un paesaggio
Ci sono voluti quasi dieci anni di studio e interventi per compensare quattro secoli di incuria e cattivi restauri, ma ci siamo: sta finalmente per realizzarsi la tanto agognata rinascita della Sala delle Asse al Castello Sforzesco di Milano, quella che vanta dei dipinti murari attribuiti nientemeno che a Leonardo da Vinci. Palazzo Marino ha ora approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica dell’ultima parte del restauro, che andrà a restituire all’opera la sua integrità permettendone la conservazione e la fruizione nel tempo. Ci vorrà giusto il tempo della progettazione esecutiva e dell’aggiudicazione della gara, e poi si potrà partire con il cantiere: l’avvio è previsto per i primi mesi del 2025, con conclusione oltre un anno dopo.
La Sala delle Asse del Castello Sforzesco
Lunga e difficoltosa è la storia della Sala leonardiana del Castello. Era il 21 aprile del 1498 quando il cancelliere ducale Gualtiero da Bascapè informava l’allora signore di Milano, Lodovico il Moro, che Leonardo da Vinci era pronto a decorare la Sala delle Asse (il cui nome ricorda come fosse originariamente foderata di legno): “Magistro Leonardo promette finirla per tutto settembre“. Il risultato sarebbe stato un favoloso pergolato disegnato sulla volta con rami fioriti e intrecciati, con annodata una corda d’oro. E ancora, sulle pareti, radici e rocce, con disegni a carboncino che raffigurano un paesaggio con casette, montagne e alberi. Un patrimonio unico, che sarebbe stato per secoli occultato da una coltre di calce bianca. Solo a fine Ottocento l’allora vicepresidente della Soprintendenza, l’illuminato architetto Luca Beltrami, la riscoprì dando il via a una stagione di restauri. Peccato che questi interventi, svoltisi nel corso del Novecento, non aiutarono affatto ma lasciarono la Sala molto compromessa, al punto da aver intaccato la leggibilità del disegno originale.
Il progetto di restauro e riapertura della leonardesca Sala delle Asse
Lo stato pietoso della Sala ha ispirato a diverse amministrazioni la volontà di intervenire, con tempistiche tra il biblico e il geologico per via della complessità, della delicatezza e dei costi previsti per il recupero. Nel 2006 venne avviata la campagna di studio che portò al cantiere di restauro, allestito nel 2011 (e tecnicamente ancora in corso). L’intera zona del Castello cui appartiene la Sala, la Falconiera, è rimasta interdetta al pubblico fino al 2015, quando è stata riaperta per Expo: allora anche la Sala era stata riaperta alle visite, con conseguente stop dei lavori (e loro ripianificazione) fino al 2020. Siamo finalmente arrivati all’ultimo step, in avvio a inizio dell’anno prossimo, per il quale ci si affiderà al progetto redatto da Michela Palazzo per la Soprintendenza in collaborazione con gli uffici dell’Area Edilizia Culturale e della Direzione Cultura: parliamo di un intervento del valore di un milione e 625mila euro, finanziato in parte dal Comune e in parte da Fondazione Cariplo. “Siamo felici che l’ultima fase di restauro di questa straordinaria testimonianza leonardesca al Castello Sforzesco sia arrivata alla sua fase conclusiva“, ha detto l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi. “La Sala delle Asse potrà dunque essere riaperta definitivamente, dopo anni di studi, saggi e indagini sui muri e sul soffitto, e ammirata da tutti i cittadini e le cittadine e i visitatori che arriveranno a Milano per le Olimpiadi 2026″.
Un nuovo cantiere per la Milano delle Olimpiadi
Questo è infatti un nuovo tassello della Milano che guarda alle Olimpiadi del 2026, tra i molti interventi che (non senza intoppi) stanno preparando la città a fare il suo prossimo salto. Come sottolineato anche dall’assessore alle Risorse finanziarie, Emmanuel Conte, questo progetto procederà “in parallelo ad altri grandi cantieri della cultura come la Beic e il Museo del Novecento, nello spirito di una città capace di valorizzare i tesori del proprio passato mentre si apre al futuro creando nuovi luoghi di bellezza, cultura e arte”. E noi non possiamo che sperare che sia così.
Giulia Giaume
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