L’Adorazione dei Magi di Botticelli arriva a Milano. La storia e i segreti nascosti dell’opera
Con l’occasione della mostra natalizia al Museo Diocesano, riscopriamo la storia di uno dei capolavori giovanili di Botticelli, che nasconde moltissimi significati e simboli legati alla Firenze medicea dell’epoca. Ecco tutti i dettagli
Tra i tesori dell’arte rinascimentale di Sandro Botticelli (Firenze, 1445-1510) conservati alle Gallerie degli Uffizi, c’è anche l’Adorazione dei Magi. Un’opera di soggetto religioso, che nasconde però numerosi riferimenti alla Firenze dei Medici e ai suoi Signori, diventandone una vera e propria celebrazione. Meno conosciuta della Primavera e della Nascita di Venere, ma di pari fascino, vista la ricchezza di dettagli e l’idea di “Pax filosofica” che rappresenta nella sua simbologia.
La stagione natalizia milanese 2024 offre un’occasione speciale per ammirarla fuori dalle mura del Museo a cui appartiene. Con la XVI Edizione del Capolavoro per Milano, infatti, il Museo Diocesano la rende protagonista del suo focus espositivo annuale, creando il pretesto perfetto per approfondirne l la storia e la simbologia nascosta. Ecco dunque tutto quello che c’è da sapere sull’Adorazione dei Magi di Botticelli e sul suo significato storico-artistico.
L’Adorazione dei Magi di Botticelli – La storia dell’opera
L’Adorazione dei Magi, dipinta nel 1475, si colloca nel periodo di produzione giovanile di Botticelli, che allora aveva circa trent’anni. Una data importante, il 1475, nella storia fiorentina. È allora che nacquero Giovanni di Lorenzo de’ Medici – futuro papa Leone X – Michelangelo Buonarroti e Beatrice d’Este. Ultimo fatto storico da menzionare, la devozione della famiglia medicea per la tradizionale rievocazione del viaggio dei Magi in direzione di Betlemme, celebrata ogni anno il 6 gennaio, con una grande parata in costume. Evento, questo, che se da un lato era di matrice religiosa, dall’altro diveniva occasione di sfoggio delle ricchezze e del prestigio del casato fiorentino, che ne era anche finanziatore.
A commissionare l’opera in questione non furono però i Medici, bensì il ricco e ambizioso uomo d’affari Gasparre di Zanobi da Lama. Il tema scelto dell’Adorazione dei Magi si rifà in parte al suo nome, Gasparre, come uno dei tre re, ma anche al suo desiderio di onorare i Signori fiorentini, noti per il loro sostegno alla Compagnia dei Magi, che aveva sede a San Marco, a Firenze.
Il dipinto era in origine destinato alla Cappella dell’Epifania – futuro luogo di sepoltura della famiglia del committente – in Santa Maria Novella. Si trattava dunque di un lavoro che sarebbe poi andato “in dono” alla Chiesa, rimarcando la sua valenza di opera buona e caritatevole. Come spesso accadeva per chi, come Gasparre da Lama, era banchiere di professione, si vedeva necessario espiare il suo peccato lavorativo – chi aveva a che fare con i prestiti di denaro era visto come usuraio – con una donazione al clero. Questa spesso si traduceva in commissioni artistiche, che soddisfacevano l’esigenza di purificazione dalle colpe e diventavano anche mezzo per mettersi in luce come mecenate.
Botticelli fu scelto come destinatario dell’incarico, quale pittore operativo nella Firenze degli Anni ‘70, nonché “vicino di casa” di Zanobi da Lama. È Giorgio Vasari a suggerire come, negli anni delle sue prime produzioni, molte fossero state realizzate proprio per signori che abitavano nei dintorni della sua bottega.
L’Adorazione dei Magi in mostra al Museo Diocesano di Milano: l’opera
In termini meramente descrittivi, il soggetto è la tipica Adorazione dei tre Magi che provengono da Oriente, accompagnati da un corteo di nobiluomini in costumi rinascimentali.
È dunque un’immagine senza tempo, che anzi trascende il tempo, sottolineando come la nascita di Cristo sia un evento che si ripete nel corso dei secoli.
La Sacra Famiglia e la capanna nel Capriccio settecentesco
La Sacra Famiglia è accolta in quello che – più che una capanna vera propria – è un riparo ricavato da un edificio diroccato. Da notare il tetto, retto da un albero di quercia: pianta simbolo di forza, nobiltà e che evoca l’albero della vita, quale legame tra divino e umano. Subito cade l’occhio sulle poche provviste da viaggio poggiate accanto a loro, che già alludono – insieme all’immagine di Giuseppe assopito, che sogna il consiglio dell’Angelo di fuggire in Egitto – alla Fuga raccontata nel Vangelo. Si tratta nel dettaglio di una borraccia di olio(simbolo del potere taumaturgico di Cristo), di un sacco di farina, “pane eucaristico”, e di un contenitore di sale, che rimarca la sapienza divina.
Ai lati della capanna, si scorge a sinistra un tempio diroccato, di epoca ben diversa, classica e antica. Rappresenta il Paganesimo, superato dal Cristianesimo con la venuta di Cristo. Dall’altra parte si scorge un fazzoletto di paesaggio di campagna, dolce e tipico rinascimentale. Questa commistione di epoche crea una sorta di Capriccio settecentesco: immagine della Natività che si ripete, epoca dopo epoca. A completare la simbologia della capanna, un curioso pavone, appollaiato sulla destra. Visto che si credeva anticamente che le sue carni non marcissero mai, esprime l’immortalità Gesù, prefigurando già la sua Passione.
La famiglia de’Medici nel corteo dei Magi
Il valore simbolico dell’Adorazione dei Magi di Botticelli si esprime al massimo nei tre re d’Oriente, di altrettante provenienze geografiche, a suggerire l’universalità del Mistero natalizio. È una geniale allegoria della corte dei Medici, accompagnata da ulteriori personaggi di spicco della città.
Ad essere immortalati sono innanzitutto tre membri della famiglia, già defunti nell’anno della realizzazione del dipinto. Cosimo de’Medici è identificato nell’anziano Magio che sfiora il piede di Gesù attraverso un panno. Un gesto simbolico di estremo riguardo, riconducibile all’antica tradizione bizantina di porgere all’Imperatore i doni avvolti in modo tale da non toccarli direttamente. Ci sono poi i suoi due figli: Piero il Gottoso, col mantello rosso di ermellino, e Giovanni, vestito di bianco. Uno deceduto nel ‘69 e l’altro nel ‘63.
Ma non è finita qui: ci sono altri due membri del casato nascosti nella folla. Il giovane Lorenzo il Magnifico, riconoscibile dal caschetto di capelli corvini, e il fratello Giuliano, che indossa un abito corto nero e rosso, bordato di oro.
I Fiorentini del Rinascimento nel corteo di Botticelli
Se fossimo vissuti nel Rinascimento, probabilmente saremmo riusciti a identificare ogni singolo personaggio raffigurato da Botticelli nel suo dipinto. L’assenza di informazioni o commenti specifici ci impedisce oggi di capire a fondo tutti i riferimenti, ma qualche ultima curiosità c’è ancora da raccontare. Molti studiosi si sono infatti arrovellati nel cercare di collegare i volti del corteo a uomini rilevanti dell’epoca. Tra questi c’è senz’altro il pittore stesso, che i più vedono riflesso nel giovane biondo dalla veste arancio, in primo piano a destra. Questi guarda negli occhi l’osservatore, come è vero anche per il possibile committente, Gasparre da Lama, coi capelli canuti, in piedi poco più a sinistra. Vicino a lui ci potrebbero essere anche alcuni alleati dei Medici: Filippo Strozzi, Lorenzo Tornabuoni, e Giovanni Argiropulo, barbuto letterato greco.
Dall’altro lato del corteo, accanto al cavaliere, ci sarebbero infine due letterati della cerchia neoplatonica: Giovanni Pico della Mirandola e Agnolo Poliziano.
Emma Sedini
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