Fuori controllo la ristrutturazione del Pergamon Museum di Berlino: tempi e costi colossali
Avviato nel 2013, il cantiere di rilancio del museo che ospita il celebra altare ellenistico ha portato nel 2023 alla chiusura totale dell’edificio, per un progetto che dovrebbe concludersi solo nel 2037. Ora lo Spiegel rivela una situazione più complicata e costi esorbitanti
Chiuso al pubblico da quasi un anno, per il Pergamon Museum sembra prospettarsi un futuro burrascoso. La colossale operazione di ristrutturazione e rilancio del più celebre dei musei riuniti sulla Museuminsel di Berlino (insieme ad Altes Museum, Neues Museum, Alte Nationalgalerie, Bode Museum e alla più recente James-Simon-Galerie) è in realtà in corso da oltre un decennio; e per altri 14 anni – come da piano annunciato già nell’ottobre 2023, prima di chiudere completamente battenti – dovrebbe protrarsi.
Ma ora tempi e costi del cantiere – entrambi sottostimati stando alle rivelazioni del principale quotidiano tedesco, Der Spiegel – rischiano di trasformarsi in una brutta gatta da pelare per il governo tedesco.
La storia del Pergamon Museum di Berlino
Fondato nel 1930, il museo è famoso nel mondo per ospitare l’Altare di Pergamo scoperto nel 1886 nell’odierna Turchia, oltre che l’Altare di Mileto, la Via delle Processioni e la Porta di Ishtar, tra le altre preziose antichità peraltro più volte al centro del dibattito sulle restituzioni che negli ultimi anni sta portando molte istituzioni museali “occidentali” a compensare con il rimpatrio dei beni in questione i “saccheggi” dell’epoca coloniale.
Costruito proprio per ospitare l’altare di età ellenistica acquisito dagli Ottomani alla fine dell’Ottocento, il Pergamon Museum è ospitato in un grande palazzo in stile Stripe-Classicism, diventato nel 1999 patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Il piano di Gerhard Schröder per il rilancio della Museuminsel
Nello stesso anno, l’allora cancelliere Gerhard Schröder annunciava l’intenzione di rilanciare l’Isola dei Musei, coinvolgendo tutti gli edifici museali e prestando particolare attenzione alle criticità del Pergamon Museum, danneggiato durante la Seconda guerra mondiale e soggetto a problemi strutturali dovuti a risalita di umidità, instabilità del suolo dell’isola sulla Sprea e sistemi tecnici obsoleti, ignorati troppo a lungo. Nel complesso, il piano d’intervento ribattezzato Masterplan Museumsinsel Berlin (“per lavori di restauro e costruzione necessari alla creazione di un complesso museale sostenibile e moderno”) fu varato sotto la supervisione di un team di architetti capitanato dallo studio di David Chipperfield.
La ristrutturazione del Pergamon Museum
Così iniziava anche la ristrutturazione del Pergamon Museum, che stando alle prime stime sarebbe dovuta costare 250 milioni di euro, comportando una graduale chiusura delle sale a partire dall’ambiente che ospita l’altare, chiuso al pubblico dal 2014 (per questo, dirimpetto all’edificio storico è ormai operativo da diversi anni lo spazio espositivo temporaneo che ospita lo scenografico Panorama dell’artista viennese di origini iraniane Yadegar Asisi, e alcuni pezzi riallestiti per la durata del cantiere). I costi, però, sono velocemente lievitati e già un anno fa, quando il cantiere è stato esteso a coinvolgere l’intero edificio rendendolo inagibile, la cifra aggiornata si aggirava intorno a un miliardo e mezzo di euro. Un investimento necessario a finanziare non solo la messa in sicurezza e l’ammodernamento del vecchio edificio, ma anche la costruzione di una quarta ala del Pergamon e delle sezioni di collegamento con il Bode e il Neues Museum, e la costruzione del nuovo ponte sul Kupfergraben a nord dell’isola, il cosiddetto Pergamonsteg.
La ristrutturazione del Pergamon Museum. Un progetto fuori controllo?
Oggi – salvo l’orizzonte di una prima parziale riapertura prevista per il 2027, quando dovrebbe tornare visibile l’Altare di Pergamo – lo Spiegel, titolando significativamente “Das Pergamonster”, aggiorna ulteriormente i costi dell’operazione, che potrebbero crescere ancora pesando su una manovra di bilancio già molto difficoltosa in una Germania molto distante dall’immagine solida e stabile mostrata all’Europa negli ultimi decenni. E anche i tempi sembrerebbero allungarsi: prevista inizialmente per il 2037, la riapertura completa potrebbe non concretizzarsi prima del 2043. Un’era geologica nella vita di un museo, per un’operazione accompagnata dal malcontento diffuso (altro che i cinque anni di chiusura del Centre Pompidou di Parigi, pur molto contestati). Ma un’alternativa non sembra praticabile: la ristrutturazione è rallentata da cavità sotterranee dovute alla particolare situazione geologica dell’isola; se non bastasse, rivela ancora lo Spiegel, molte delle ditte coinvolte nel cantiere sono in causa con il museo, e sulla direzione dei lavori grava il braccio di ferro tra l’Ufficio federale preposto alla pianificazione edilizia e la Stiftung Preußischer Kulturbesitz, fondazione culturale chiamata a supervisionare il piano (e a quanto pare insoddisfatta).
Solo quando finalmente terminerà il cantiere si potrà procedere con il restauro dell’Alte Museum, come da piano di intervento iniziale. Già, ma quando? E a che prezzo?
Livia Montagnoli
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