Alla Pinacoteca di Brera c’è una pittrice del Rinascimento e una sola
L’autoritratto di Sofonisba Anguissola è l’unica opera firmata da mano femminile tra le collezioni rinascimentali di Brera. Ecco chi era e perché va ricordata
Tra tutte le opere rinascimentali in mostra nelle prime sale della Pinacoteca di Brera, c’è ne è soltanto una che riporta la firma di una donna. Si tratta di un piccolo dipinto di Sofonisba Anguissola (Cremona, 1535 – Palermo, 1625), pittrice cremonese vissuta tra Cinquecento e Seicento. Una delle poche citate nelle Vite di Giorgio Vasari, le sue doti furono lodate da Michelangelo Buonarroti ispirò persino un quadro di Caravaggio. Un personaggio di talento, dunque, che ti invitiamo a scoprire a partire dall’unica sua tela braidense: il suo Autoritratto.
Chi era la pittrice Sofonisba Anguissola
La formazione
Prima di approfondire l’Autoritratto, è utile richiamare un breve profilo della sua autrice… nonché soggetto stesso dell’opera. Sofonisba Anguissola fu una pittrice cremonese di origini aristocratiche, che ebbe la fortuna di nascere in una famiglia molto ben disposta a coltivare il talento artistico delle proprie figlie. Il padre – Amilcare Anguissola – era un grande appassionato di arte. Vedendo le precoci doti di una delle sorelle, Sofonisba appunto, si attivò per mandarla presso le botteghe di due importanti pittori lombardi dell’epoca: Bernardino Campi e Bernardino Gatti detto il Sojaro.
Il commento di Michelangelo
Un aneddoto curioso sulla giovinezza della pittrice – che ci riporta il Vasari nelle Vite – riguarda il celebre Michelangelo. Pare infatti che il padre Amilcare avesse scritto all’artista chiedendogli alcuni disegni per fare da esempio alla figlia. Non solo: doveva poi avergli mandato da vedere qualche creazione della giovane pittrice, che lo avevano assai colpito per il talento. Per spronarla a tentare qualche soggetto più complesso, Michelangelo le aveva poi suggerito di disegnare qualcuno che piangeva o gridava di dolore. Detto, fatto: Sofonisba Anguissola aveva allora ritratto il suo fratellino Asdrubale, mentre strillava dopo essere stato morso da un gambero. Fu un disegno di ottima riuscita, tanto da diventare fonte diretta di ispirazione per il Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio.
La chiamata alla Corte del Re di Spagna
Riconosciuto il talento della giovane pittrice – la cui fama si era presto diffusa in Italia e persino in Europa – numerosi aristocratici del tempo si fecero avanti, chiamandola a corte perché ne realizzasse i ritratti. Prima i Gonzaga – di cui si ricordano le effigi della Duchessa Margherita e della nuora Elena – poi gli Estensi di Ferrara e i Farnese.
Finché, nel 1559, il Duca d’Alba convinse il re di Spagna Filippo II a chiamare Sofonisba Anguissola a Madrid,perché desse lezioni di pittura all’Infanta Elisabetta II. Lì restò per qualche anno, eseguendo i ritratti della famiglia reale. Ed è proprio in quegli anni che è verosimile collocare il dipinto della Pinacoteca di Brera.
I ritratti di Sofonisba Anguissola ispirati a Leonardo da Vinci
Rimanendo sulla fase iniziale della lunga carriera pittorica di Sofonisba (per approfondire la sua biografia completa ti suggeriamo questo articolo), molto importanti furono i ritratti. Genere artistico tradizionalmente praticato dalle donne, al pari delle nature morte. Anche lei dunque si inserì in questo filone, raggiungendo però risultati grandiosi, direttamente ispirati agli studi di Leonardo da Vinci sui cosiddetti moti dell’animo.
I moti dell’animo nei ritratti
La capacità ritrattistica di Sofonisba si esprime a pieno nel rappresentare la psicologia interiore dei soggetti. Attento è lo studio e l’analisi dei moti dell’animo, che tengono conto dell’umanità della persona al di là del volto.
La modernità delle sue opere si può dunque riscontrare nell’essere stata la seconda – appena dopo il grande Leonardo – a lavorare sulle emozioni, riproducendone la complessità nei ritratti.
I ritratti di Sofonisba Anguissola
L’opera di Brera si inserisce nella ricca serie di ritratti e autoritratti realizzati agli esordi della carriera, poco dopo aver lasciato le botteghe lombarde, e fino all’inizio del soggiorno presso la Corte del Re di Spagna. Di quello stesso periodo si ricordano l’effigie della sorella Elena Anguissola – appena diventata monaca – e il capolavoro del Ritratto della famiglia Anguissola. Una grande tela, quest’ultima, che ne riunisce i membri, immortalati in abiti ricchi e sfarzosi. Ancora, vale la pena di citare l’Autoritratto al cavalletto, quale celebre lavoro della pittrice, dal secondo significato sacro e devozionale.
L’Autoritratto di Sofonisba Anguissola alla Pinacoteca di Brera
E veniamo al dunque: a quell’unica opera braidense che testimonia l’attività artistica femminile del Rinascimento. Si tratta di un quadretto piuttosto piccolo, esposto nella Galleria dei ritratti assieme ai lavori di Tiziano, Lorenzo Lotto e Giovan Battista Moroni. Una posizione di tutto rispetto, che eleva Sofonisba Anguissola accanto ai maggiori ritrattisti attivi nel Nord Italia tra Quattro e Cinquecento.
La datazione lo colloca tra il 1560 e il 1561: il periodo in cui la pittrice iniziava a lavorare al servizio della corte spagnola. Si nota una pennellata molto fine, con grande attenzione ai dettagli che testimoniano probabilmente lo studio attento della pittura fiamminga. La resa di tre quarti e il risalto dato al volto che contrasta con lo sfondo scuro avvicinano Sofonisba Anguissola a quella tradizione artistica che culminerà poi con Caravaggio.
Emma Sedini
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