A Pompei una ricerca sul DNA cambia la storia della città: scoperte sorprendenti sulla vita dei pompeiani

Ad oltre due secoli dalla scoperta di Pompei, le analisi scientifiche sul DNA degli antichi abitanti rivelano informazioni inedite, mettendo in discussione le interpretazioni tradizionali

Nel 79 d.C., l’eruzione del Vesuvio seppellì Pompei e i suoi abitanti, conservando i loro corpi sotto un deposito di lapilli e cenere. Quasi due millenni dopo, una ricerca condotta dall’Università di Firenze, Harvard e il Max Planck Institute di Lipsia, in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei, ha rivelato informazioni inedite sui pompeiani grazie all’analisi del DNA estratto dai calchi in gesso. I risultati, pubblicati su Current Biology, offrono una nuova visione delle identità, delle relazioni e delle origini genetiche dei pompeiani, mettendo in discussione interpretazioni tradizionali.

Rivelazioni genetiche sui resti di Pompei rivelano nuove verità

L’analisi genetica dei resti intrappolati nei calchi, ottenuti colando gesso nei vuoti lasciati dai corpi, ha permesso di identificare sesso e legami familiari di 14 individui. I risultati contraddicono molte supposizioni precedenti, basate sull’aspetto fisico e sul posizionamento dei calchi. “I dati scientifici che forniamo non sempre sono in linea con le ipotesi comuni”, ha spiegato David Reich di Harvard. Ad esempio, una coppia ritenuta di donne, in realtà include un uomo. Gli individui nella Casa del Bracciale d’Oro, interpretati come genitori e figli, non risultano uniti da legami biologici.

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Calco n. 25 da Villa dei Misteri, data di creazione 1929. Per gentile concessione del Parco archeologico di Pompei

La cosmopolita popolazione di pompei

Oltre a queste scoperte, lo studio ha messo in luce la diversità genetica della popolazione. I pompeiani presentavano tratti genetici riconducibili a persone provenienti dal Mediterraneo orientale, confermando il carattere cosmopolita di Pompei e dell’Impero Romano in generale.

Implicazioni per la ricerca archeologica

Secondo David Caramelli, docente di Antropologia all’Università di Firenze, questi risultati dimostrano come il DNA antico possa sfidare interpretazioni basate solo sull’archeologia visiva. Alissa Mittnik, del Max Planck di Lipsia ha aggiunto che queste scoperte “evidenziano l’importanza di integrare i dati genetici con le informazioni archeologiche e storiche per evitare interpretazioni errate basate su ipotesi moderne”. “Anche alla luce della possibilità che in passato“, ha affermato Caramelli “lo sfruttamento dei calchi come veicoli per la narrazione abbia portato alla manipolazione del loro posizionamento”. Del resto, la scienza del restauro modernamente intesa è nata soltanto con Cesare Brandi nel Secolo scorso, dunque è probabile che sensibilità diverse siano intervenute non solo trafugando beni ma anche modificando i resti. Come ha sottolineato Caramelli: “I dati genetici, insieme ad altri approcci bioarcheologici, offrono l’opportunità di approfondire la nostra comprensione delle vite e dei comportamenti delle persone che furono vittime dell’eruzione del Vesuvio”.

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Calchi n.21 e 22 da Casa del Criptoportico, data di creazione 1914. Per gentile concessione del Parco archeologico di Pompei

Pompei: un laboratorio di innovazione archeologica

Il Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, ha precisato come le analisi del DNA antico facciano ormai parte del protocollo di ricerca, insieme a studi isotopici, diagnostici e geologici. “Pompei si trasforma in un laboratorio per la creazione di nuove metodologie“, offrendo una prospettiva inedita sugli antichi ritrovamenti. “In quest’ottica”, ha proseguito “lo studio sul DNA si configura come  un tassello di un  ribaltamento di prospettiva, in cui il sito stesso si pone al servizio dell’archeologia e della ricerca.” Le recenti scoperte, oltre ad approfondire la conoscenza di Pompei, dimostrano come la genetica possa rivoluzionare la comprensione delle antiche società.

E dopo un’estate da record a Pompei si lavora per un turismo slow, sostenibile e diffuso

Inoltre, dopo un‘estate da record che ha visto accedere agli scavi oltre 4 milioni di visitatori, il direttore ha affermato: “Stiamo lavorando a una serie di progetti per attenuare la pressione antropica sul sitoPuntiamo su un turismo slow, sostenibile e diffuso su tutto il territorio”. Così, dal 15 novembre i biglietti agli Scavi di Pompei saranno personalizzati, con un limite giornaliero di 20mila ingressi e l’introduzione di fasce orarie nel periodo estivo. “L’esperienza” ha concluso Zuchtriegel “mostra che solo chi punta sulla qualità cresce in maniera sostenibile e noi puntiamo su questo, cercando al tempo stesso di aiutare il territorio e gli operatori del settore”.

Ludovica Palmieri

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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