Gli Horrea Piperataria al Foro Romano. Aprono al pubblico i magazzini delle spezie della Roma imperiale

Rinvenuti sotto la Basilica di Massenzio, sulle pendici sud-ovest della Velia, i magazzini voluti da Domiziano sono stati oggetto di uno scavo di restauro e valorizzazione condotto dal Parco Archeologico del Colosseo con la Sapienza. Ora aprono con un percorso inedito

Nei primi giorni di dicembre, un convegno internazionale ospitato presso la Curia Iulia, nel Foro Romano, ha fatto il punto sul ruolo degli horrea – gli edifici deputati a immagazzinare beni – nel mondo romano.

Il ruolo degli horrea nel mondo romano

Un incontro programmato per affrontare una revisione critica delle conoscenze sulle forme, le pratiche e ai luoghi di stoccaggio, trasformazione e distribuzione delle merci, a Roma, in Italia e nel Mediterraneo, in età imperiale romana. Iniziativa in realtà funzionale ad anticipare e accompagnare con il dovuto sostegno della ricerca scientifica la conclusione del restauro e del progetto di valorizzazione degli Horrea Piperataria, sempre al Foro Romano, scavati nell’ambito del Progetto Velia – Grandi Scavi Sapienza.
Il progetto, nato nel 2019 dalla sinergia tra il Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza e il Parco Archeologico del Colosseo, mirava alla ricostruzione storico-topografica dell’antico quartiere della Velia (collina posta tra Esquilino e Palatino) con particolare riferimento al contesto urbanistico, storico e architettonico connesso al sito, alla architettura e alle funzioni degli Horrea Piperataria, grande complesso di magazzini imperiali “delle spezie egizie e arabe”, come citati da Plinio e da Cassio Dione.

La storia degli Horrea Piperataria di Domiziano

Menzionati in un passo del Cronografo del 354 d.C. come una grandiosa opera pubblica realizzata da Domiziano sul luogo dove poi sorse la Basilica di Massenzio, alle pendici sud-ovest della Velia, gli Horrea Piperataria furono per la prima volta rinvenuti durante gli scavi di fine Ottocento condotti da Rodolfo Lanciani, ma la scoperta si concretizzò solo nel 1915, con Maria Barosso. Sfruttando il taglio operato da Nerone per alloggiare un grande porticato aperto sulla via Sacra, gli Horrea di Domiziano conservarono l’originario dislivello a tre gradoni, articolandosi in cortili scoperti, provvisti di vasche funzionali e pozzi di deflusso, che consentivano accesso e illuminazione a piccoli ambienti di stoccaggio delle spezie, poi corredati nel II secolo d.C. da serbatoi. Scavi del 1989 hanno inoltre portato alla luce una strada basolata che consentiva di accedere all’edificio dalle Carinae. Distrutti durante l’incendio commodiano, insieme al vicino Templum Pacis, gli Horrea furono ricostruiti sotto i Severi (anche la Forma Urbis severiana ne segnala l’esistenza) e abbandonati definitivamente dopo il successivo grande incendio del 238 d.C. Tra le testimonianze relative al sito, prezioso è anche lo scritto in cui Galeno di Pergamo, medico personale di Marco Aurelio, Commodo e Settimio Severo, riferisce di aver affittato negli Horrea uno spazio (la sua apotheca) per conservare libri, preparati farmacologici e altri oggetti preziosi. 

Horrea Piperataria, nuovo percorso di visita. Photo Simona Murrone, Parco archeologico del Colosseo
Horrea Piperataria, nuovo percorso di visita. Photo Simona Murrone, Parco archeologico del Colosseo

Gli Horrea Piperataria aprono per la prima volta al pubblico

A partire dal 21 dicembre, i magazzini usati in epoca imperiale per stoccare spezie provenienti da Egitto, Arabia e India saranno per la prima volta visitabili grazie a un nuovo ingresso posto proprio sull’antico vicolo delle Carinae, completamente risistemato e accessibile anche a persone diversamente abili, dotato di una nuova pannellistica e percorribile dal Foro Romano fino all’affaccio sul Tempio della Pace. Il nuovo allestimento, che presenta i risultati delle indagini scientifiche condotte dal PArCo con l’Università La Sapienza, propone un percorso stratigrafico di riscoperta degli horrea e sfrutta come trait d’union una passerella sospesa in vetro, che si sovrappone allo scavo archeologico per permetterne una lettura chiara e completa. Alla comprensione degli scavi contribuiscono proiezioni immersive multimediali. Si accede al percorso con biglietto Forum Pass SUPER: la visita guidata, per un numero massimo di 10 persone, dure 75 minuti, di cui 30 in scavo e 45 per assistere alla proiezione multimediale.

Livia Montagnoli

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