Il restauro in diretta della Dama del Pollaiolo al Poldi Pezzoli di Milano
A ottobre 2024 è iniziato l'innovativo progetto della casa museo milanese, che tra Tac e tecniche all'avanguardia rimetterà a nuovo il celebre ritratto quattrocentesco
Un intervento conservativo “dal vivo” del simbolo della Casa Museo Poldi Pezzoli di Milano: è iniziata a ottobre, con TAC e tecniche all’avanguardia, la remise en forme del celebre Ritratto di giovane donna, capolavoro del Quattrocento di Piero del Pollaiolo.
Un’opera iconica del Pollaiolo a Milano
Questo celebre dipinto – olio e tempera su tavola, della Collezione Gian Giacomo Poldi Pezzoli, databile 1470 circa – ritrae una giovane dama che si staglia su un cielo solcato da nubi. Colpisce la perfezione dei dettagli, dai capelli, nella complessa acconciatura arricchita dal frenello e dal filo di perle che scende sulla fronte, alla collana con il pendente e il rubino, alla sontuosa manica in velluto con decorazioni floreali, tutti dettagli che indicano la sua origine aristocratica. Il volto è mostrato di profilo, secondo la ritrattistica antica e per motivi di decoro, per evitare che il suo sguardo intercetti quello dell’osservatore. L’identità della giovane è ignota, ma si ritiene si tratti di una dama fiorentina andata in sposa a Giovanni II da Barbiano, conte di Cunio (in Romagna), presso la cui famiglia il dipinto rimase fino al 1814. L’opera potrebbe essere stata realizzata nell’imminenza delle nozze.
Il dipinto è il più famoso di una serie di ritratti femminili eseguiti nell’arco di quindici anni da Piero del Pollaiolo (Firenze 1443 – Roma 1496), considerato dai contemporanei uno dei maggiori pittori di Firenze, al pari di Botticelli e del Ghirlandaio. Gian Giacomo Poldi Pezzoli acquistò il dipinto intorno al 1870, come opera di Piero della Francesca, mentre dell’attribuzione al Pollaiolo s’iniziò a discutere dagli inizi del XX Secolo. Questo dipinto, celebre per l’alta qualità stilistica e tecnica e per il suo innegabile fascino, è annoverato tra i più bei ritratti del Quattrocento italiano.
Gli interventi alla Dama del Pollaiolo
Dal suo ingresso nella Collezione, l’opera ha subito due interventi di restauro: il primo da Luigi Cavenaghi, entro il 1881, con l’integrazione pittorica di alcune lacune e il secondo da Mauro Pelliccioli nel 1951. A quest’ultimo si attribuisce l’inserimento di due traverse sul retro della tavola, allo scopo di costringerla alla planarità, allora considerata la forma esteticamente migliore.
Già da qualche anno si era cominciato a pensare di intervenire sull’opera, per l’ingiallimento delle vernici stese nei restauri e per le crepe formatesi sul volto, a causa della compressione delle traverse: si è così deciso di sottoporre il dipinto ad un’approfondita campagna di indagini diagnostiche,per definire l’intervento conservativo da effettuare (con il supporto della Fondazione Bracco e a cura di un team di scienziati delle Università degli Studi di Milano e spin off IUSS-Pavia DeepTrace Technologies, in collaborazione con il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, coordinati dalla professoressa Isabella Castiglioni). Le tecnologie di diagnostica per immagine, note per le applicazioni in medicina, permettono infatti di studiare in modo non invasivo le opere d’arte, riconoscendo i materiali e le tecniche utilizzate nei diversi strati dell’esecuzione.
Per i restauratori, Carlotta Beccaria e Roberto Buda, le indagini erano indispensabili per valutare lo stato di salute degli strati pittorici e del supporto ligneo e quindi progettare l’intervento: la compressione dovuta all’intervento del 1951, per esempio, ha creato una deformazione del supporto ligneo e una tensione che si è trasferita agli strati pittorici, con il rischio di spaccature, sollevamenti e distacchi. La fenditura che attraversa il volto della fanciulla è un evidente punto di rischio.
L’intervento conservativo al Museo Poldi Pezzoli di Milano
Le moderne tecniche di conservazione e restauro favoriscono un intervento minimo, che assecondi la naturale tendenza del legno a reagire ai cambiamenti ambientali. Nella fase di analisi sono state anche verificate le indagini eseguite sulla tavola nel 2004 e nel 2014, che sono state comparate con quelle realizzate sulle altre Dame del Pollaiolo, conservate presso il Metropolitan, la Gemäldegalerie e le Gallerie degli Uffizi. Questo confronto sarà molto utile anche durante il restauro, reso possibile anche grazie al sostegno del Diözesanmuseum Freising-Monaco di Baviera, per l’analisi dei pigmenti e del disegno preparatorio.
“Un intervento conservativo dal vivo”, dichiara Alessandra Quarto, direttrice del Museo, “offre la possibilità di far conoscere le operazioni in atto, rispondere alle curiosità dei visitatori e illustrare le fasi, che vanno dalla diagnostica preliminare all’intervento vero e proprio, sottolineando il rapporto esistente tra tecnica pittorica, ovvero la consistenza fisica dell’opera, e la sua conservazione. Con questo intervento miglioriamo la conservazione del nostro capolavoro e attiviamo un processo di prevenzione necessario”.
Una serie di attività di approfondimento, tra incontri con studiosi, visite guidate, laboratori per famiglie e percorsi per giovani e pubblici fragili, accompagneranno questo intervento e mirano a far meglio comprendere il valore della ricerca ai fini della conoscenza e della cura del patrimonio artistico. “Arte e scienza sono un binomio vincente”, commenta Diana Bracco, presidente della Fondazione Bracco. “Noi ci crediamo da sempre e da anni con la nostra Fondazione mettiamo a disposizione per l’analisi e il restauro del patrimonio culturale italiano le competenze del Gruppo Bracco nell’imaging diagnostico. Ho assistito personalmente alla TAC preliminare sull’opera del Pollaiolo, svolta nel nostro Centro Diagnostico Italiano, e ho trovato la procedura molto emozionante: utilizzare una tecnica diagnostica all’avanguardia su una ‘giovane donna’ del Quattrocento produce un effetto di grande meraviglia, sembra quasi una macchina del tempo che permette a due punti lontanissimi di incontrarsi”.
Giulia Bianco
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